“Rète a ogne pacce stè nu puaise”, il dialetto per dare dignità agli ultimi

08 10 voci centro studiNOCI (Bari) - Ridare dignità sociale agli ultimi, agli emarginati, a chi soffre in silenzio una condizione disagiata. È il messaggio lanciato dal Centro Studi del Dialetto Nocese che sabato sera ha portato in scena “Rète a ogne pacce stè nu puaise”. Dalle pietre di Largo Torre le voci di Francesco Galassi, Pietro Gigante e Caterina Quarato hanno riverberato i versi scritti in dialetto nocese da Mario Gabriele, Giovanni Laera, Domenico Forti, gli stessi autori Gigante e Galassi, con l’unico scopo di riabbracciare quei nocesi esclusi facendoli reintegrare nella comunità.

08 10 Liuzzi SgobbaAttraverso i racconti poetici del gruppo di letterati sono venuti alla luce spaccati di vita difficilmente rappresentabili , storie di uomini e donne che hanno tramutato la propria sofferenza in qualcos’altro. Vengon fuori allora i tratti di alcuni “personaggi pittoreschi” che sono al contempo simbolo e storia di quella stessa comunità che gli esclude, che li evita. La prostituta, il malato, il suicida, l’omosessuale, non sono altro che la trasposizione poetica di personaggi esistenti o realmente esistiti. Alle voci narranti si sono intrecciate le musiche del folksinger della murgia Enantino (di cui ad oggi si ignora la reale identità) intrepretate magistralmente da Giuseppe Liuzzi e Francesco Sgobba Palazzi. Pezzi ormai storici come “L'amiche mi è recchiòne” e “Puttuène de na massère”, si sono incastonati perfettamente nel percorso letterario seguito dai poeti locali. La splendida cornice di pubblico che ha affollato Largo Torre ha sottolineato l’importanza culturale dell’evento dimostrando quanto i nocesi siano attenti e sensibili a certe tematiche.

«Stasére ne sime spartute u suénne (trad. Stasera abbiamo condiviso un sogno)» è stato il commento a caldo di Mario Gabirele, portavoce del Centro Studi sul Dialetto Nocese. «Lo scopo della serata era omaggiare persone che per anni hanno portato dentro di sé la sofferenza e per questo abbiamo voluto riconsegnargli, seppur simbolicamente e in taluni casi ex post, dignità e cittadinanza. Il grado di attenzione dei partecipanti ha invece reso la serata davvero unica».

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