Felice Laforgia: cavallo di razza

04-04-laforgia-putignanoNOCI (Bari) - A distanza di pochi giorni dalla dipartita di Felice Laforgia, la Redazione di Noci24.it ha avviato un'inserto speciale dedicato alla figura del 5 volte sindaco di Noci. Proprio per ricordare il valore politico e sociale del sindaco democristiano, la redazione ha chiesto agli altri ex sindaci della città murgiana di esprimere un proprio pensiero. Pubblichiamo il ricordo inviato dall'ex sindaco Cesareo Putignano.

 


 

Non è facile esprimere in sintesi una opinione assoluta su Felice LAFORGIA, data la complessità del personaggio. C'è da dire che se n'è andato, questa volta, in assoluto, silenzio. Insolitamente. Eh, sì! Perché, a mia memoria, quando se ne andava (e capitava spesso, dal Partito o dall'Amministrazione) lo faceva con 'rumor'. Sbatteva la porta! E si ritirava, come Cincinnato, a casa. Salvo, poi, un po' tutti, secondo i tipici riti 'democristiani', andare a pregarlo di tornare richiamandolo al senso del dovere, al dovere della responsabilità che avvertiva profondamente. E' stato uno dei "cavalli di razza" della Democrazia Cristiana degli anni '70 e '80. Dotato di naturale carisma politico e grande capacità dialettica si era posizionato dentro il Partito alla sinistra d.c., divenendo importante riferimento tra gli amici 'morotei', di Noci e di Terra di Bari. Le sue ragioni le difendeva con inusitata 'vis polemica' contro i suoi avversari interni ed esterni. Insomma non le mandava a dire, perché la diplomazia non era nel suo DNA. Caratterialmente era, come si potrebbe dire, un po' meteoropatico nel senso che in pieno dibattito politico o in circostanze conviviali da arguto e brillante conversatore, per un nonnulla, diventava perfino ipocondriaco. E per qualche tempo si isolava da tutti e da tutto, per riflettere e ripartire con maggior vigore ad affrontare nuove sfide.

Sul piano squisitamente politico era decisamente progressista per le idee innovative, i progetti ambiziosi, le scelte per una prospettiva di crescita e di sviluppo. Quando, però, si trattava di difendere valori e principi, diveniva strenuo "conservatore". Mi ricordo, infatti, quando nel 1974 mentre il "fronte progressista" del Paese si schierava per il NO al Referendum per l'abrogazione della legge sul divorzio (la L.898/70) lui si impegnò, anche da Sindaco DC, per il SI'. Ricordo che, a quel tempo, i rapporti con gli alleati si incrinarono proprio perché pretendevano il suo "disimpegno", attesa la sua carica istituzionale.

Uomo integerrimo, retto, piglio fiero, assumeva una condotta decisionista in ogni circostanza, perché non accettava compromessi né le situazioni di incertezza. Era per le situazioni nette. Non si nascondeva, non dilazionava. E si schierava, sempre. O di qua o di là. Precursore, quindi, della chiarezza delle posizioni. Non avrebbe amato, certamente, le larghe intese. Era rispettato, anche dai suoi avversari, perché era capace di superare i pregiudizi ideologici.

Cesareo Putignano

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