Coldiretti Puglia: “ Latte, fumata nera al tavolo regionale. 35mila quintali di cagliate estere”

pololicaBARI - “Nonostante il grande impegno dell’Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Di Gioia di insediare il tavolo di trattative per un accordo sul prezzo del latte remunerativo ed equo, il tentativo è fallito per l’assenza di parte della trasformazione e della grande distribuzione organizzata.

Non ci stiamo a vedere mortificato il lavoro degli allevatori per colpa di alcuni caseifici locali che in maniera unilaterale hanno deciso di ridurre il prezzo del latte alla stalla. Con la pratica troppo diffusa delle offerte e della vendita di prodotti a prezzi stracciati, anche una parte della Grande Distribuzione Organizzata rende insostenibili i costi di una produzione di qualità e realmente garante della sicurezza alimentare”. E’ il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a denunciare l’atteggiamento di una parte della filiera lattiero – casearia pugliese che ha disertato il tavolo convocato dall’Assessore Di Gioia. “Tutti i soggetti della filiera che hanno percepito finanziamenti pubblici – denuncia Cantele – non possono tirarsi indietro, devono rispettare fino in fondo il percorso di filiera intrapreso, anche sul fronte dei prezzi riconosciuti agli allevatori”.

In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali, e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”.
Oltre all’inganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale.

“Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, oggi ben al di sotto dei costi di produzione del latte stesso. In particolare i mangimi (+9,1%) ed il costo energetico (+8%) hanno notevolmente appesantito il bilancio delle aziende zootecniche regionali. I nostri allevamenti versano in una grave situazione, dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico ha bisogno è il vincolo indissolubile tra il prezzo del latte alla stalla e il costo di latte e formaggi che i consumatori acquistano nei negozi e nei supermercati.”.

Determinante l’annunciata moratoria sui debiti degli allevamenti da latte e da carne bovina e suina per non fare chiudere le imprese agricole che da troppo tempo sono costrette a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione. Servono misure nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi, nonché un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia.
In soli 10 anni in Puglia hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese.

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