Convention per la democrazia e la politica

logo-arcipelagoRiceviamo e pubblichiamo - Ciò che appare chiaro all’osservazione di quanti vivono con un certo interesse le iniziative dei partiti politici è che tutto dovrà accadere, potrebbe accadere; che tutto è lì lì per rivelarsi, per prendere forma. E in attesa dell’evento, il pensiero rimane come sospeso, in trance. Così accade, è sempre accaduto alla nostra latitudine, che il tempo passa a parlare di quanto tempo manca e di come prepararsi nel tempo che manca e come evitare che ci manchi il tempo.

Il tutto concorre a creare un’atmosfera, in cui i comportamenti dei singoli e dei gruppi sembrano rimodellare quelli delle confraternite incaricate di allestire la scena della processione per officiare un rito. E come in ogni rito che si rispetti, tutti sanno a priori la parte che tocca loro recitare; sia quella relativa ai fratelli-amici-compagni incaricati di portare simboli e vessilli, che quella degli officianti. Perché lo vuole il Signore, lo vogliono i Signori, i ‘Don’! Pur nelle diverse rappresentazioni estetiche e formulazioni dottrinarie, il magma culturale che questi dòmini del potere hanno impastato nel tempo, costituisce il vero ostacolo all’accesso dei cittadini alla politica. A quello spazio, a quella piazza(agorà) aperta all’incontro dei cittadini per discutere, dibattere, confrontarsi sui problemi della vita della polis(città). Uno spazio di libertà per partecipare alla creazione-costruzione di legami sociali, senza dei quali diventa difficile dare un senso alla vita. La vita stessa rischia di diventare una via crucis, lungo la quale vengono dislocate a distanze e costi sempre crescenti le stazioni dei pronto-soccorsi, dei laboratori di analisi, dei tickets etc..

E’ a partire da queste considerazioni che abbiamo sollecitato tutti coloro, che si sentono parte della cittadinanza attiva, a favorire la promozione di un importante appuntamento che potremmo chiamare convention per la democrazia e la politica. Senza alcuna primogenitura. Ognuno faccia la sua parte. I partiti, individuando in quel momento la volontà e la disponibilità a riconoscersi principali interpreti di un processo di aggregazione della società intorno a grandi questioni che la interessano, legittimerebbero la funzione che viene loro riconosciuta dalla nostra Costituzione. I prossimi appuntamenti elettorali cadono in una fase di grande crisi economica. Un’assemblea cittadina, aperta al determinante contributo di tutte le forze produttive, costituirebbe una occasione imprescindibile per conoscere dall’interno le condizioni in cui versa il mondo del lavoro: dall’impresa all’artigianato, dal commercio ai servizi, dalla cultura alla ricerca.

Una occasione per fotografare quel mondo e proiettarne le aspettative all’interno di un programma politico da tradurre successivamente in  attività amministrativa. Una occasione per far emergere  personalità alle quali attribuire le relative responsabilità istituzionali. In questo quadro, le primarie costituirebbero un momento di massimo inveramento della democrazia, intesa come partecipazione attiva e motivata alla vita della propria comunità. La posta in gioco è alta questa volta. Non ci sono più spoglie da distribuirsi, né promesse da fare- non ci crede più nessuno-. Accettare la sfida dell’ economia globale per costruire una soggettività glocale. Questo passa attraverso un ricambio della nostra veste antropologica: non più economia assistita, ma protagonisti del nostro sviluppo; non più consumatori passivi, obnubilati dalla pubblicità, ma produttori di beni e servizi a misura delle nostre reali necessità. Ci vorrà sicuramente del tempo... Intanto potremmo cominciare ad utilizzarlo convocando tutte le energie, liberando il pensiero.

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