Nisi "Da una periferia, ai dirigenti del Partito Democratico"

Domenico NisiLETTERE AL GIORNALE - È il mio partito. E lo è soprattutto perché è democratico. C’è, nel PD - come, ad oggi, in nessun’altra formazione politica - pluralità di pensiero, legittimità e insieme dovere di esprimere dissenso, di impegnarsi nel confronto, di chiedere sintesi, di auspicare il compromesso, di costituire una minoranza e di mantenerne e rispettarne l’indispensabile ruolo.

Ci sono, nel PD, organi e momenti di partecipazione democratica, di indirizzo, di rappresentanza, di delega, di controllo dei processi decisionali. C’è una democrazia interna. Certo, secondo un impianto senza dubbio da riformare e per molti aspetti fatto, ormai, di momenti e luoghi veramente vuoti e finti. D’accordo. Ma in questa notte della nostra Repubblica, da donne e uomini democratici, posti a dirigere questo partito, ci si aspetterebbe l’immediato riempimento proprio di quei luoghi e di quei momenti; ci si aspetterebbe la consapevolezza che riversare la dialettica interna e le tattiche di parte sui giornali, nelle trasmissioni televisive e sui social fa male. Fa male alla democrazia. Non solo mostra per intero lo svilimento dei processi democratici interni al partito, ma corrode la coscienza democratica del Paese, già duramente provata da queste stesse pratiche largamente perpetrate dai populisti di questa o di quella parte.

Fa male. Fa male constatare l’incapacità dei dirigenti del proprio partito di sentire l’urgenza dell’ora e di attivare il confronto e magari lo scontro nei luoghi e nei momenti che la struttura di un partito democratico proprio a tal scopo prevede. Fa male vedere i vertici del partito riversare sui propri elettori, e sui militanti delle periferie e sugli amministratori strenuamente impegnati a preservare il tessuto sociale dagli attacchi del sovranismo antidemocratico, la valanga di esternazioni che li fanno apparire come galli in lotta in un pollaio, piuttosto che come dirigenti impegnati a vigliare sullo stato delle istituzioni democratiche del nostro Paese, sul rispetto dei principi di una democrazia rappresentativa, pericolosamente assediati dalle pratiche di una pseudo democrazia diretta, estranei alla nostra Carta Costituzionale.

Scrivo per chiedere accoratamente che si attivino i processi decisionali interni e che siano portate all’opinione pubblica le posizioni di sintesi e di compromesso, unitarie. Lo ripeto: sbattere sulle pagine dei giornali, in modo così scomposto, il dibattito interno, genera un grande disorientamento, un profondo sconforto, un’immensa sfiducia.

Io parlo dalla periferia del PD. Non so quale polso la dirigenza del partito stia tastando in questo momento. Ma certamente non quello che pulsa qui, dal luogo da cui io scrivo, dove c’è un partito di uomini e donne democratici, che a breve dovranno impegnare la propria personale credibilità in favore del Partito Democratico. Lo faranno, consapevoli che la battaglia che si prepara è cruciale. Lo faranno. Il partito democratico è tutto nelle periferie, infatti, e merita una classe dirigente che non ne renda ogni giorno più difficile la militanza.

Domenico Nisi

Sindaco di Noci

Componente Assemblea Nazionale PD

 

Lettere al giornale

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