Il consiglio comunale contro l’autorizzazione per la ricerca di idrocarburi nel mare Adriatico

08 13 consiglio3NOCI (Bari) - Noci, come tanti comuni pugliesi, ha aderito alla mobilitazione indetta dal PD Terra di Bari contro i decreti di compatibilità ambientale dei permessi di ricerca di idrocarburi nel mare Adriatico a seguito di numerose concessioni rilasciate dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare  a giugno (leggi qui).  

Il consiglio comunale, riunitosi l'11 agosto in occasione della discussione del bilancio di previsione, ha approvato all'unanimità una delibera, presentata dall'assessore Lucia Parchitelli (in foto), contro l’autorizzazione per la ricerca di idrocarburi nel mare Adriatico. Obiettivo: convocare l’Assemblea dei sindaci della Città Metropolitana per proporre ricorso al TAR insieme al Presidente della Regione Michele Emiliano, spingere il Governo alla redazione del Piano Energetico Nazionale.

LA SFIDA AL GOVERNO RENZI - Evidentemente il PD pugliese, sul tema ambientale, ha deciso di sfidare il Governo Renzi. In verità il Ministero dell'Ambiente, dopo il parere favorevole della Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale Via e Vas (organismo tecnico e non politico) ha approvato il decreto di compatibilità ambientale relativamente alla Prima Fase (la ricerca) e non la trivellazione (per la quale necessita un nuovo parere da parte della Commissione Tecnica) come allarmisticamente si è anche detto in questi mesi. Ad oggi nel basso Adriatico è attiva dal 1993 la concessione di ENI spaFC 2 AG con la presenza di due pozzi (Aquila 002 e Aquila 003) e tre piattaforme marine (Aquila 2, Aquila 3 e Firenze FPSO) che estraggono olio greggio e gas naturale. Altre compagnie internazionali hanno richiesto, come per altre zone marine, il permesso di fare ricerca sin da parecchi anni. Quello che è accaduto in questi ultimi mesi è stata una accelerazione nella approvazione dei decreti di ricerca di idrocarburi in seguito alla nuova stesura da parte della Commissione Tecnica dei protocolli da seguire nelle ricerche in mare. Questo però è suonato come un campanellino sinistro per gli amministratori locali e regionali pugliesi i quali hanno avviato subito una mobilitazione che vede d'accordo anche il M5S (da alcuni anni promotori di iniziative analoghe sui temi ambientali). E Noci, con la sua amministrazione di larghe intese, partecipa alla mobilitazione contro il governo nazionale delle larghe intese.

 


 

Il testo della delibera adottata dal consiglio comunale di Noci l'11 agosto 2015 

 

IL CONSIGLIO COMUNALE

Premesso che
Il Mar Mediterraneo è un bacino quasi completamente chiuso, dove l'afflusso continuo di acqua di superficie dall'Oceano Atlantico è la principale fonte del mare di rifornimento e rinnovo dell'acqua.
E’ un mare relativamente povero di nutrienti e con una produttività relativamente più bassa rispetto ad altri mari, a fronte comunque di comunità viventi ricche di specie vegetali ed animali che lo rendono unico ed incomparabilmente fragile allo stesso tempo.
I metodi geofisici mediante l’utilizzo della tecnica dell’AIRGUN per l’esplorazione dei fondali marini alla ricerca di giacimenti di gas e/o petrolio è una attività che comporta importanti perturbazioni degli ambienti marini e, quindi, delle comunità viventi che le abitano, con tempi di recupero molto lunghi e, comunque, totalmente sconosciuti a priori.
Gli studi attuali degli effetti di questo tipo di attività dimostrano infatti i danni arrecati all’ambiente per via dell’inquinamento acustico, perché è possibile prevedere cosa potrebbe accadere in aree marine che ancora non hanno subito l’impatto di tali attività.
Non è opportuno continuare a sottoporre le aree marine ad enormi rischi di inquinamento ambientale che sono inevitabilmente da prevedere se si darà avvio alle campagne di prospezione per la ricerca di idrocarburi nei fondali marini.
L’estrazione di gas e/o petrolio, che si prospetta come passaggio successivo a quella dell’attività investigativa, comporta inoltre altrettanti pericoli per la salvaguardia dell’ecosistema marino in termini di rischio di inquinamento derivante dalle attività operative che normalmente si svolgono in queste piattaforme estrattive ed anche da possibili incidenti, inadempienze o eventi imprevedibili.
Il tratto di Mare oggetto delle investigazioni è ancora oggi un mare che ospita specie animali e vegetali di enorme importanza per la biodiversità marina, annoverando la presenza di cetacei, tartarughe marine, squali e praterie di posidonia (habitat necessario alla riproduzione di innumerevoli altre specie marine). Non è da sottovalutare anche la ricchezza delle risorse alieutiche di quest’area marina, nonostante l’enorme pressione delle attività di pesca a strascico e pelagica che concorrono alle economie locali e nazionale con la produzione importantissima di gamberi rosa, rosso e viola e di altre specie ittiche di alto valore commerciale.
Proprio le specie demersali sono le più a rischio, in caso di attività di estrazione di idrocarburi, poiché sono più a contatto con i fondali marini (almeno per una buona parte del loro ciclo vitale) e subirebbero pertanto un impatto la cui entità non è affatto prevedibile. Le ripercussioni non tarderebbero a farsi sentire in tutto l’ecosistema marino, che come è noto resta pur sempre un ecosistema fragile ed ancora non del tutto conosciuto.
Considerato che:
non è ormai più accettabile la posizione di un paese che continui ad investire enormi risorse economiche sulla ricerca degli idrocarburi, nonostante le tecnologie moderne consentono ormai di indirizzare gli sforzi nella implementazione di fonti di energia alternative e, allo stesso tempo, nell’abbracciare una nuova filosofia designata al risparmio energetico, nonché al recupero e riciclo di flussi energetici che sono impiegati in ogni attività lavorativa.
È tempo che le comunità locali siano ascoltate, non si può ignorare il malessere di una popolazione che ha voglia di benessere (non solo economico…), crescita e lavoro più legati alle ricchezze che il nostro paese offre in termini di turismo, arte, natura, e che non ha alcuna fiducia sugli effettivi vantaggi che l’estrazione di idrocarburi farebbe ricadere sul territorio.
Riproporre la centralità del rapporto locale-globale con l’urgenza di superare le logiche emergenziali e settoriali a favore di una visione unitaria e integrata che riaffermi il valore strategico della gestione sostenibile dei conflitti socio-ambientali è la sfida vera della pianificazione ambientale e territoriale.

Visto che:
secondo le valutazioni dello stesso ministero dello Sviluppo economico ci sarebbero nei nostri fondali marini circa 10 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe (RA 2013 DGRME-UNMIG), che stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 8 settimane. Non solo: anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi (RA 2013 DGRME –UNMIG)
la Direttiva VIA 2014/52/UE, nella quale si stabilisce che la valutazione dei progetti descrive e valuta, in modo appropriato per ciascun caso particolare gli effetti significativi diretti e indiretti, di un progetto sui seguenti fattori: (…) b) biodiversità, con particolare attenzione alle specie e agli habitat protetti in virtù della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 2009/147/CE” (come si legge all’art. 1, paragrafo 1, lettera b) della Direttiva VIA). E’ sempre la nuova Direttiva sulla VIA, che dovrebbe essere recepita entro il 17 maggio 2017, che dedica particolare attenzione al coinvolgimento nel processo decisionale di tutte le amministrazioni, anche locali, interessate al progetto, stabilendo nel nuovo paragrafo 1 dell’art. 6 della nuova Direttiva VIA che gli Stati membri debbano adottare “…tutte le misure necessarie affinché le autorità che possono essere interessate al progetto, per la loro specifica responsabilità in materia di ambiente o in virtù delle loro competenze locali o regionali, abbiano la possibilità di esprimere il loro parere sulle informazioni fornite dal committente e sulla domanda di autorizzazione…”

RITENUTO opportuno riproporre la centralità del rapporto locale-globale con l’urgenza di superare le logiche emergenziali e settoriali a favore di una visione unitaria e integrata che riaffermi il valore strategico della gestione sostenibile dei conflitti socio-ambientali è la SFIDA vera della pianificazione ambientale e territoriale.

Pertanto premesso
IL CONSIGLIO COMUNALE
DELIBERA

Il seguente Ordine del Giorno affinché impegnino:
- Il SINDACO METROPOLITANO di convocare l’Assemblea dei SINDACI per proporre ricorso al TAR e laddove i termini di rocorso dei decreti pubblicati in Gazzetta Ufficiale siano in scadenza, ricorso straordinario al Capo dello Stato, insieme al Presidente della Regione Michele Emiliano
- Il GOVERNO che venga redatto finalmente il PIANO ENERGETICO NAZIONALE, che faccia chiarezza rispetto alle fonti di approviggionamento energetico del nostro PAESE.
- Il GOVERNO di aprire un TAVOLO DI CONCERTAZIONE TRANSFRONTALIERO che riunisca i Paesi che si affacciano sul Mare Adriatico le cui coste sono interessate dalle concessioni date alla Spectrum, ovvero, dalla Northern Petroleum.
Inoltre si impegna la GIUNTA COMUNALE a promuovere un gruppo di azione che segua e solleciti il Governo Regionale e Nazionale perché siano prese le risoluzioni necessarie a interrompere le prospezione delle due società e perché non siano concessi ulteriori titoli concessori che autorizzino alla ricerca ed alla coltivazione degli idrocarburi in mare.

 

Consiglio Comunale

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