Expo: "È passato il mondo da Milano"

10 18 liuzzi expoLETTERE AL GIORNALE - Prendi l'Estramurale di Noci, alberato corso lungo un chilometro, lo allunghi fino a disegnare un perfetto asse viario longitudinale ed otterrai il Decumano dell'Expo, che però misura 1.500 metri. Solo per dare un'idea. Ieri ho percorso questo ampio vialone confondendomi col melting pot che affolla l'Esposizione universale in questi ultimi giorni di apertura, mi sono appena soffermato sulle ardite architetture di non pochi padiglioni rappresentativi delle nazioni presenti ufficialmente e delle eccellenze agroalimentari italiane, ho preso parte al World Food Day, promosso "per azzerare fame e malnutrizione" ascoltando le parole del Presidente della Repubblica e del Segretario generale Onu, ospiti eccezionali del grandioso evento (in foto Liuzzi al padiglione russo).

Elencando i progressi ottenuti, Sergio Mattarella ha però specificato che "il cammino resta lungo". Nel conference center di Expo ho ammirato le gigantografie di Ban Ki-moon: al collo la scritta "zero hunger". Eliminare la fame per tutti. Il giorno prima, alla Camera dei Deputati, ci aveva parlato più o meno in questi stessi termini. Sono oggi 800 milioni gli abitanti della Terra che soffrono il digiuno e, di questi, 160 milioni sono i bambini. Pertanto, torna visionario ed incoraggiante per gli uomini e le donne di buona volontà esclamare, praticare, incentivare il contenuto dello slogan dell'Esposizione milanese: "Nutrire il pianeta".

C'è già nostalgia di Expo. L'ho avvertita nella metropoli meneghina e penso che, come accade agli italiani, sempre più scettici e sfiduciati, solo ora ci siamo resi conto delle grandi potenzialità dell'evento. Che comunque ha avuto la capacità di coniugare dimensioni localistiche con orizzonti planetari, ha messo insieme l'alacre fattoria dietro l'angolo col duro lavoro dei campesinos e l'allegria delle raccoglitrici sulle Ande, dei coltivatori sui pianori africani, della manodopera agricola alle pendici dei vulcani. È passato il mondo da Milano. Diamogli una mano a migliorare le condizioni di vita degli umani, cominciando dagli immigrati, da tutti coloro che fuggono dai conflitti e dalle carestie.

Piero Liuzzi

Lettere al giornale

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