Giusto per allargare il punto di vista....camminando insieme

lavori-via-moro-10RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - Gent.mo Direttore, ho letto gli interventi di Vito Zito e ancora quello di Felice Notarnicola sulla dirompente questione legata al marciapiede in fase di rifacimento di via Aldo Moro a Noci. Il mio intervento precendente tendeva a puntualizzare la questione dal lato normativo sperando... di allargare il punto di vista della questione...e non solo quello del marciapiede.

Ritengo, che l'opportunità offerta dal confronto attraverso il suo giornale possa essere allargato affinchè la problematica sia ancora più chiara nell'interesse della comunità dei cittadini e approfittando di Noci24 continuerò a dare il mio contributo di pensiero.

Ribadisco che rispetto a quanto evidenziato da Felice Notarnicola, il riferimento al Decreto Ministeriale,  N. 6792 del 05/11/2001 è del tutto fuorviante poichè trova applicazione nella costruzione di nuovi tronchi stradali, che dovrebbero ritenersi extraurbani, nelle vie di collegamento all'esterno del perimetro del tessuto urbano già costruito.
Salvo che...qualcuno non immagini di realizzare "nuove vie di collegamento" abbattendo parti del tessuto urbano esistente. Ma per fortuna non è il nostro caso. L'intervento specifico, Piazza Garibaldi e Via Aldo Moro, non riguarda la costruzione di un nuovo asse stradale.Per quello che ho avuto modo di leggere sui giornali locali, e per quel poco che ho avuto modo di vedere direttamente, si tratta di un intervento di riqualificazione urbana, che progettualmente tende a creare un asse pedonale dal Centro Storico alla Chiesa dei Cappuccini.
Idealmente penso che, se ci fosse in futuro la volontà da parte degli amministratori, l'asse pedonale potrebbe partire dalla Chiesa di San Domenico, attraversando Via Calvario, il Centro Antico, Piazza Garibaldi, raggiungere la Chiesa dei Cappuccini e viceversa. Questo ideale percorso pedonale potrebbe risultare indispensabile e riqualificante anche per il recupero del Centro Antico. Può costituire presupposto per una maggiore accessibità ad una porzione della città da parte di tutti, una sorta di "ponte pedonale" che unisce i quartieri della città.Detto ciò, ritengo ancora fuorviante non considerare tutti gli aspetti messi in atto dall'intervento di riqualificazione, almeno per quello che appare sino ad oggi.
La creazione di un percorso accessibile ed ampio (con l'ampliamento del marciapiede "che porta e che parte" dalla chiesa dei Cappuccini), è aperto a tutti e permette un utilizzo a "misura d'uomo", consentendo una facile inversione di marcia anche a chi fa uso di carrozzina.Se invece si ritenga più utile ignorarlo, concentrando l'attenzione sulle dimensioni del marciapiede sul lato opposto (lato Banca, etc.)...è certo che il problema risulterà fuorviante rispetto alla più ampia problematica dell'accessibilità.Ritengo, ma è una mia considerazione personale, che le dimensioni del marciapiede del lato opposto, così come riportate da Notarnicola in 120 cm, in considerazione della problematicità delle interruzioni a causa delle intersezioni con le altre vie esistenti, siano un buon compromesso rispetto alle preesistenti dimensioni dei marciapiedi ed anche al minimo di 90 cm. considerati dal Decreto 14 giugno 1989, n. 236.Diversa invece è la questione sollevata da Vito Zito, ovvero della presenza, sullo stesso marciapiede, di ostacoli, dissuasori, pali, centraline e quant'altro, che ne ostacolano o ostacolerebbero la piena accessibilità e fruibilità da parte dei cittadini.Ritengo a tal proposito, sempre per allargare il punto di vista, che possa essere utile e giusto richiamare l'attenzione a quanto stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503.
"Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici."Infatti all'art. 9, relativo all'Arredo Urbano, che richiama, confermandone la pertinenza e l'applicabilità, il Decreto 14 giugno 1989, n. 236 (quello ormai "famoso" dell'ampiezza minima dei marciapiedi fissata in 90 cm), stabilisce che:
"1. Gli elementi di arredo nonché le strutture, anche commerciali, con funzione di arredo urbano da ubicare su spazi pubblici devono essere accessibili, secondo i criteri di cui all'art. 4 del decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236.
2. Le tabelle ed i dispositivi segnaletici devono essere installati in posizione tale da essere agevolmente visibili e leggibili.
3. Le tabelle ed i dispositivi segnaletici di cui al comma 2, nonché le strutture di sostegno di linee elettriche, telefoniche, di impianti di illuminazione pubblica e comunque di apparecchiature di qualsiasi tipo, sono installate in modo da non essere fonte di infortunio e di intralcio, anche a persone su sedia a ruote....."Pertanto penso che laddove si ritiene o si riterrà che questi elementi risultino di intralcio potrà essere richiesta la rimozione o l'installazione in modo che non pregiudichino l'accessibilità.E' evidente che c'è molto ancora da fare per rendere la nostra città più vivibile ed accessibile ma credo che molto dipenda da quello che si potrà fare...camminando insieme.

Spero di essere stato d'aiuto.

Gianni Palattella


P.S.
La legislazione esistente in Italia in tema di accessibilità urbana, è una delle più complete. Il problema è che la gran parte delle amministrazioni pubbliche devono colmare i ritardi accumulati nell'applicazione del complesso di norme esistenti.
Basti pensare che nessuna città italiana è mai riuscita ad entrare nel novero delle città finaliste di "Access City" un concorso che da qualche anno la Commissione Europea indice con l'obiettivo di  sensibilizzare l'opinione pubblica sulle difficoltà che si incontrano nelle aree urbane e stimolare le città e le amministrazioni ad abbattere le barriere architettoniche, favorendo in tal modo l’accesso a edifici, trasporti e altri servizi.


La cosa bella di tutti questi riflettori puntati sui lavori di piazza Garibaldi e via Moro è che si sia aperto un ampio dibattito in cui, grazie anche a lettere come questa e quelle del sig. Notarnicola e di tutti gli altri intervenuti finora, si ha la possibilità di imparare qualcosa. E quando dico imparare non mi riferisco a norme tecniche o decreti. Mi riferisco alla possibilità di argomentare un punto di vista su un problema che riveste la collettività e di proporlo alla riflessione comune. In merito alla questione dibattuta, quindi, gli eventuali intralci sul marciapiede incriminato potrebbero essere facilmente rimossi e garantire, così, il passaggio ad una sedia a rotelle. Speriamo sia così.

Beppe Novembre

 

Lettere al giornale

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