Nocese perbenista qualunque

0-lettera-al-giornale-noci24LETTERE AL GIORNALE - Ore 9.00, esci di casa e trovi di fronte a te un robot blu, inserito nelle chiancole davanti casa tua, che mangia soldi e sputa tickets. Orrendo, freddo, mostruoso, antiestetico! Però è lui che autorizza il tuo accesso nello spazio adesso verniciato di blu. Ma chi questo robot? E chi sei tu (nemo!) che mi leggi? E cosa è lo spazio?

Lo spazio è la tua stessa realtà, la puoi misurare se vuoi, ma soprattutto è il contenitore delle tue esperienze, della tua storia. Lo spazio è lo sfondo costante del tuo divenire, concetto invisibile che usi per comprendere e spiegare le tue esperienze. Lo spazio è il contenitore inseparabile dell’ordine di cose e persone, della loro stessa coesistenza. Spazio è psicologia, viene prima della tua percezione sensibile di esso. La tua storia, i tuoi scambi, anche amorosi, le tue prime esperienze, le tue emozioni, i tuoi successi, i tuoi fallimenti, tutte le tue azioni sono contenute negli spazi in cui sei cresciuto. Quello spazio è tuo.

Tu sai come muoverti, orientarti nello spazio, ne hai perfetta percezione. Nello spazio vai incontro alle cose che ti attraggono o scappi da esse se provi repulsione. Lo spazio è il contenitore naturale della tua capacità espressiva, è raggio di azione e diametro di osservazione. Vivi, giochi, gioisci e ti danni, solo ed insieme ad altri, sempre nel tuo spazio sociale. Cos’è lo spazio di diverso dal palcoscenico di te stesso, della tua maschera sociale? Nello spazio celebri la tua vita e reciti il tuo ruolo, scelto da te o assegnato a te (da chi?).

Rispettare te significa anche e innanzitutto rispettare i tuoi spazi. La strada, la piazza del tuo paese, l’estramurale di Noci è un tuo spazio, che racconta un frammento o una parte importante della tua storia.

Senza capire che in quello spazio è cresciuto tuo nonno, tuo padre, tu stesso, senza capire che è tuo, allora stai smarrendo una parte identitaria importante di te. Allora ti è facile parlare al robot mangiasoldi per raccogliere i suoi escrementi di una civiltà persa. La distanza tra te ed il robot è nulla, come nullo è lo spazio rimasto, perché te lo hanno tolto.

Un giorno ti sei svegliato a Noci, una ditta blu che ignori sanziona l’uso del tuo spazio, ha ottenuto una gara d’appalto preparata dalla vecchia amministrazione, avallata dalla nuova amministrazione (vecchia e vestita di nuovo), quella che ti aveva illuso con promesse di coinvolgimento e partecipazione, quella che avrebbe ascoltato la tua voce e ti avrebbe riconosciuto e accolto. Invece, come sempre, sei stato imbrogliato, un minuto dopo che, scesi dai palchi intesi come spazi politici opposti, si sono scambiati gli spazi ed i palchi. Chi era a destra è andato a sinistra, chi era a sinistra, ma già veniva da destra, ci è tornato.

Adesso è inutile andare a cercare eventuali illeciti sull’appalto dei parcheggi, inutile fare gli esposti alla procura della repubblica, inutile recriminare il costo 5 volte superiore ai paesi limitrofi, perché la madre di tutte le irregolarità è la presunzione di appropriarsi del tuo spazio, senza il tuo coinvolgimento, per farne profitto.

Tu nocese prendi coscienza che ti manca la funzione dominante, insieme alla consapevole percezione dello spazio ti manca il ruolo sociale, perché hai sempre lasciato il palco ai tuoi “padroni”. Anche adesso, se pure individuassi tre pezzenti senza cultura che si vestono da padroni, tu rinunci a difendere il tuo spazio e smarrisci la tua identità, scambiandola col robot blu. Allora, nocese, chi sei tu?

Enzo Bartalotta

Lettere al giornale

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