Mamma, regalami la vita

05 06 lettera nero su biancoMamma. Mi piace chiamarti così, anche se forse sceglierai tu di non ricoprire questo ruolo in quella che sarebbe potuta essere la mia vita. E a me piace sentirmi tuo figlio. Ho dato uno sguardo al mondo in questi giorni in cui tu stai prendendo la grande decisione e ho capito che su di me esistono diversi pensieri: c’è chi dice che io non sarei un essere vivente fino al giorno in cui vedrò la luce e chi, al contrario, pensa che merito già di essere tuo figlio, o per lo meno ne merito l’appellativo. Perché la vita io non l’ho vista e chissà se potrò mai vederla.

Non voglio rimproverarti mamma, perché, anche se forse non ci credi, ti ho sentita. Ti ho sentita quando piangevi chiusa nella tua stanza, quando alla tua migliore amica hai confidato di volermi con te e quando ti sei pentita l’istante dopo solo di aver pensato una cosa del genere. Ti ho sentita quando hai persino valutato l’ipotesi di non dire al tuo compagno che io sarei stato il frutto di un amore infedele. Io della vita non so niente, non so cosa significhi tradire la persona che si ama e soprattutto non so perché si arrivi a farlo. Alla tua amica hai detto di amare il tuo compagno e che io sarei stato solo il risultato di un enorme errore che hai commesso durante una sera in cui avevi bisogno di evadere dalla tua quotidianità.
Mia cara mamma, se deciderai di mettermi al mondo tu potrai insegnarmi milioni di cose ma forse anche io avrò una piccolissima cosa da insegnarti: anche la quotidianità è amore, riscoprirsi ogni giorno sicuri al fianco di qualcuno non è noia, io piuttosto la chiamerei fortuna. E sull’avermi definito un “errore”, anche su quello forse avrei qualcosa da dire: mamma non sono io l’errore, l’errore può essere il tuo gesto e il non essere in grado di confessarlo, ma non io. Perché io ti darei amore, amore smisurato e incondizionato. Un amore che non si potrebbe mai trasformare in noia o routine. Tu potresti insegnarmi a camminare, a parlare, a leggere o semplicemente mi indicherai il modo migliore per stare al mondo e io, da parte mia, potrei donarti quella leggerezza che tu forse cercavi quella notte.

Hai mai immaginato, anche per un solo istante, la nostra vita insieme? Hai mai pensato a come avresti voluto chiamarmi? Di che colore sarebbero stati i miei occhi e i miei capelli?
Io ho provato ad immaginarlo e ho provato a disegnare la mia vita, pensando a me come un dottore, un astronauta, un attore, un cantante, un calciatore, un falegname, un avvocato, un idraulico, un elettricista. Chissà quale sarebbe la mia grande aspirazione. La cosa che forse rimpiangerò più di tutto, se decidessi di liberarti di me, è la possibilità di sognare. Dicono che sia bello sognare: puoi immaginare la vita così come la vorresti, puoi farlo a occhi chiusi oppure osservando il mare.
Esatto, il mare un’altra cosa meravigliosa – a quanto dicono – che io non potrei mai vedere e neanche conoscerne il profumo e il suono. Quante cose non potrò fare se tu non mi darai la possibilità di far parte della tua vita per poi costruirmi la mia di vita.
Io so che hai paura mamma, hai paura di ammettere ciò che hai fatto, hai paura di dire al tuo compagno che aspetti un figlio che non è il suo. Non posso prometterti o darti la garanzia del suo perdono, però posso dirti che non saresti mai sola se scegliessi di regalarmi la vita. E quando arriverà il momento in cui dovrai raccontarmi la verità sul perché quello che dovrei chiamare papà non vive con noi, ma ha un’altra famiglia e un’altra casa, non preoccuparti mamma. Forse allora sarò un adolescente e l’istinto ribelle tipico di quell’età mi porterà ad arrabbiarmi, ma ti prometto mamma che ti ringrazierò per essere stata così coraggiosa e soprattutto per aver scelto me.

Ora tocca a te mamma. Oggi non puoi sentirmi, non puoi leggere o ascoltare tutto ciò che avrei da dirti e quindi lascia che sia quel piccolo suono che senti a guidarti: è il battito del mio piccolissimo cuore. Potresti tenerlo in una mano, e io quella mano, la tua, oggi vorrei solo avere la possibilità di stringerla.
Tuo (forse) figlio.

 

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