Disturbi alimentari: il peso insostenibile di se stessi

02 22 disordini alimentariNOCI (Bari) - Anoressia, bulimia, disfagia, selective eating, food avoidance emotional disorde. Scientificamente si tratta di fenomeni descritti come disturbi alimentari frutto di un disagio psicologico che portano il soggetto a rifiutare il cibo, a deglutire quanto più cibo possibile per poi ricorrere al vomito autoindotto o all’assunzione di lassativi. Si parla di disagi che colpiscono un numero sempre più alto di adolescenti (per la maggior parte di sesso femminile), per cui si individuano misure utili a prevenire il problema: un primo ruolo importante può svolgerlo il pediatra sottoponendo il bambino a domande che potrebbero dare i primi indizi della malattia; tuttavia, fondamentale è anche l’intervento dei genitori che più di chiunque altro possono rilevare tali segnali nella tendenza all’isolamento.


“Un ragazzo che si avvicina a questo tipo di problema ha un approccio contorto con il cibo e “l’obbiettivo” anoressico coincide con quello del bulimico: il traguardo è in entrambe le condizioni il raggiungimento della magrezza e non di un semplice corpo magro. Tuttavia, mentre il soggetto anoressico rimane costantemente incollato all’ IDEALE, che ottiene “ingannando” con la volontà i bisogni del corpo, il soggetto bulimico cede all’irruenza della spinta pulsionale e ripristina l’ideale solo a momenti alterni”, così la dietista nocese, Mariana De Marinis, spiega la differenza tra le due manifestazioni più comuni di questo disagio. “Secondo il DSM IV, il manuale Diagnostico e Statistico per i disturbi mentali, riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali, si possono individuare dei criteri comuni essenziali per poter parlare di anoressia nervosa. C’è innanzitutto un rifiuto nel mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l'età e per la statura (anoressico è un soggetto con peso sotto l'85% di quello previsto in base all'età ed all'altezza e/o l'indice di massa corporea - BMI - inferiore a 17,5), accompagnato da un'intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Anche un aumento di pochi etti può provocare un profondo disagio e una profonda angoscia. Il soggetto anoressico, non è soddisfatto del proprio corpo (fattore di rischio più importante) e rifiuta di ammettere la gravità delle proprie condizioni fisiologiche. Per la bulimia (letteralmente "fame da bue") invece, anche se l’obbiettivo da raggiungere coincide, come abbiamo visto, a quello dell’anoressia, a differenza di quest’ultima, può essere mascherata più facilmente perchè non necessariamente si assiste ad un dimagrimento eccessivo e, pertanto sospetto in quanto una persona bulimica si abbuffa in modo molto diverso da quello che avviene quando normalmente si mangia. Ricordiamo che in entrambe le condizioni, sia di bulimia che di anoressia, lo scopo è quello di raggiungere la perfezione corpore ed entrambe sono molto pericolose. I fattori che favoriscono l'apparire di queste patologie sono gli stessi: la preoccupazione ossessiva di ingrassare associata ad una percezione distorta del proprio aspetto fisico. In entrambe le patologie ad un disturbo primario di natura psichica si accompagnano e si mescolano alcune alterazioni metaboliche e ormonali che conseguono allo stato di denutrizione e purtroppo anche alla morte se non curate”.
02 22 disturbi alimentariPer molto tempo si è anche riscontrata la causa nel tentativo di assomigliare a quei modelli che la tv sempre più spesso propina: il mondo della moda, ad esempio, esige standard fisici che per molti anni sono apparsi come un vero e proprio invito all’anoressia. Il vero problema è che in molti casi l’individuazione del disturbo non è così tempestivo e non mostra quei sintomi ascrivibili a quelli che sono i disturbi del comportamento alimentare. Chi ne è vittima, infatti, nasconde il suo malessere o quando tenta di esporlo ne parla come un periodo superato: la realtà è, invece, che se non si ricorre a specialisti o a cliniche specializzate, il rischio è quello di imparare a convivere con il problema alternando momenti di “normalità” ad altri di taciuta sofferenza.
Quando poi si parla di cause, è riduttivo parlare della volontà di seguire modelli televisivi o di piacere agli altri, come spesso si tende a fare. Le cause di problemi come l’anoressia e la bulimia si celano, invece, nell’interiorità del soggetto: tutto può sicuramente partire da un evento particolare che fa scaturire l’esigenza di perdere peso e il controllo maniacale delle calorie ingerite, ma ciò che ne deriva in seguito è qualcosa che prescinde da qualunque giudizio esterno e che riguarda solo ed esclusivamente la percezione che si ha di se stessi.

Ma è possibile prevenire o curare un tale tipo di disagio? La dott.ssa De Marinis ci risponde: “Sicuramente un intervento preventivo ed informativo nelle scuole e soprattutto in aree a rischio elevato, come i settori dello sport, della moda e della danza permette di iniziare precocemente una riflessione sull’alimentazione e sulla corporeità in una fascia di età ad elevato rischio. Inoltre, è molto importante coinvolgere ATTIVAMENTE i genitori ed i parenti dei ragazzi. La prevenzione deve avere come obiettivi primari la costruzione di una buona capacità a riconoscere gli stimoli interni, la promozione di un’alimentazione salutare e la formazione di una solida autostima tale da mantenere un atteggiamento critico nei confronti dei messaggi culturali su cibo, corpo e bellezza.
È di primaria importanza che soggetti già affetti da questi disturbi, siano aiutati sia a comprendere di avere un problema clinico e sia a sviluppare la fiducia nei terapeutici e nelle possibili cure. Questo è possibile attraverso un lavoro di equipe e di collaborazione tra famiglia e specialisti nel settore.
Si tratta purtroppo ancora oggi di un percorso molto difficil, ma con tanta forza di volontà si può guarire: abbiate la forza di chiedere aiuto, di avere maggiore consapevolezza di voi stessi e di mettervi in discussione con chi può aiutarvi”.

Avevo 16 anni e all’apparenza ero una ragazzina normale, come tutte le mie coetanee. Avevo solo qualche chilo in più rispetto a loro, ma avevo amici che mi volevano bene e una famiglia pronta a fare tutto per me. All’apparenza non mi mancava niente. Eppure dentro di me sapevo che di uguale a loro non avevo proprio un bel niente. Ero diversa: ero grassa. Ancor prima che me ne rendessi conto l’ago della bilancia iniziava a scendere vertiginosamente e nello specchio vedevo una persona che assomigliava sempre di più a quello che la circondava. È stato il dolore della mia famiglia a salvarmi. Più dimagrivo e più loro soffrivano. Ogni giorno mia madre mi preparava i miei piatti preferiti e vederla star male al mio rifiuto mi spezzava il cuore. Io quel momento l’ho superato, lasciandomi aiutare da loro e in parte da me stessa. Eppure mai nessuno ha mai capito che dietro quella insensata ricerca della perfezione, si nascondeva l’insoddisfazione non dell’immagine riflessa nello specchio ma di tutto ciò che avevo dentro di me. Sono passati tanti anni ormai da quel momento, ma ancora oggi convivo con quel mostro e ogni giorno giuro a me stessa che se potessi tornare indietro nel tempo mi sarei evitata tutto questo dolore, lasciandomi aiutare da chi sicuramente ne avrebbe capito più di me”. Questa è una delle tante testimonianze ritrovate sul web di chi ha toccato con mano il pericolo in cui si incorre quando non ci si lascia aiutare adeguatamente. Non basta parlarne al proprio diario segreto: solo dando voce al proprio malessere si può ottenere quell’aiuto capace di cambiare una vita intera.

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