Vertenza Gruppo Putignano, vertice aggiornato a lunedì

bari-palazzo-provinciaNOCI (Bari) - È muro contro muro tra azienda e sindacati sulla sorte dei 41 dipendenti a rischio licenziamento al Gruppo Putignano. Durante il vertice tenuto nella sala del palazzo della Provincia giovedì mattina il programma sugli esuberi proposto dall'azienda Giovanni Putignano & Figli non ha trovato riscontro tra le sigle sindacali che hanno partecipato al tavolo. Per questo si è proposto un nuovo incontro lunedì mattina nella medesima sede.

In sostanza la Giovanni Putignano & Figli ha proposto una proroga di cassa integrazione in deroga sino al 31 dicembre, lasciando aperto uno spiraglio di ritrattazione a scadenza. Spiraglio che sa di marcio per i delegati sindacali e proposta per nulla accettata dalle sigle presenti che hanno rispedito al mittente l'intera offerta.

«La proposta presentata dall'azienda – ha spiegato Donato Pascazio della Fim CISLnon tiene per nulla in considerazione i diritti dei lavoratori. Quella dell'azienda è una scelta del tutto opportunistica. Per questo tutti i sindacati presenti non hanno sottoscritto nessun accordo».

Sulla stessa linea Antonio Pepe della Fiom CGIL. «È una proposta che sottopone i dipendenti a delle scelte assurde. Andare via senza la completa assoluzione del TFRL (Trattamento di Fine Rapporto Lavoro), oppure rimanere in cig per altri quattro mesi senza sapere del proprio futuro. Noi a queste condizioni non ci stiamo».

Nel frattempo ieri pomeriggio alle 16.00 si è tenuto un incontro interno tra i vertici dell'azienda e l'RSU di riferimento. «L'idea dell'azienda è assurda – comunica un dipendente dell'azienda – tenerci in cassa integrazione a nostro rischio perché non sappiamo se la deroga goda della copertura regionale. Se la Regione Puglia non copre la deroga, l'azienda non ha nessuna intenzione di metterci del proprio. Dopo il 31 dicembre scatterebbe la mobilità».

Resta quindi da vedere cosa succederà lunedì. «Forse l'azienda non riesce a tenere in conto il quasi milione di euro che dovrebbe a tutti i lavoratori – continua a dire Pascazio della Fim CISL – perché in azienda ci sono maestranze e dipendenti qualificati con oltre 25 anni di anzianità. Sarebbe davvero un peccato per questi lavoratori fornire un futuro incerto».

 

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