Tragedia, non commedia

Jose-KeltzRiceviamo e pubblichiamo - Durante il consiglio comunale di Noci del 30 novembre, un consigliere della maggioranza di centro-destra, rimanendo dentro tale maggioranza, ha dichiarato la propria adesione  al MSI-DN,  forza di ispirazione nazifascista i cui dirigenti hanno presenziato in uniforme nazista all'evento: camicia bruna e cravatta nera, come quelle del consigliere durante il discorso. Secondo la stampa locale, il sindaco Piero Liuzzi ha  preso atto dell’adesione pronunziando  la seguente dichiarazione, non smentita a 48 ore dai fatti:

(foto di repertorio - Josè Mottola e Bernardo Keltz) “I contenuti del discorso di Mansueto sono per certi versi universali e retorici. Tante volte in questa aula sono risuonati i valori di patria e identità nazionale. Mi meravigliano le critiche manifeste sull’operato dell’amministrazione… critiche che non condivido. L’esteriorità che qui viene manifestata la ritengo inopportuna per l’atto che si vuole compiere. Ai simboli qui diamo poco interesse. Non mi preoccupa una camicia stirata ed una cravatta ben tesa. Il discorso di Mansueto merita, però, attenzione per quello che propone in merito alle risposte da dare alle emergenze sociali anche a Noci. Colgo l’attenzione posta al prosieguo del programma amministrativo. Chiedo, però, sobrietà dei gesti e forza delle idee”.


A 48 ore dai fatti, PD e SEL tacciono,  forse soddisfatti del fatto che i loro consiglieri si siano dissociati durante il consiglio dalle parole del consigliere nazifascista e da quelle del sindaco, come se la loro garbata dissociazione riguardasse una variazione di bilancio o  un  progetto di parcheggio al mercato ittico: infatti,  il capogruppo del PD, nel dissociarsi, ha evocato con aplomb anglosassone “fatti che sotto il profilo della simbologia sono gravi e meritano coraggio”, richiamando i valori di tolleranza e fratellanza umana dello Statuto, “valori molto distanti dal movimento di Mansueto”; in realtà, solo Antonio Ripa del PD  ha abbandonato l’aula mentre  il consigliere vestito alla Führer parlava. D’altro canto, questo episodio conferma l’inesistenza di un’opposizione reale nel consiglio comunale di Noci, già evidenziata da anni di silenzi e inerzie dovute a motivi che ai comuni mortali sfuggono.


Cinque considerazioni finali:

1) In condizioni di agibilità politica repubblicana, una persona con uniforme nazista non può prendere la parola in un’Assemblea elettiva: l’onore e il decoro delle istituzioni vanno tutelati anzitutto dal presidente del consesso.

2) Ridurre tutto a una carnevalata, come taluni suggeriscono, non è possibile, poiché non si scherza sulla pelle di milioni di vittime delle camicie brune indossate dal consigliere e dai suoi sodali: è doveroso ricordare alle nuove generazioni che la camicia bruna è il simbolo della più grande tragedia della storia umana: la Shoah.

3) Quand’anche la si volesse buttare sul carnevale, ne deriverebbe che il sindaco e il presidente del consiglio comunale hanno consentito che un’Assemblea elettiva si trasformasse  nel teatro di una squallida pochade.

4) Salvo il sussulto di dignità del consigliere Antonio Ripa che ha abbandonato l’aula – gesto moralmente nobile ma politicamente innocuo poiché il suo gruppo consiliare è rimasto in aula –, l’intero consiglio comunale di Noci, in composto ascolto di una camicia bruna simboleggiante una tragedia immensa, ha scritto la pagina più tetra della sua storia: i suoi membri potrebbero cavarsela solo con la cristiana esortazione «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

5) Il sindaco di Noci  è stato sempre disponibile a patrocinare e promuovere manifestazioni celebrative  di grande importanza civile e democratica, quali la Giornata della Memoria, il 25 aprile, il 2 giugno, anche di concerto con istituzioni prestigiose quali l’IPSAIC (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea): ma egli passerà alla storia come capo di una maggioranza politica comprendente una forza nazifascista, nonché  per le poco edificanti parole di indifferenza “Ai simboli qui diamo poco interesse. Non mi preoccupa una camicia stirata ed una cravatta ben tesa”.


José Mottola       

Lettere al giornale

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