Amme Salamme: come lingua e cultura araba ci hanno arricchiti

07 28 amme salammeNOCI (Bari) - Il Centro Studi sui Dialetti Apulo-Baresi prosegue la sua attività di studio e ricerca sulle antiche lingue popolari, approdando ad un nuovo interessante capitolo, il confronto con la lingua araba. Da dizionario etimologico (a cura di Mario Gabriele e Giovanni Laera) e appendici del dialetto nocese vengono fuori circa 40 lemmi di derivazione araba, inglobati dal nostro dialetto: alcuni già assorbiti dall'italiano, altri propriamente della nostra lingua.
"Amme Salamme", ad esempio, è l'antico modo di dire nocese per indicare il gioco della campana, mentre i tamarri...non sono quello che immaginate. 
Lingua e cultura arabe, fonti di arricchimento e bellezza non solo in passato, saranno le protagoniste il 5 agosto di un evento tutto dedicato alla scoperta e valorizzazione, attraverso l'intrattenimento. 

 

07 28 gabriele donghia laera copiaMario Gabriele, Maria Vittoria D'Onghia, Giovanni Laera, Pietro Gigante e Chiara Fasano raccontano di un evento ricco di dialoghi e riletture interessanti: si parlerà di toponimi nocesi influenzati dall'arabo con simpatiche sorprese, degli idiomi assorbiti dal nostro dialetto e soprattutto con quale significato, se con quello originale o con uno spostamento semantico.
La poesia sarà protagonista con componimenti inediti letti e scritti da Domenico Forti, Mario Gabriele, Pietro Gigante, Biagio Laera, Domenico Laera, Giovanni Laera e Caterina Quarato, sulle note napoletano-arabeggianti del chitarrista classico, Gianni Pinto.
La musica napoletana porta ancora i segni dei contatti commerciali con il mondo arabo e, ancora di più, della lunga dominazione spagnola, a sua volta influenzata dal popolo arabo dei Mori.

"Le mille e una notte", novelle orientali per eccellenza, dialogheranno con il dialetto nocese attraverso le traduzioni di Domenico Forti e non solo, in questa compenetrazione di lingue e culture fin ora mai riflettuta e valorizzata.
Avremmo mai pensato che "mamon" potesse derivare dall'arabo "scimmia" o, addirittura, che "a mulungien" fosse la "badingian" orientale?
Nei paesi arabi il tamarro era il venditore di datteri e l'accezione è arrivata a noi, indicando mancanza di gusto e finezza, probabilmente appartenenti anche a questi tipici venditori: nel dialetto nocese, però, si passa dall'indicare il tutto al particolare, precisamente i calzari del contadino, i "tamarri" in uno spostamento semantico che, appunto, non si discosta totalmente dall'originario significato del termine (i calzari del contadino non sono infatti opera compiuta di bellezza ed eleganza, ndr).

"La cultura araba, scavalcata in questi giorni dai fanatismi religiosi musulmani, è invece portatrice da sempre di bellezza, conoscenza e anche tristezza, come si legge da alcuni componimenti dei più grandi poeti arabi" afferma Giovanni Laera del Cesdap. "Con questo evento, vogliamo omaggiare questa lingua e cultura, d'avanguardia in passato in più campi, dall'algebra, alle scienze e anche nella letteratura, e sdebitarci di non averla fin ora valorizzata per il suo arricchimento."
La lingua araba ha 60 modi di dire "ti amo": se ci pensate, il nostro dialetto, non ne ha nemmeno uno
Abbiamo già svelato troppo dell'evento del 5 agosto: l'appuntamento è alle 20.30 a Largo Torre. 

Ricerche e studi

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