La fabbrica dei voti

0-lettera-al-giornale-noci24RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - C’era una volta un paese in cui gli imprenditori davano da lavorare. Gli imprenditori davano lo stipendio a fine mese e i dipendenti davano il loro lavoro, il loro tempo, i loro sacrifici.Gli imprenditori si arricchivano e tutto sommato facevano stare bene i dipendenti.

Quando arrivava il periodo delle elezioni amministrative l’imprenditore voleva il potere e, andando oltre il rapporto lavorativo, gli imprenditori pretendevano dai dipendenti il voto, per se stessi o per amici o parenti. Poco importa se il voto è una libera espressione dell’individuo. Anzi, è la LIBERTA’ dell’individuo. Ma gli imprenditori li minacciavano, controllando se nei seggi in cui votavano usciva quel numero di voti. Il rischio era di perdere il lavoro. E così il dipendente perdeva la LIBERTA’ di espressione. E non solo, anche mogli e parenti dovevano votare come diceva l’imprenditore.

Invece, per i ragazzi ed i conoscenti che non lavoravano in azienda ecco pronto un bel fornello, una (anzi, più di una) cena al ristorante, 50 € sotto il piatto, una ricarica telefonica e puntualmente la promessa di un lavoro. Il tutto in cambio della LIBERTA’ di voto. Le persone, allettate dalle false promesse ci cascavano. Dopo le elezioni facevano uno o due mesi di lavoro e venivano mandati a casa. Si arrabbiavano, ma poi alle elezioni successive ci ricascavano: ripartiva il giro delle cene, accettavano qualche pieno di benzina, ai ragazzini si davano 25€ al giorno per piegare dei volantini, 100€ per fare i rappresentati di lista, i dipendenti in ferie durante le elezioni e tutto finiva col fabbricare altri voti per i soliti noti.

Qualcuno più furbo riusciva ad ottenere finanziamenti pubblici per alcune attività e forse (ma preferiamo credere che non sia vero) parte di quei soldi servivano per comprare voti, per finanziare queste iniziative. Ma questi imprenditori perché obbligavano le persone a votarli? Perché facevano false promesse? Che ci guadagnavano loro? Non è che poi gestendo soldi pubblici (cioè soldi miei e soldi tuoi, delle nostre tasse) si arricchivano ancora di più a spese nostre?

Mi chiedo, ai tuoi amici o ai tuoi parenti, oppure proprio a te, ti è mai capitato di ricevere una telefonata a casa per prometterti un lavoro? Di essere invitato al ristorante, di aver preso soldi, ricariche telefoniche, buoni benzina, per venderti il tuo voto? Ma davvero la libertà di espressione (attraverso il voto) di una persona vale 50€, una cena o una falsa promessa?

Secondo te in quel paese c’è ancora gente disposta a farsi prendere in giro? Pare che quel tipo di politici che comperava voti e prendeva in giro la gente abbiano talmente incancrenito l’Italia che adesso sono andati incontro a fallimenti, hanno degli enormi capannoni vuoti e nessuno glieli comprerà. Non hanno più lavoro da offrire, ma il vizio di prendere in giro la gente, di comperare la loro dignità e liberta di espressione, cioè il voto, non lo hanno perso ancora. Quindi ci riproveranno.

Se succedesse nel tuo paese, tu sei ancora disposto a farti prendere in giro? A credere a questi cialtroni che hanno quasi fatto fallire l’Italia?

Medita.

Enzo Bartalotta, cittadino di Noci.

Lettere al giornale

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