Celebrata la prima giornata del dialetto nocese, una lingua ancora viva

03 23giornatadeldialettoNOCI (Bari) - In occasione dell’equinozio di primavera, giornata in cui si celebra la nascita della vita e la giornata mondiale della poesia, anche Noci ha espresso il desiderio di una particolare rinascita. Il dialetto è stato celebrato per la prima volta a Noci lo scorso 21 marzo 2015 su iniziativa del neonato centro studi del dialetto di Noci. La manifestazione “Gnostre, cuméte e vinde: a primaverére du nuscière” organizzata in due diversi momenti della giornata, ha coinvolto studiosi, cultori ed artisti, tutti uniti per un unico obiettivo: riflettere sull’uso del dialetto e sul suo futuro.

“Il dialetto nel tempo: passato presente e futuro di una lingua”. Come annunciato in conferenza stampa, il primo momento della manifestazione - che ha visto protagonisti illustri ospiti come le dott.sse Maria Semeraro, Maria Angela Leoci e la prof.ssa Annaluisa Rubano, titolare della cattedra di “dialettologia italiana”, “grammatica italiana” e “storia della lingua italiana” presso l’Università di Bari - è servito a far luce non solo su quelli che sono gli obiettivi del centro studi (al tavolo rappresentato da Giovanni Laera, Angela Liuzzi, Chiara Fasano e Mario Gabriele insieme con l’assessore alle politiche sociali Clementina Gentile Fusillo) ma anche sulle prospettive future del dialetto. Dal dibattito (mera occasione d’approfondimento su aspetti legati allo sviluppo dei cognomi e della toponomastica del paese) sono emersi due dati significativi: il primo è consistito nella convinzione generale che, in un’epoca in cui il consumo è al centro di tutto, il dialetto non è morto e continua a vivere imperterrito “perchè basato su basi resistenti come la pietra”; il secondo dato invece, sul quale molto probabilmente si continuerà a discutere, è emerso dal dibattito sul futuro. Contrariamente da quanto sostenuto da Mario Gabriele in conferenza stampa e da quanto dimostrato poi nel secondo momento della manifestazione, la professoressa Rubano ha sostenuto di non essere d’accordo sull’insegnamento del dialetto ai bambini sin dalla più tenera età. “Sarebbe auspicabile” ha difatti dichiarato rivolgendosi agli alunni presenti in sala (3A Scientifico ed una classe di terza media Gallo) “se voi ragazzi imparaste prima a parlare in italiano”. “Il dialetto” ha commentato, “in quanto seconda lingua andrebbe studiata ed approfondita a partire dalle scuole superiori”. “E dico questo” ha concluso, “non perchè non credo nel futuro del dialetto - non lo insegnerei altrimenti - ma perchè so per certo che esiste un ambito in cui il dialetto vivrà sempre, casa nostra. Il dialetto, come tutte le lingue del mondo, sono in continuo divenire. Arricchisce e si arricchisce, addirittura si italianizza in alcune forme, ma non muore mai”.

Josce è féste - Dal chiostro delle clarisse alla sala convegni di via Pio XII°. La festa del dialetto, di tutti coloro i quali lo coltivano attraverso le varie forme d’arte (poesia, musica, pittura, recitazione) è poi proseguita nella seconda parte della giornata. La cooperativa sociale Solidarietà, il gruppo folk “La Murgia - don Vito Palattella” con la sua antologia di canzoni, Luca Curci e Ciccio Gabriele con il loro documento fotografico su “I péte di Nusce”; Angela De grazia, Antonio Natile, Francesco Galassi con letture di poesia dialettale; Paola Palazzi con l’interpretazione di “Proverbje e fèmmene”; Giuseppe Liuzzi con le cover di Enantino, Francesco Sgobba Palazzi con musiche originali dal vivo, il coro Novum Gaudium con i suoi due brani “Ninna nanna” e “Appecciàmele arrèt”, Antonio De Grazia con il suo dono pittorico finale (tutto riportato in foto) hanno dimostrato la vivacità del dialetto.

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