La ricerca degli stati in equilibrio

foto-dino-tinelli-bnLa ricerca degli stati in equilibrio dove la variabile tempo è una condizione indifferente tra concentrazione e rarefazione sempre perfettamente scambiabili, ma che pure ne registra la presenza, non può essere rapportata alle teorie dell’evoluzione che credono di poter fare leva sul tema dell’esperienza.

Sulla condizione di accumulo del tempo che nelle soggettività soggiace a quella sequela di selezioni che è il ricordo, motivo per alcuni, della stessa efficacia… flebile, ma stabilissima della poesia; ricordo dove, delle cose motivo di ogni condotta umana, nessuna traccia è più possibile ritrovare… alla faccia di quel primato della cosa fatta che, invece, resta vivo solo ed esclusivamente per la cosa detta!

Fino a giustificare che solo le cose che si dicono hanno peso e per come possono direttamente e immediatamente essere intese, dunque sostanzialmente taciute e nel silenzio lasciate!

Il buon Massarenti, sul Domenicale del 14 aprile, lamenta il fatto che della cognizione dell’esercizio… dell’esperienza non ci sia adeguata forma di studio al contrario di quella che è la disposizione all’”entusiasmo” che sembra occupare coloro che fanno capo a quello che si può chiamare “il principio unico”. In grado, come disposizione mentale generale di sopprimere il dato contraddittorio che riverrebbe sempre dall’esperienza, che impossibile da affermare come principio, almeno alla logica, imponga di orientare “gli entusiasti”, ovvero coloro che per nuova definizione soprassiedono non solo ai dati concreti ma anche al fatto che la mente possa presentare stati per nulla emozionali conchiusi.

Il punto sul quale concentrare l’attenzione è dove si vuole che la logica intervenga. Se questa interviene ad un certo punto dello sviluppo del fare, della compromissione con le cose indubbia, o se la stessa compromissione con le cose ne veda la presenza attiva, non certo a sostenere la contraddizione, ma ad accettarla al punto da farla prevalere sulla logica medesima! Ovvero, se le cose arrivano fino a giustificare, per come restano cose, il loro stesso scomparire, la logica nata in assenza di ogni riferimento se non astratto, astratta deve restare. Fuori, dunque, non solo da ogni possibile esperienza, ma anche da qualsiasi funzione logica. Ovvero la logica, senza oggetti che sono destinati a scomparire o è la sua negazione, la propria negazione definitiva, o qualcosa esiste per sempre!!!!!!!  Indipendentemente sia da ogni logica sia da ogni esperienza!!!!!!

Tante drammatiche conseguenza certo non le si augura a nessuno, nemmeno al migliore filosofo analitico italiano, ma ce ne facciamo carico per spiegarci le modalità con le quali il principio di sovranità che “appartiene al popolo” sia garantito dalle parti, dalla necessità costituzionale dei partiti, addirittura dalla loro decisività intorno alla regolazione della conflittualità, che solo in presenza di una guerra permanente tra partiti si crede possa essere regolata, avere un nome, e distaccarsi da una origine incerta poco decifrabile con gli strumenti dell’esperienza.

Strumenti dell’esperienza che per come interessano solo lo spazio e il tempo che residua… emozionalmente, (!!!) emozionalissimamente possono cambiare di segno; il tema della sovranità richiamare un sovrano despota per definizione e aprire nello stesso tempo uno spazio “nuovo” di legittimità assoluto, il tema della guerra permanente tra partiti arrogarsi anche la possibilità della… pace (Benedetto docet!)

Ora, mentre è appena il caso di ricordare a Massarenti che questo, del trasmigrare da un ambito all’altro, rappresenta il terreno di sviluppo di qualsiasi teoria dell’esperienza… “della quale non sapremo mai il principio, né la relazione con altro”, (mi pare che sia l’inizio e non pag. 213 della “Critica della Ragion Pura”) del fatto che la politica sia in mano e interamente ad una concezione, non ancora filosofia compiuta (forza Massarenti!!! datti da fare!!!) che vede solo la sequenza di parole come il proprio terreno d’elezione contestando fino alle briciole che ci possa essere stato qualcosa di precedente da intendere allo stesso modo, dunque a considerare ininterrompibile la seguitazione del pensare, intorno a cosa possa essere stato “conflitto regolato” prima che lo si dicesse e per sempre in questo modo!!! e per ciò stesso confermato automaticamente quale reale. (E anche qui Massarenti avrebbe il suo bel da fare!!! Come mai le cose della logica diventano la… realtà?)

Che, in antico ci si imponesse la politica, invece, rappresenta proprio quella prospettiva che insiste sulla conferma della scienza quale teoria, e conta sulla stessa scientificità dell’atteggiamento teorico. Unica disposizione che rispetta la tenuta d’assieme che l’intelletto umano esercita anche in assenza di qualcosa che pure reclama il “deve pure essere” di un qualcosa, nonostante sia ancora da intendere da dove sorga e dove tramonti, mentre non possiamo finire di intendere come…  continua a sorgere e… continua a tramontare per tutti i pensanti morenti…

La scienza di Marx è nel fatto di aver pensato che una qualche teoria della divisione del lavoro fosse rapportabile alle classi separate e che queste avessero uno sviluppo davanti. Ovvero che la teoria politica non potesse evitare di intendere dove continuava a sorgere la differenza di classe!!! Questa la scienza di Marx oltre ogni marxismo!!! Da qui la nostra stessa attenzione alla ricchezza presente spontaneamente in un luogo dove l’incontro ha esercitato salvezza e, insieme, ma senza soluzione di continuità, statuazione essenziale: ovvero acquisizione del conflitto alla salvezza!!!

Una cosa mai vista e mai detta! E che ancora chiede di essere detta e essere vista! Ma che pure… adesso, qui, tra noi, chiede di essere detta e vista!!! Come la stessa essenziale ragione della politica quale scienza e, insieme, quale necessità umana permanente!!!!

Per la politica, la teoria delle classi rimane scienza in atto, ma la necessità della politica non può separarsene credendo e facendo credere che si possa fare… “forza conflittuale” del quasi nulla che rimane dalla teoria. Ovvero la pratica della politica non potrà restare a lungo “conquista e resistenza della casamatta”, non potrà a lungo contare su un conflitto regolato in astratto, che se pure seleziona la storia e preferisce le “bellezze della democrazia” non possa accedere per necessità allo stesso largo spettro delle forme di governo che un diverso potere confermano.

Cosa che da tutti pensata e disdegnata, rappresenta una conferma atroce del concedersi della salvezza al conflitto!!! Della ricchezza e della bellezza dei luoghi alla loro misurabilità e allo loro scambiabilità, resi prevalenti in astratto, di fronte al fatto che ricchezza e bellezza permanentemente si rigenerano e per nulla fanno capo ad una stabilizzazione che non comporti la ricerca di una stato attentivo permanente e teorico insieme.

Capita così che dalla teoria di classe (che vede inevitabilmente il concorso di scienziati diversi) si scenda al proletariato fino al… popolo sovrano fino… tenetevi che si ride (!!! Forse si piange!!!) allo startapparo. Figura sociale di riferimento attuale “della politica che chiede il rinnovamento”.

Che di “startappari” oggi sono piene le suburre. E che ad ondate si riversino dove si promettono… “nuove forme di difesa sociale” appare del tutto normale. E che questi forti del loro… “pieno diritto… acquisito” rivendicano “migliori condizioni di vita” sembra lo spirito che lega Giuliano Amato e J. Delors in una interpretazione modernizzante e modernissima nello stesso tempo, del “grido di dolore che dalle… tastiere si leva”.

Per costoro, sempre politicamente impegnati a dividere risorse e a moltiplicare prelievi, sembra che la colpa dell’indebitamento sia risolta nella nuova forma di sussidio che la Banca Europea degli investimenti (Sole del 14 aprile ’13) potrebbe concedere agli Stati membri dell’Unione che si accapigliano su che cosa debba prevalere, una… comoda e idealistica unione politica europea o una regolazione comune dei debiti, oltrepassando la prima e limitando la seconda, comunque impegnando la Banca per investimenti che prevedono interventi “non solo in infrastrutture, ma anche in salute, istruzione, rinnovamento urbano e protezione ambientale”.

Se si pensa che una ultima trovata degli startappati è stata la possibilità di confrontare via web diversi preventivi per la ristrutturazione di una casa… tra poco drammaticamente, non solo non ci sarà più chi ristruttura le case, ma forse le case… “cominceranno a finire di tramontare”. E tutti startappati ugualmente sovrani saremo.

Noi non ce ne perderemo il crollo e… nemmeno la ricostruzione. E nemmeno un bit… fosse pure, per scarto involontario, disperso. Che anche dalla parte dello zero sarebbe sempre… qualcosa! Figuriamoci la sorpresa grandissima, invece, se restasse dalla parte dell’UNO!!!

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