Restaurati i libri delle Procure dell'Archivio del Capitolo Cattedrale di Conversano

06-15-Procura-1756CONVERSANO (Bari) - In una rassicurante commistione tra antichità e modernità, l'una veicolata dalla specificità dell'oggetto di conservazione (documenti antichi), l'altra dalla finalità peculiare che è stata attribuita all'ente (istituto deputato alla trasmissione della memoria ecclesiale e pertanto della memoria storica della comunità cattolica e laica), l'Archivio Diocesano di Conversano si qualifica ancora una volta come centro propulsivo di cultura, custode delle testimonianze scritte del passato e, soprattutto, come mediatore di conoscenza.

Un'altra importante tappa nel percorso di recupero e valorizzazione delle fonti della memoria storica di Conversano e dei paesi della diocesi intrapreso dal direttore dell'Archivio e della Biblioteca Diocesana "D. Morea" di Conversano, don Angelo Fanelli, è stata raggiunta il 12 maggio 2011. E' in questa data avvenuta la consegna degli ultimi 66 volumi manoscritti dei libri delle Procure sottoposti a restauro e appartenenti all'Archivio del Capitolo Cattedrale di Conversano. Numerose sono state le vicissitudini che hanno interessato nel tempo la documentazione, accrescendone il pregio e l'importanza di quanto è superstite. Si pensi alle perdite del 1503 per il sacco della città da parte di Gonzalo Fernandez di Cordova, quindi degli spagnoli che utilizzarono le pergamene e le carte per farne micce dei loro cannoni, all'incendio della Cattedrale avuto luogo nella notte tra il 10 e l'11 luglio 1911. Si pensi ai danni e al deterioramento prodotti dal tempo, dal clima e dall'incuria all'interno della torre campanaria della cattedrale, fino a quando nel 2002 ha trovato nuova vita nella sede dell'Archivio Diocesano di Conversano, ex convento dei Paolotti.

06-15-Procura-1680La serie delle Procure comincia con 18 superstiti fascicoli dal 1546 al 1571, riprende dal 1625 e prosegue, sia pure con diversi vuoti annuali, fino al 1897, per un totale di 218 volumi. Esse hanno per oggetto l'amministrazione del bilancio di un poli-articolato patrimonio: immobiliare urbano, fondiario, censuale, beneficiale e avventizio-cultuale. Ricorda don Angelo Fanelli che nella Platea redatta nel 1823 dal regio agrimensore Giuseppe Palombella di Andria sono raffigurate 54 Piante numeriche dei fondi capitolari, e in quella del 1826 dall'architetto agrimensore Giuseppe Antonio Sabbatelli di Fasano altre 247 tavole per complessivi 805 tomoli e 5,4 stoppelli. Le voci del bilancio erano normalmente le seguenti: l'Introito comune, i cui proventi erano suddivisi tra canonici e mansionari, l'Introito canonicale, le Decime in derrate alimentari (olio, vino, grano), gli introiti derivanti dalla Cera, dagli Sponsalitii, dalle Spoglie o Mortizzi, con i relativi esiti consuntivi e le ripartizioni.

La minuziosa e puntuale annotazione di dati fornisce informazioni preziosissime sulla vita economico-religiosa della città, con innumerevoli spunti di ricerca. Sottolinea ad esempio il Direttore dell'Archivio Diocesano come le Feste e processioni a Conversano nel '700 (cf. Crescamus 8) siano documentate proprio dalle Procure con gli annessi obblighi cultuali e redditi, e con note di fondazione. Se la chiesa di S. Rocco di Conversano lo scorso anno ha festeggiato il suo 500° anno di fondazione lo deve alla documentazione di una Procura del 1510, oggi perduta. O ancora, a proposito della morte della contessa Isabella Filomarino, moglie del conte Giangirolamo II, rinveniamo annotate le pompe funerali il 9 giugno 1679 per una spesa di 12 ducati (f. 56r).

Si tratta di carte il cui valore e la cui importanza viene talora sottovalutata o non compresa fino in fondo. Carte antiche da conservare per gli specialisti del settore o per un'affettiva tutela campanilistica, dimenticando però come gli avvenimenti storici vengono costruiti, tassello dopo tassello, trovando incastri diversi, via via che un tassello nuovo si aggiunge dando un senso nuovo al puzzle. Un puzzle nel quale le realtà territoriali non sono realtà isolate, ma intrecciate da una fittissima e microscopica rete di relazioni tutte da scoprire e tutte da svelare. Ed è attraverso queste "carte vecchie" che la storia del nostro territorio prende forma e acquisisce valore, rivelando peculiarità che senza il recupero delle fonti rimarrebbero sconosciute e soffocate dalla polvere di carte mai aperte e logorate, non dal tempo, ma dall'indifferenza.

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