Pasquale Gentile racconta le origini della devozione nocese per San Rocco

09-04pasqualegentileNOCI (Bari) - In occasione della grandiosa festa patronale di San Rocco un doveroso approfondimento sulle origini del culto popolare. Lo storico e giornalista Pasquale Gentile (in foto) ha raccontato, ai taccuini di Noci24.it, la storia, l'origine della devozione della tradizione popolare nocese e le conseguenti fondazioni di monumenti, organizzazioni ed evoluzioni riscontrate nel corso del tempo.

Come e quando inizia a Noci la devozione per San Rocco?

C'è sempre una comprensibile necessità umana, più che spirituale, alla base di una devozione personale o di paese. San Rocco, come Santo a cui chiedere protezione, si impone a Noci in un momento di diffusa paura popolare...

Paura di cosa?

Secoli addietro, epidemie, carestie, guerre, si rincorrono senza sosta. Gioco forza, si avverte la necessità di una protezione che preserva il corpo prima ancora dell'anima. Semmai, per quest'ultima ci penserà in seguito per grazia ricevuta. Quindi, anche a Noci non si sfugge ad avverse circostanze e al conseguente bisogno di parare difficoltà sociali e di salvaguardarsi, prima di tutto, da malattie individuali o collettive. La via più spontanea, più "popolare" è quella di impetrare la protezione di un Santo... costa soltanto una candela, una preghiera, una processione.

Così, Noci chiede aiuto a San Rocco...

Sì... siamo all'inizio del '500. Circola voce che nei paesi più o meno vicini infierisce la peste. La paura, ovviamente, si tocca per mano. Bisogna correre ai ripari. Qualcuno porta la notizia che un paese è stato salvato da San Rocco. Basta la parola. Tutti a invocare il Santo francese che, per di più, si sa, si è fatto Santo curando i lebbrosi. In quel momento San Rocco "va forte" come va forte, sempre a Noci e sempre per la peste, qualche decennio prima, San Sebastiano (la cui cappella è a pochi metri dalla muraglia del paese sulla strada che porta alla Madonna della Croce) e come va, ancora più forte, un secolo e mezzo dopo, nel 1657, San Michele in onore del quale, per anticipato disobbligo, imminente peste, si incastona, in un muro di Porta Barsento, una sua immagine scultorea tutt'ora ancora salva.

Allora San Rocco fa il miracolo...

...Storicamente Noci non subisce mai il contagio della peste. Comunque, peste/miracolo sì, peste/miracolo no, San Rocco, meglio la devozione per San Rocco, a Noci, una volta entrata a far parte della locale religiosità, non viene mai meno.

Quali gli elementi per dimostrarlo?

Le prime preghiere/invocazioni a San Rocco, tra le tante per San Sebastiano, si rintracciano in una pagina di un cartulario risalente al 1523 che si conserva nell'archivio della Chiesa Madre. Intorno al 1575, Don Eustachio De Lo Russo fonda, nell'ala destra della Chiesa Madre, vicino alla Sacrestia una cappella dedicata a San Rocco e, ancora, a San Sebastiano. Come d'uso, dota la cappella di un adeguato beneficio consistente in beni stabili, tra i quali alcune terre alla contrada Caprio dette, appunto, ancora oggi, Terre di San Rocco. Nello stesso periodo, sempre presso la Chiesa Madre, Don Vito Tinella istituisce e intitola a San Rocco un beneficio dotandolo di alcuni beni la cui rendita la "lega" a favore di un fratello e di un nipote con l'obbligo, a suffragio della sua anima, della celebrazione, nella cappella di San Rocco, di due messe la settimana.

La cappella di San Rocco per quanto tempo rimane in auge?

A metà '600, è curata dalla confraternita del Ss. Sacramento. In questo periodo, però, il culto per il Santo francese cala di molto: la cappella, addirittura, cambia titolarità. Passa ad essere la "Cappella del Ss. Sacramento.

Come mai?

S'impongono altri Santi. Nel 1642 il Governo cittadino e il Capitolo dei canonici eleggono Sant'Antonio da Padova come proprio padrone e protettore. Più o meno nello stesso periodo, protettore del paese diviene anche Santo Stefano perchè sconfigge il male della "gangola", ovvero del rigonfiamento delle ghiandole linfatiche. Nel 1633, imposto dai Domenicani del convento di Santa Maria delle grazie, diviene patrono del paese San Domenico.

Per essere, poi, festeggiato solennemente, vi è una ripresa, un rilancio del suo culto...

Il suo culto riesplode nel 1758 quando il popolo ha ancora bisogno del suo aiuto. E' in atto una riforma della tassazione: dalla 'gabella', cioè dal pagamento delle tasse in base ai consumi, si passa a quella 'a catasto' che prevede l'accertamento fisso dei beni posseduti. A 'gabella', si evade; con la formazione del 'catasto', non si può più sfuggire. Il popolo chiede, allora, la grazia di continuare a vivere a 'gabella' e non a 'catasto'. Primo sostenitore della riforma contributiva, è, ovviamente, il regio cassiere dell'Università, cioè del Comune, Pietrantonio Albanese, il quale, di ritorno da Napoli, dove si credeva essere andato per sostenere la formazione in Noci, appunto, del catasto, muore per strada. Il popolo esulta: San Rocco ha fatto il miracolo. Per la verità, credenza o non credenza, miracolo o non miracolo, la soluzione del problema giunge, come sempre, con il consueto compromesso: per un po' di tempo si continua a vivere, pagando le tasse per metà a 'gabella' e per l'altra metà a 'catasto'.

I festeggiamenti, come suol dirsi, civili e religiosi quando prendono il via?

Alcuni anni più tardi, a partire dal 1762: sono lunghi anni, quasi un decennio, di terribile carestia, di miseria e di varie calamità. San Rocco lo si porta in processione e si celebra la sua novena con spese a carico dell'Università. A fine '700, la festa è definitivamente istituzionalizzata: il Pubblico parlamento, cioè l'assemblea dei cittadini, elegge la deputazione per la sua organizazzione. Si avverte anche il bisogno di fondare una confraternita intitolata al suo nome. Tra il 1773 ed il 1775, lo scultore Riccardo Brodaglia di Andria intaglia la statua che ancora oggi si venera e si porta in processione.

A quando risale la costruzione dell'altare di San Rocco nella chiesa madre?
I deputati del 1798, Giuseppe Saponari e Francesco Ramando, per essere "oramai la popolazione attaccatissima alla devozione di san Rocco per averla liberata da una fiera epidemia esterminatrice d'intere famiglie", approfittano dei lavori di restauro della pericolante chiesa matrice per far costruire un altare di marmo con l'incasso di una pubblica sottoscrizione. Il ricavato, però, si rivela insufficiente per coprire l'intero costo. I due deputati, tuttavia, portano a termine l'opera con i propri fondi, sperando di recuperarli dalle pubbliche casse. Le turbolenze del 1799 e le conseguenti difficoltà dell'erario comunale non permettono un positivo riscontro. I due ricorrono alla Regia Camera di Napoli che, nel 1806, ingiunge al Sindaco di provvedere al rimborso di 120 ducati, interessi inclusi. Nel 1927, l'ingegner Nicola Princigalli riprogetta la nicchia che ospita la statua. L'opera rimane incompiuta. Si procede soltanto ad una utile manutenzione.

Per concludere: quando San Rocco diviene compatrono di Noci?
Per tutto l'Ottocento, San Rocco si consolida stabilmente nella identità storico-religiosa di Noci. E' ormai il Santo più implorato per allontanare o per debellare pesanti circostanze: la carestia del 1815-1817; la siccità di metà secolo; il colera del 1816, del 1835-1837, del 1854 e del 1865; il vaiolo del 1868.
A fronte di tanto, sicuri della continua sua protezione, i governanti, il clero e il popolo chiedono al Vescovo di Conversano di avviare le procedure canoniche per elevare San Rocco a compatrono di Noci. La petizione è appagata da papa Pio IX. Il relativo decreto della Santa Congregazione dei riti porta la data del 2 settembre 1875. Lo stesso documento vaticano fissa, per la Chiesa di Noci, la celebrazione liturgica nella prima domenica di settembre.

Ricerche e studi

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