Il futuro dell'Italia e di Noci per la senatrice Angela D'Onghia

03-12-donghia-1NOCI (Bari) - Sono trascorsi circa sette mesi dalle politiche di febbraio scorso in cui l'imprenditrice nocese Angela D'onghia fu eletta senatrice nella Lista Monti. NOCI24.it l'ha incontrata per conoscere più da vicino il suo lavoro a livello parlamentare ed il suo punto di vista sulla fase attuale della politica italiana e nocese.

Senatrice D’Onghia, come valuta i primi sette mesi del suo mandato parlamentare?

«Eliminando i primi due mesi che per me sono sembrati due mesi persi nel vuoto, per l’Italia, per le imprese, per le famiglie, perché tranne riunioni inconcludenti di tecnicismi di partito non si è parlato delle cose reali del paese. Quando è stato avviato il governo e il governo ha iniziato a lavorare mi è sembrato interessante potermi occupare di quelle che sono le esigenze del paese. Sicuramente non si è fatto ancora molto perché si sono avuti due mesi pieni di lavoro e ci stavano tante cose in pentola che bisognava avviare. Ora sicuramente si incomincerà a lavorare seriamente anche per quanto riguarda il nuovo patto di stabilità e tutte le cose che entro fine anno si dovrebbero portare in porto. Quindi valuto l’esperienza parlamentare un'ottima esperienza che permette anche di guardare al mondo e all’Italia in maniera diversa. Secondo me ci sono tantissime cose da fare, bisogna un po’ svecchiare questa nostra Italia e questa burocrazia che un po’ attanaglia il paese».

Come vive l’esperienza in Parlamento una imprenditrice del sud?

«Vivo questa esperienza da parlamentare mista all’esperienza da imprenditore e sono convinta che si possono fare tante cose. Che sicuramente un provvedimento messo in piedi da solo senza mettere in piedi altri tipi di provvedimenti secondo me diventa quasi nullo perché è come se in una famiglia si pensa soltanto ad abbassare le spese, ma non si pensa a come far aumentare il lavoro. Il sud da sempre invece ha avuto una marcia diversa da quella dell’Italia intera. E questo lo vediamo dappertutto. Lo vediamo nell’affluenza dei turisti che solo il 14%, di quelli che arrivano in tutta Italia, arrivano al sud. Lo vediamo con le imprese. Sono pochissime le imprese del sud che hanno gli stessi fatturati di quelle del nord. Penso che il nord anche a livello politico si sia mosso in maniera diversa.  L’esperienza che il nord ha fatto, anche con la Lega stessa che si è occupata molto del territorio, è un’esperienza che ha permesso al nord di avanzare richieste precise al Parlamento e al Governo.  Questo sicuramente è un gap che dovremmo tentare di superare. Io penso che noi parlamentari del sud dovremmo iniziare con più forza a parlare del nostro sud, che non è una palla al piede».

Quello di senatrice è un ruolo che si può conciliare con il dinamismo dell’attività d’impresa?

«Sicuramente il ritmo della politica a volte mi lascia disarmata perché la politica ha dei ritmi molto, molto più lenti. Però anche qui dovremmo tentare di avere un recupero. La politica, secondo me, si deve adeguare a quelli che sono i tempi delle imprese e le esigenze delle famiglie. Penso ad esempio che in questo momento non possiamo pensare soltanto agli incentivi per i nuovi assunti, ma dobbiamo pensare a come far muovere il motore intero dell'economia. Insieme agli incentivi dobbiamo fare in modo che riprendano i consumi. E dobbiamo fare in modo che crescano le esportazioni. Il nostro paese è da sempre molto penalizzato sulle esportazioni. Noi siamo dei cattivi esportatori perché non abbiamo delle grandi presenze nel resto del mondo e siamo rappresentati in maniera completamente diversa dagli altri paesi avanzati».

Quali sono state le proposte di legge approvate in parlamento su cui Lei si è maggiormente spesa?

«Innanzitutto il “decreto del fare” che secondo me è stato il decreto più importate per il fatto di aver spostato gli incentivi che scadevano a fine giugno a fine dicembre. Ed io personalmente nelle dichiarazioni di voto che ho fatto quando è stato approvato quel provvedimento ho chiesto al Governo che questi incentivi diventino stabili, perché dobbiamo fare in modo che le famiglie possano spendere per ristrutturare la casa potendo detrarre gli investimenti dalle tasse. Solo così si crea in Italia un circolo virtuoso tra il cittadino che paga le tasse e riceve uno sconto per i lavori di ristrutturazione certi e verificabili. E noi in commissione sviluppo abbiamo fatto un grande lavoro su questo intervento, infatti sono stati inseriti anche i mobili e gli elettrodomestici. Purtroppo per l’Italia non abbiamo potuto inserire l’esclusività del made in Italy per un problema di Europa, però io ho detto che bisogna lanciarlo dal basso questo nuovo messaggio. Cioè spiegare alle persone che quando comprano un prodotto se il prodotto è made in Italy ci siamo dati due mani: una per i consumi, l’altra per il lavoro. Perché far rimanere il lavoro qua in Italia è una delle grandi negligenze degli ultimi 20 anni. Tutti sono stati miopi, compresi gli imprenditori perché il discorso di spostare il lavoro ha portato ad un deterioramento del lavoro in Italia. E quindi ha spostato anche la barra dei consumi. Secondo me si deve rilanciare questo discorso anche a livello territoriale di consumare quello che produciamo più vicino a noi, perchè così facciamo in modo che il nostro territorio non si impoverisca, ma si arricchisca. Su questa cosa anche a livello di governo ora bisognerà ricominciare a lavorare per capire cosa possiamo fare per portare il maggior numero di commesse possibili in Italia e quindi come possiamo fare per ripristinare questo passaggio, un passaggio che all'inizio sembrava logico per non perdere competitività, ma che alla fine è diventato invece un passaggio per perdere lavoro».

Oltre al decreto del fare?

«Poi c’è il discorso dell’Ilva, anche se in questi giorni stiamo leggendo delle cose strane… Ed io in commissione chiederò che venga audito Bondi su questa cosa perché è giusto che noi continuiamo ad interessarci. La chiusura di quella azienda in questo momento vuol dire mandare a casa 12.000 persone che lavorano presso l’Ilva più circa 6000 dell’indotto e quindi impoverire un territorio che gravita sull’Ilva. Dall’altra parte, però, non possiamo fare questo a spese della salute del nostro territorio. Quindi il fatto di mettere in condizioni l’Ilva di fare tutte le bonifiche che sono necessarie per la salute e quindi per equilibrare questo gap che si è creato negli anni dove si è pensato al profitto, ma nessuno ha fatto in modo che i Riva pensassero alla salute. E devo dire che qui tutto è dovuto anche ad un fatto di controlli. Questa anomalia non è nata ieri e la distruzione dell'ecosistema nel territorio tarantino, di cui anche noi un po’ facciamo parte, è una cosa che noi nocesi conosciamo da qualche trentennio. Secondo me il discorso è di non chiudere l’azienda, ma di risanarla per fare in modo che quell’azienda possa diventare come sono le aziende nel mondo. In Germania ci sono aziende come l’Ilva che sono vicinissime alle città e che non inquinano. In Corea c’è una azienda delle stesse dimensioni che ha completamente la cokeria coperta e quindi non inquina. Fare questa bonifica a Taranto può voler dire da una parte salvare l’impresa ed il lavoro che essa dà sul territorio e dall’altra salvaguardare la salute».

Quindi decreto del fare, Ilva e poi?

«Abbiamo anche chiesto al governo di accelerare il discorso della linea veloce adriatica perché anche il discorso dei collegamenti  è importante. Noi in Italia abbiamo una percentuale bassissima di movimentazione merci su rotaie: siamo a meno della metà degli altri paesi europei. E questa cosa va ridimensionata perchè può portare intanto più lavoro al sud e d’altro canto creerebbe quei collegamenti veloci che servono alla mobilità di tante persone del sud e del nord che lavorano in luoghi diversi rispetto a dove abitano».

Senatrice, ma che idea si è fatta sulla questione della “agibilità” politica da riconoscere o meno a Berlusconi? Decadenza sì o no?

«La mia posizione è abbastanza franca. Io dico che noi non possiamo diventare giuristi e non lo dobbiamo fare. Noi siamo parlamentari e siamo tenuti a guardare al governo di questo paese. Il nostro compito non è quello di decidere se una persona può essere estromessa dalla politica. Ho pensato una cosa.  Berlusconi a livello imprenditoriale, siccome lui dice di aver passato tutto ai figli, mi sembra che sia stato un imprenditore illuminato: infatti il grande problema dell'Italia è che gli imprenditori fanno questo passaggio generazionale molto tardi, creando dei problemi all’impresa. Non riesco a capire come lui non sia stato capace in questi anni di fare, o non lo faccia ora, questo cambio generazionale all’interno del partito. Perché, secondo me, un partito può andare avanti al di là se una persona è candidabile o non è candidabile. Tutto il rispetto per il grande imprenditore, secondo me non è giusto che venga estromesso in questa maniera, però se uno fa degli errori non sta a me giudicare. Io penso che per questo ci sono le competenze diverse e ispero che chi deve far rispettare le leggi le faccia rispettare e dall'altro canto non ci siano commistioni più tra politica e giustizia. E’ vero che la nostra giustizia in Italia va al rallentatore, questo frena le imprese, frena i consumi, frena tutto. E frena forse anche la politica che da un ventennio si occupa del problema di Berlusconi e magari poco del problema dell’Italia. La cosa che mi dà fastidio è che stiamo parlando magari di Berlusconi e non parliamo dei problemi che noi abbiamo: noi abbiamo 100.000 dipendenti cassintegrati in più in Puglia nell’ultimo trimestre e stiamo ad occuparci di un problema che secondo me dovrebbe essere risolto più che altro da loro. Il PDL penso che abbia tutte le forze, le caratteristiche, ci sono delle persone capacissime, penso, di portare avanti il partito. Quindi penso che un partito non debba essere legato ad una persona, andrebbe ridimensionata la figura di Berlusconi, poi se il Capo dello Stato darà la grazia, se qualcuno la chiederà, nessuno penso avrà da dire su questa cosa perché comunque Berlusconi è una persona che per vent'anni ha rappresentato l'Italia e quindi in questo dobbiamo essere onesti».

Veniamo al suo partito, Scelta Civica si sta radicando in Puglia sul territorio: quali sono gli obiettivi per Noci?

«Gli obiettivi sono quelli di costruire un movimento snello, un partito che pensi più a fare le cose, ad interessarsi dei problemi del paese e dei cittadini. Io penso che in questo momento storico complicatissimo saremo ricordati se faremo qualcosa. Ma saremo ricordati non noi come persone o noi come parlamentari, ma noi come ceto dirigente, come pensatori del nostro paese. Tutti quelli che hanno da 25 anni in su sono in questo momento chiamati a dare la loro idea per fare qualcosa. Noi abbiamo detto che siamo aperti alle associazioni, non per farle diventare parte del nostro partito, ma per dialogare con la gente. In questo momento dobbiamo prendere le migliori eccellenze del paese e insieme ai partiti, alle associazioni dobbiamo tirar fuori le idee migliori per andare avanti. Scelta Civica come obiettivo si pone quello di mettere insieme più gente possibile senza pensare al colore o a quello che andremo a votare domani. Penso che la politica dovrebbe tornare ad essere un luogo per pensare, un luogo per agire, un luogo per migliorare quello che c'è e per avere delle prospettive migliori per il futuro piuttosto che quel ragionamento che va di elezione in elezione. A me sembra che siamo in perenne campagna elettorale».

Come valuta l’avvio dell'amministrazione Nisi e di questa collaborazione che si sta sperimentando tra le due coalizioni?

«Per quello che ho detto prima la valuto bene perché secondo me la cosa importante non è chi amministra, con quale maggioranza, con quante sedie in consiglio comunale, ma è che cosa la coalizione, che cosa il governo cittadino deve fare per la città. Quindi io spero, lo spero per loro, che governeranno la città. Lo spero per cittadini nocesi. Lo spero anche per noi di Scelta Civica: che non ci siano tatticismi in questa coalizione e che chi oggi si propone di governare questa città non inizi una campagna elettorale già prima di avviare i lavori. Questo sarebbe deleterio, servirebbe soltanto a creare ulteriori problemi quindi che ben venga questa coalizione. Noi saremo a disposizione come lo saremmo stati con chiunque. A parte il mio ruolo di parlamentare, io ho sempre detto che sono a disposizione di tutti: non sono a disposizione del mio partito o di quelli della mia coalizione, io sono a disposizione di tutti. Ma il partito Scelta Civica a Noci sarà a disposizione di questa amministrazione ove servirà anche per un aiuto di idee, un contributo concreto sulle cose da fare e sulle idee che magari possono venire a chiunque. Quindi l'unico augurio che io faccio a questa coalizione che si sta formando è quello di andare avanti con linearità e con serenità senza tatticismi perché i tatticismi sono stati la morte della politica. Ma le dico di più sono stati il pantano per l’Italia. Perché il fatto di portare ognuno a casa quello che si è promesso ai propri elettori non ci ha fatto guardare avanti con lungimiranza e non ci ha fatto guardare alle cose concrete. Noi non dovremmo pensare soltanto a come risollevare il paese oggi, ma dovremmo pensare al futuro del nostro paese e quindi a quello che il nostro paese sarà fra vent'anni. Ormai la politica pensa, invece, di qua ad uno-due anni perché se fra due anni andiamo ad elezioni dobbiamo essere preparati. Forse questo mio ragionamento proviene dal fatto che io non sono un politico e non penso alle prossime elezioni, ma io penso che se un politico o anche un semplice consigliere comunale va ad occupare una sedia non si deve occupare delle prossime elezioni, ma di quante cose potrà fare per il paese».

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