"Amme Salamme", tra linguaggio popolare e cultura araba

08 06 AMME SALAMME 1NOCI (Bari) – Venerdì 5 agosto si è svolto l’incontro organizzato dal Centro Studi sui Dialetti Apulo-Baresi dal titolo “Amme Salamme”. Nella splendida cornice di Largo Torre nel centro storico nocese, davanti ad una folta cornice di pubblico, gli esponenti del Centro Studi hanno parlato delle ultime ricerche e delle scoperte da esse derivate effettuando il confronto tra le antiche lingue popolari e la lingua araba.

Per introdurre e incuriosire la gente presente è stato proiettato un filmato, realizzato e diretto da Luca Curci, in cui i protagonisti erano un gruppo di bambini dediti a giocare, nel centro storico nocese, proprio ad “Amme Salamme”, un gioco antico molto simile al “gioco della campana”. Da qui l’introduzione molto chiara e a tratti molto tecnica di Maria Vittoria D’Onghia, a cui è spettato il compito di raccontare ai presenti le ultime scoperte fatte dal centro studi circa il confronto tra le lingue popolari e la lingua araba. “Stasera vogliamo farvi conoscere un intreccio tra la nostra cultura e quella araba” ha esordito la D’Onghia. Dalle sue parole è stato possibile apprendere come molti lemmi derivino proprio dalla lingua araba: esempi concreti sono le parole alchimia, algebra, albicocca, almanacco, algoritmo, ecc.

08 06 AMME SALAMME 2Le scoperte vere e proprie però, quelle che ci toccano più da vicino, riguardano appunto il termine “Amme Salamme”, che secondo gli esperti del Centro Studi è un’espressione araba che indica un messaggio di pace, vista l’assonanza ad esempio con il termine “Shalom” che vuol dire pace. Quindi, in altre parole, un percorso per raggiungere la pace.

Poi, altra scoperta riguarda Vico Sciasciola, dal 1925 Via Piave, caratteristica zona del centro storico nocese. La ricerca, effettuata da Pietro Gigante, parte da studi toponomastici che hanno individuato anche in alcuni comuni limitrofi (Putignano, Minervino, Andria,Rutigliano) la presenza di questa via. Da qui la curiosità di capire il significato di tale parole e di conseguenza la scoperta che la stessa derivi dall’arabo e stia ad indicare la tipica forma della zona rappresentata, appunto a “labirinto”.

Terminato il proprio intervento, la D’Onghia ha lasciato spazio alla lettura di componimenti inediti di Mario Gabriele, Pietro Gigante, Biagio Laera, Domenico Laera, Giovanni Laera, Caterina Quarato e Domenico Forti. Proprio quest’ultimo ha tradotto in dialetto nocese alcuni racconti tratti da “Le mille e una notte”, poi letti al pubblico. Ad accompagnare la lettura dei lavori la musica della chitarra suonata da Gianni Pinto. 

Ricerche e studi

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