Settembre in Santa Chiara: L’Abbate e Gentile raccontano la peste del passato

09 13 SettembreInSantaChiara 8NOCI - Nel rispetto di tutte le norme atte alla prevenzione del contagio da covid 19, si è inaugurata lo scorso 10 settembre la XIX edizione di “Settembre in Santa Chiara”, il ciclo di conversazioni storiche a cura del Centro Culturale “Giuseppe Albanese”, del Comune di Noci e della Biblioteca comunale “Mons. Amatulli”, in collaborazione con Società di Storia Patria per la Puglia – Sezione sud-est barese di Conversano, Gruppo Umanesimo della Pietra di Martina Franca, I.I.S. Da Vinci-Agherbino di Noci-Putignano, associazioni “Terra Nucum” e Puglia Trek&Food di Noci.

Il primo dei quattro appuntamenti ha riguardato un tema che per quanto legato al passato, appare di grandissima attualità: le epidemie di peste che funestarono la Terra di Bari nel XVII secolo. Ospiti e relatori della serata, introdotta da Giuseppe Basile, direttore della Biblioteca Comunale, sono stati Vito L’Abbate, presidente della Sezione sud-est barese della Società di Storia Patria per la Puglia e lo studioso di storia locale Pasquale Gentile.

A volte il passato torna di un’attualità quasi disarmante e in tempi bui e dolorosi come quelli odierni, contrassegnati dall’ingombrante presenza del covid 19, non si può non andare a ritroso con la mente alle epidemie del passato. La prima in gravità fu sicuramente la peste. Le sue conseguenze furono nefaste perché parliamo appunto del morbo a diffusione capillare più antico, e le cure disponibili all’epoca avevano un’efficacia pressochè nulla. Come ha ricordato Vito L’Abbate nella sua esaustiva introduzione, a Napoli, al tempo capitale del Viceregno Spagnolo, nel 1657 inizia a circolar voce del diffondersi di una terribile malattia altamente contagiosa, probabilmente peste. Proprio come è avvenuto ai nostri giorni per il covid, la situazione viene inizialmente presa sottogamba, ma in breve tempo, il morbo si diffonde e lo scenario diviene apocalittico. Le fosse non bastano a contenere i cadaveri e i lazzaretti i moribondi, così li si ammassa come rottami anche in luoghi pubblici come le piazze. Testimonianza di tanto orrore è giunta fino a noi mediante le tele di pittori dell’epoca, come ad esempio Carlo Coppola e il suo dipinto “Peste in piazza Mercato”. Non si conosce l’origine di questa funesta malattia, ed ecco che si inizia a considerarla come un meritato castigo divino contro gli innumerevoli peccati dell’umanità. La chiesa diviene un punto di riferimento, invitando alla penitenza e alla preghiera costante, per ottenere la liberazione dal flagello. Ci si affida quindi all’intercessione dei Santi: San Gennaro, San Sebastiano, i Santi Medici Cosma e Damiano, il nostro bene amato San Rocco ma anche la Madonna della Vetrana e San Michele Arcangelo, il protettore per antonomasia che scaccia il maligno armato di corazza e spada. Un culto molto sentito specialmente a Monte Sant’Angelo, dove le pietre raccolte in prossimità del famoso Santuario diventano dei talismani dalle taumaturgiche proprietà. Si chiudono le porte delle città e i soldati sorvegliano costantemente le strade. I forestieri appena giunti, proprio come oggi, vengono messi in quarantena. L’ondata funesta dell’epidemia si allontana dal napoletano, per diffondersi altrove, nella terra di Bari. Si arriva a chiudere l’intero territorio: nessuno può entrare e nessuno deve osare uscire. Le autorità incaricate di gestire l’emergenza sanitaria, coordinate dal ministro Carlo Garofalo, marchese Della Rocca, hanno l’ordine di procedere “ad modum belli”, ovvero come se si affrontasse una vera e propria guerra.

09 13 SettembreInSantaChiara 34Giungiamo all’episodio che nel 1691 pose in allarme Noci, oggetto delle ricerche di Pasquale Gentile, ormai un’istituzione nel campo della storia locale. Nell’agosto del 1691, per l’appunto, la signora Rosa D’Onghia si presenta inferma alle porte di Noci, provenendo da una masseria di Gerardo Oronzo Cassano, ubicata in contrada Casaboli. Le autorità la considerano subito sospetta. A Noci non vi sono medici, perciò, per assurdo, si ricorre ad un barbiere. Rosa Muore e il proprietario della Masseria, riferisce ai deputati che la donna soffriva di un certo male che avrebbe determinato la rottura dell’utero. Giungono dai comuni limitrofi alcuni medici ad esaminarne il cadavere, ed effettivamente constatano un prolasso uterino, rilevando però anche la presenza di lividi che rimandano a un qualcosa di ben più terribile. Parte la ricerca di chiunque abbia avuto a che fare con la donna, primo tra tutti l’Arciprete Cassano, che però è irreperibile. Si è diretto a Noja, con la “bolla della salute” fatta redigere dal sindaco (tra l’altro suo parente) che non avrebbe assolutamente le competenze per convalidare tale documento. Il deputato di Noja, pur sapendo che Cassano aveva trascorso la notte altrove, lo fa entrare senza neppure premurarsi di constatare che abbia con sé la bolla della salute. 
Per questo motivo, il deputato sarà carcerato, così come l’allora sindaco di Noci Diego Cassano, a cui saranno sequestrati anche tutti i beni.
Intanto, scattano i provvedimenti: tutta Noci viene messa in rigorosa quarantena, maggiormente attenzionati tutti coloro che abbiano frequentato la masseria dove abitava e dove si è infettata Rosa D’Onghia. Sono proibiti i rapporti commerciali con tutti i comuni della Provincia. I cittadini devono disinfettare le loro abitazioni, e pena la vita, nessuno deve introdursi in Noci.
Emerge intanto un altro particolare degno di riflessione. Mesi prima del contagio, l’Arciprete Cassano era stato in Conversano, dove potrebbe essersi infettato o aver trasportato qualche roba infetta introducendo il morbo in paese. Parte la spasmodica e ossessiva ricerca di queste robe infette, promettendo a chi si autodenunciasse prima il condono delle pene in cui sarebbe incorso e poi 100 ducati, che a quanto pare non fanno però abbastanza gola. Si torna quindi a minacciare di morte chi sappia e nonostante tutto taccia. Tutto si esaurisce però in una bolla di sapone: poiché durante il periodo di quarantena imposto non si verifica alcun contagio in paese. Come tutti i mali però, anche questo sembra non essere venuto solo per nuocere, dal momento che produrrà un irrobustimento dei servizi sociali e della sanità, introducendo l’arrivo dei medici del servizio pubblico.

Si è partiti quindi con un messaggio positivo: benchè la storia tenda spesso a ripetersi tristemente e ciclicamente, seppur in versione “aggiornata”, passano anche i momenti all’apparenza più bui. Se è un lontano ricordo la peste, presto smetterà di incutere paura anche il covid. Ricordiamo ai lettori che anche gli altri incontri in programma rispettivamente il 17 e il 24 settembre e il 1 ottobre, saranno contingentati in modo da garantire la massima prevenzione da possibili contagi da covid19. Pertanto, coloro che desiderassero assistere possono prenotarsi telefonando in Biblioteca al numero 0804977304, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 dal lunedì al venerdì.

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