“Da un dialetto all’altro”, il Centro Studi ricorda la shoah

02 02dialettoNOCI (Bari) – “Da un dialetto all’altro”, il valore della lingua e la contaminazione fraterna tra popoli. Nel 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwiz-Birkenau il Centro Studi del Dialetto di Noci organizza un incontro pubblico che si terrà sabato 7 febbraio alle 18.30 presso i Laboratori Urbani G-lan di via Repubblica, 4 (ingresso libero).

La coppia di dialettologi Mario Gabriele e Giovanni Laera condurranno gli ospiti in un viaggio alla riscoperta della lingua tradizionale yiddish, onnicomprensiva e raccoglitrice di culture diverse, e di alcune somiglianze dell’ebraismo col dialetto nocese, soprattutto in espressioni idiomatiche e racconti popolari. Le musiche originali di Francesco Sgobba Palazzi faranno da sfondo alle letture in vernacolo de “Il canto del popolo ebraico massacrato” dell’insegnante polacco Yitzhak Katzenelson (morto ad Auschwiz il 1 maggio 1943) attraverso le voci recitanti di Angela De Grazia, Antonio Natile, Francesco Galassi. La shoah ha dei momenti bui e crudi, Katzenelson ne è il portavoce. Scrive Primo Levi nella prefazione al testo: “Davanti al «cantare» di Yitzhak Katzenelson ogni lettore non può che arrestarsi turbato e reverente. Non è paragonabile ad alcun'altra opera nella storia di tutte le letterature: è la voce di un morituro, uno fra centinaia di migliaia di morituri, atrocemente consapevole del suo destino singolo e del destino del suo popolo. (...) Qui è Giobbe che parla, un Giobbe moderno più vero e compiuto dell'antico, ferito a morte nelle sue cose più care, nella famiglia e nella fede, orbo ormai (perché? perché?) dell'una e dell'altra. Ma alle domande eterne del Giobbe antico si erano levate voci in risposta, le voci prudenti e timorate dei «consolatori molesti», la voce sovrana del Signore: alle domande del Giobbe moderno nessuno risponde, nessuna voce esce dal turbine. Non c'è più un Dio nel grembo dei cieli «nulli e vuoti», che assistono impassibili al compiersi del massacro insensato, alla fine del popolo creatore di Dio”.

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