D'Onghia: intervenire nella cultura per il giusto riconoscimento al lavoro femminile

sen. angela donghiaROMA -“Il dislivello nell’accesso al lavoro tra uomini e donne fatica a colmarsi nel nostro Paese nonostante negli ultimi tempi sia cresciuta la sensibilità nei confronti del sesso femminile. Numerose sono le donne imprenditrici di successo, ma dobbiamo ancora impegnarci molto per un cambiamento culturale che faccia dell’Italia un paese uguale per entrambi i sessi”.


Ad affermarlo la sottosegretaria al MIUR, senatrice Angela D’Onghia, che domani interverrà nel Foyer del Teatro Petruzzelli a Bari, alla Tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Corriere della Sera e intitolata “Il fattore D come donne - Il ruolo del lavoro femminile nella nuova economia: quanto dovranno pesare per rilanciare il Paese?”

“Il ruolo delle donne nella nostra società sconta ancora incredibili ritardi soprattutto nel mercato del lavoro dove è evidente anche la disparità economica con uomini che occupano le stesse posizioni. Ė vero, le donne sono sempre più protagoniste della vita sociale e civile, ma non mancano pregiudizi negativi e stereotipi nei confronti del sesso femminile. Intervenire sul piano culturale allora è di prioritaria importanza affinché venga dato il giusto riconoscimento al ruolo delle donne. A questo va aggiunto anche un sistema di welfare che consenta di conciliare la carriera con la maternità e l’assistenza famigliare. Insomma il nostro impegno deve essere rivolto a realizzare tutte quelle pratiche che favoriscano la partecipazione economica delle donne con il pieno sviluppo dei loro talenti e delle loro potenzialità. Ė questa la sfida per il mondo delle imprese, che devono dimostrare di sapersi rinnovare ponendo forte attenzione al lavoro delle donne.

La valorizzazione del capitale umano femminile è un investimento per il sistema Paese e può contribuire alla crescita e allo sviluppo economico. Per questo occorrono politiche imprenditoriali e pubbliche di lungo respiro basate sulla parità dei sessi e uguali diritti”.

dal Parlamento

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