I santi di Noci e il coronavirus: Fra Modesto Notarnicola può fare qualcosa?

03 25 FRA MODESTO NOTARNICOLAPagine di Storia - I nostri Santi, i Santi di Noci, possono far qualcosa? Due, tre amici, al telefono, non so se per spontanea ‘battuta’ o per sincera ‘credenza’, riferiscono di voler cambiar …santi. I ‘soliti’, in questi giorni, sono tempestati di suppliche, tridui, novene. Non possono ascoltare tutti. Meglio puntare su altri. Sui nostri. Quelli dei quali, ogni tanto, ricordano d’aver ascoltato da me la loro storia tra una chiacchierata e un incontro culturale. Santi quasi dimenticati. Non noti. Li avverto che non sono Santi …Santi canonizzati, riconosciuti. So’ Santi senza ‘aureola’. Sono Santi perché, santi sulla terra, certamente siedono, ora, alla destra del Padre Eterno in paradiso.

Noci, terra di uomini grandi e piccoli, di ricchi e poveri, di forti e deboli, di colti e ignoranti, di furbi e genuini, di cattivi e di buoni. Noci, terra, anche, di sante monache e di santi frati.

Mi sollecitano il racconto ex novo della loro santa vita, dei loro avvincenti miracoli. Non mi costa tanto. Rileggo pagine di storia già stampate. Si conviene, subito, che, in questi giorni, quasi per malcelata istanza di protezione, è preferibile condividere la lettura a mo’ di veloci (e sfibranti) messaggi social.

Allora possiamo rivolgerci a fra Cherubino da Noci fondatore del convento dei cappuccini, a fra Modesto Notarnicola che si fa santo etc. etc., a suor Agata Leone badessa di Santa Chiara e alla contemporanea giovinetta suor Teresina Campanella detta il fiorellino eucaristico sul Monte Amiata.

Chissà perché, mi chiedono di iniziare da fra Modesto. Parto. Poi mi dite se devo raccontare gesta e miracoli degli altri.

Siamo negli ultimi decenni del’500. Modesto Notarnicola, alias Nigro, rientra dal lavoro e trova in casa la moglie in adulterio con un altro uomo. La uccide di propria mano. Poi, si sente tanto pungere dalla spina della coscienza che per medicare le punture si elegge di vivere tutti i giorni della sua vita in continua penitenza fra i cappuccini.

Così, per una perfetta conversione, come riportano i Flores seraphici (Colonia, 1642) e gli Annali dell’Ordine de’ Frati Minori Cappuccini (Venezia,1645), Modesto Notarnicola, da Cappuccino laico, rinuncia al mondo, nega la propria volontà e se stesso, fa morire tutte le concupiscenze, frena i sensi, incalza la carne con digiuni, perseguita i piaceri del corpo, coltiva la castità, abbraccia la povertà, si esercita nella carità, abbellisce l’animo di nobili virtù.

Conseguita, con tante virtù, la santità con la grazia del Signore, guarisce gli infermi con la preghiera, talvolta soltanto con il segno della croce. Ad Andria, dove soggiorna per lungo tempo, fra Modesto libera da febbre altissima il primogenito del Duca, toglie per sempre il mal di testa alla signora Minerva, a Dianira Vissoquarto dice che i suoi acerbissimi dolori stanno per avere fine (...infatti, dopo due giorni muore devotamente), al figlio infermo di Delia Campanile ridona la salute dandogli da bere dell’acqua in cui aveva immerso una pietra prelevata dal Monte della Trinità di Gaeta. A Noci, con la stessa bevanda, guarisce due giovani fratelli.

Sono tante le guarigioni operate che i medici, vedendolo uscire dalle case degli ammalati, dicono che non fa più di bisogno la loro visita ...tanto l’ammalato guarisce sicuramente.

Tanti altri miracoli li compie durante la questua. Ad Andria, una botte di vino dichiarato cattivo da Giovanni Battista Zina diviene ottimo alla richiesta di riempirgli comunque un fiasco; il vaso vuoto dell’olio di Silvia Conoscitore si riempie per donarlo ai frati. In convento c’è poco pane per sopraggiunti forestieri: lo spezzetta e lo distribuisce moltiplicandolo. A fine cena ne resta più di quanto consumato a tavola.

03 25 NOCI SANTI SENZA AUREOLA

Ad Andria, ancora, Anna Dettola, vedendolo mortificato per non aver trovato pane per i trenta frati del convento, fa venire dal forno una cotta di pane. Fra Modesto prende due parti lasciando la terza alla padrona: quella terza parte dura più di quanto sarebbe durata tutta la cotta.
A Bari, il fattore di Beatrice Efrem, per ingordigia di guadagno, vende una soma di vino destinato ai frati. Fra Modesto ordina di verificare: ...dalla botte vuota esce tanto di quel vino da soddisfare per tre mesi la famiglia di otto persone, tutti i frati questuanti e gli infermi che lo chiedono.
Gode anche del dono della profezia. Ad Andria, a Dianira Vissoquarto, il cui marito distrugge al gioco tutto il patrimonio familiare, dice di aver pazienza perché́ i suoi guai stanno per finire...Il marito muore subito nel fiore della gioventù.
Ad Ostuni, a Lucrezia Capursi assicura la guarigione dei genitori ammalati gravemente...però anticipa la morte di suo fratello, giovane sano e forte.
A Noci, il giovane Gregorio dalle Noci vuol farsi cappuccino, ma ritarda sempre l’ingresso in convento. Ammalatosi gravemente, temendo di morire e ripensando alla sua trascurata aspirazione, chiede conforto confessando la sua afflizione. Fra Modesto lo consola: avrai tanta vita da soddisfare abbondantemente il tuo desiderio. Sempre a Noci, Ludovico Lenta è infermo a morte. Per esortarlo a ben morire, la moglie chiama Fra Modesto il quale gli prende la mano e gli dice: non aver timore della morte, domani sarai sano. Prima dell’alba si leva dal letto senz’alcun male.
Nel 1611, dopo aver compiuto tanti altri miracoli, non scritti negli Annali de’ Frati, a Fra Modesto, per onorare la sua santità, il Signore concede il premio dell’eterna beatitudine nel convento di Trani.
Miracolo per miracolo, in questa pandemia - incalzano i miei due amici al telefono – fra Modesto può fare qualcosa per il suo paese?

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