Magdi Cristiano Allam e la sfida del Natale a Noci

0 lettera al giornale noci24LETTERE AL GIORNALE - “ Il paese è di profonda tradizione cristiana, chi non intende rispettare le tradizioni locali se ne vada”. Queste parole sono state scritte su un cartello stradale  a Pontoglio  ( BS ) dal sindaco di destra Alessandro Seghezzi. “Islam, siamo in guerra” ha intitolato la sua ultima fatica letteraria lo scrittore e giornalista Magdi Cristiano Allam il quale in una interessante conferenza tenutasi a Noci il 18 dicembre u.s., grazie all’ iniziativa dell’associazione culturale “Officina per Noci” ha spiegato, con un linguaggio semplice e sobrio, il perché di quel titolo.

Non è mia intenzione riflettere sul fenomeno dell’Islam come vera religione o sugli aspetti politici e culturali che esso pone al mondo occidentale, ma trovo sorprendente che un vasto mondo qualifichi gli atteggiamenti o il pensiero testé richiamati semplicemente come di “destra” non cogliendo l’aspirazione profonda, radicata e viva nell’inconscio collettivo, di proteggere la convivenza fondata su valori universali o livelli di appartenenza di un popolo alla salvaguardia della sua identità. Il pensiero di Magdi Allam, pur da me non condivisibile in alcune sue parti fondamentali, pone un problema non eludibile nel processo realizzativo di una società multietnica e multiculturale: la salvaguardia delle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà occidentale ,un imperativo questo, a detta di molti,che diventa più pressante, oggi, con l’inadeguatezza del concetto di laicità esprimentesi nelle forme istituzionali francesi.  Questa considerazione non deve essere oggetto di riflessione dei soli addetti ai lavori ma riguarda tutti noi, la nostra realtà locale, che peraltro così sensibilmente variegata, nel suo cammino storico non è stata mai subalterna a proposte razziste o di esclusione.

Non faccio torto ai promotori dell’incontro con Magdi Allam se ascrivo alla loro iniziativa anche l’interesse a sensibilizzare su questa tematica il contesto locale. Se questa maturazione civile non la ascriviamo a puro ottimismo, un ruolo centrale è da attribuirsi al movimento cattolico nocese che ha valorizzato le azioni a difesa del tessuto sociale e dei rapporti di comunità. Ma la salvaguardia delle nostre radici religiose non esprime un immobilismo di enunciati, di dogmi. Una comunità, anche piccola come la nostra, per essere capita nelle sue trasformazioni, nel suo incedere non può essere solo analizzata dal punto di vista sociologico-politico se contestualmente non si opera un’indagine sulla cultura, sui valori che dall’interno la animano. Nel camminare per le strade del nostro paese in questo periodo si è affascinati dalle sontuose luminarie, dalle vetrine addobbate, dai canti e dai presepi; tutto è coordinato per richiamare l’attenzione su un avvenimento religioso, il Natale, che la maggior parte del popolo nocese riconosce centrale per la propria vita religiosa. La dimensione religiosa ha influenzato e tuttora influenza la vita culturale e politico-sociale della nostra realtà.

Contro ogni facile estrapolazione del dato economico dal fenomeno religioso, è mia convinzione che  indagare e comprendere i segni dei tempi risveglia una memoria che silenziosamente era scivolata via e pone la nascita di Gesù come occasione di ridefinire i termini della presenza dei cristiani nella storia locale. Quale cristianesimo conosciamo e viviamo? La subordinazione del cattolico nocese al concetto di benessere con l’allargamento della sua base di beni materiali ( non dimentichiamo che il reddito pro capite negli anni  ’90 era uno dei più alti in Puglia ) ha innervato una cultura di elevato individualismo e di forte soggettività scalzando così le basi di fede e di morale. Sono stato del parere e non l’ho taciuto nel passato che l’imborghesimento che ne è derivato dagli anni ’80 in poi ha prodotto il connubio tra consolatorie partecipazioni ai riti religiosi e valori borghesi. Una borghesia prettamente democristiana sul piano politico che con il mito del consumo ha alimentato una cultura dell’avere e del progressivo disimpegno dalla costruzione attiva della nostra città.

La comunità ecclesiale locale ha sottovalutato il fenomeno, forse non l’ha neanche inteso: paradossalmente, ha camminato insieme ad esso. La forte crisi economica che ultimamente ha scosso Noci con la chiusura di piccole e medie aziende e la conseguente conoscenza della povertà di larghi settori della popolazione, ha trovato impreparata la chiesa locale: il tutto è avvenuto e avviene nel suo silenzio. Concretamente non sa parlare di povertà. Ho l’impressione, a volte, che non condivida le vicissitudini del suo popolo, che non cammini con esso, che non comprenda la sua memoria storica, una memoria fatta di speranze e paure. Come possiamo immaginare di imprimere una direzione diversa alla nostra vita associata se non contestiamo la filosofia/e che governa/no le nostre azioni? Come mostrare la vitalità del Vangelo, la sua forza vivente se la comunità ecclesiale nocese non ha più la forza di interrogarsi sul rapporto fra sacro e disimpegno e, quindi, di guardare al futuro? Richiamare la tradizione cristiana a fondamento della evoluzione della civiltà occidentale come è stato ribadito nell’incontro con Magdi Allam comporta il racconto non romantico della realtà e che la “verità religiosa”, è mia convinzione, non si impone ma la si attua nel servizio all’uomo, nella cultura, nella storia. “Officina per Noci” se non altro ha il merito di non far pensare a questo Natale ad un semplice avvenimento religioso che per la sua ciclicità si risolve ormai in una mera prassi liturgica.

Cenzo Bruno

Lettere al giornale

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