Scherza con i fanti e non scherzare con i Santi

06-19-manifesti-san-giovanniRiceviamo e pubblichiamo una lettera giunta in redazione in seguito all'articolo pubblicato il 19 giugno 2012 dal titolo "Festa di San Giovanni, organizzazione divisa in sacro e profano" - Ho letto l’articolo riguardante “la festa di San Giovanni” e mi permetto di scrivere alcune mie considerazioni che vorrete o meno pubblicare a giusta Vostra discrezione, senza che io mi offenda minimamente. Alcune persone di codesta redazione mi conoscono e sanno che non sono uno che prende cappello.

Nacqui 71 anni fa vicino alla cappella votiva di San Giovanni ed ho vissuto la mia fanciullezza e giovinezza in quella zona, partecipando anche all’organizzazione di questa sagra. L’edificio contenente la cappella era diverso; nella facciata che dava su via Vittorio Emanuele era ubicato il laboratorio di un fabbro che aveva tanti giovani apprendisti “ferrai” che si specializzavano nel confezionare quei raschietti usati dagli zappatori per nettare dal terreno vanghe e scarponi e che nel nostro dialetto ha un particolare nome: a rasole. Sul retro oltre ad una porta che non partiva dal piano stradale ma era sollevata di circa un metro, stava la nicchia, che per posizione coincide con quella attuale, con il quadro del Santo. È vero che si seguiva una antica tradizione, poi imitata da chi volle festeggiare S. Antonio sia nei pressi della Chiesa del Purgatorio sia vicino alla Chiesa del Carmine.

Quello che voglio sottolineare è che si era in comunione con la Chiesa ufficiale cioè con la Parrocchia. È pur vero che a quel tempo era inconcepibile uno scisma di San Giovanni. La Parrocchia con o senza consiglio pastorale è una comunità di fedeli non una comunità di credenti nel precursore di Cristo.

Vogliamo per forza elevare la tradizione sull’altare dello svago? Liberi di farlo! Ma teniamo conto che quella tradizione era diversa da quella che ci sforziamo di far apparire adesso. Ai miei tempi erano le famiglie del vicinato che si consociavono per “la festa”, adesso mi vengono a chiedere il contributo in via Posillipo dandomi una ricevuta non numerata, quasi fosse un pezzo di carta qualsiasi. Può somigliare ad un accattonaggio, ma al di là delle parole grosse, non c’è forse bisogno di un controllo superiore? Per sottacere dell’approvazione ecclesistica sulle immagini sacre.

Siamo realisti, viviamo in una epoca che si scelgono le tradizioni mangiatorie; se proprio vogliamo essere veri tradizionalisti cerchiamo di esserlo nel vero senso, cioè la tradizione religiosa è incanalata nella dottrina e nei riti della Chiesa, l’altra nel civile. “Scherza con i fanti e non scherzare con i Santi” canta don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Rossini. Come sarebbe bello se San Giovanni da uomo risoluto, qual’era, cominciasse a prendere a schiaffi chi profana il suo nome; forse comincerebbe da me? 

Pietro Gigante

Lettere al giornale

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