"Ho imparato a sentirmi ciò che sono sempre stato"

05 08 racconto sulla disabilitàNOCI (Bari) - È già ora di alzarsi. Il mio primo pensiero va direttamente alla giornata che mi aspetta. Devo correre a lavoro, vestirmi in modo elegante perché ho una riunione importante con alcuni membri di un’azienda estera che vogliono collaborare con noi. Poi pranzo con loro e con i dirigenti, nel pomeriggio torno a lavoro. Alle 17 devo scappare in palestra per il corso al quale non posso mancare, poi doccia veloce e subito dalla mia ragazza che mi aspetta per festeggiare il nostro quarto anniversario. Ah, dimenticavo: forse è una follia, ma oggi in occasione di questo giorno così speciale vorrei chiederle di sposarmi.

Ho organizzato tutto. Questo pomeriggio alle 4 le farò recapitare nel suo ufficio 4 rose rosse. Ieri sono stato al ristorante dove stasera la porto a cena, ho chiesto al cameriere di portarci 4 portate e per ognuna di disporre nel suo piatto 4 pezzi per ogni pietanza e di disporre sul tavolo 4 candele. Se dopo tutto questo non avrà ancora capito cosa sto cercando di dirle, terminata la cena la condurrò nel posto in cui ci siamo conosciuti. Non potrò inginocchiarmi davanti a lei, ma la guarderò dritta negli occhi e le chiederò di sposarmi il prossimo 4 aprile.
Si, avete capito bene, questa sarà una giornata davvero importante per me. Ricca di impegni e sicuramente anche di emozioni. Quindi direi proprio che è arrivato il momento di alzarsi e di prepararmi a ciò che mi aspetta.

Suonano al campanello, il mio collega è venuto a prendermi per accompagnarmi in ufficio.
La riunione è andata bene, sembra proprio che questa importante collaborazione sia andata in porto e il pranzo ne è stata la conferma. Ho sfoderato le mie armi da ragazzo meridionale simpatico e brillate, qualche battutina qua e là e li ho conquistati. Il mio capo mi ha persino fatto i complimenti e ringraziato per il mio “prezioso contributo”. Posso ritenermi soddisfatto di me stesso e posso scappare in palestra.

Il corso oggi è stato più faticoso del previsto, le gambe erano troppo deboli. Forse questa notte, emozionato per la giornata che mi aspettava, non ho riposato come avrei dovuto. Non importa, recupererò domani. Ora è importante che io mi concentri su Giulia. Mi ha mandato un sms questo pomeriggio, le rose le sono arrivate puntuali ma non credo che abbia fatto caso al numero e alla coincidenza con l’ora in cui il fioraio ha fatto la sua consegna.
Eccola, meravigliosa come sempre e ogni giorno di più. Il numero 4 ci accompagna durante tutta la cena e le 4 candele sul tavolo iniziano ad accendere nella sua testa qualche campanello di allarme.
Tutto va come avevo previsto e soprattutto sperato: mi ha detto si! Il prossimo 4 aprile questa meravigliosa donna sarà mia moglie.

Vi starete chiedendo perché ho deciso di condividere con voi questi momenti all’apparenza normali, sicuramente straordinari ma quotidiani. La ragione è proprio in queste parole: normalità e quotidianità. Perché voi oggi potete solo leggere le mie parole, ma se mi incontraste per strada avreste tutt’altra idea di me. Pensereste che io sia “sfortunato”, “diverso”, “vulnerabile”, e in parte avreste anche avuto ragione. Circa 3 anni fa ho avuto un brutto incidente d’auto che mi ha portato oggi a una parziale paralisi degli arti inferiori. All’inizio è stata dura, ho dovuto fare i conti con una vita completamente stravolta e accettare la mia nuova condizione non è stata una cosa semplice. Una nuova percezione degli spazi, dover chiedere aiuto per gesti che prima mi apparivano automatici e banali. Non nascondo che io stesso ho trascorso momenti in cui mi sentivo diverso, diverso da ciò che ero prima, diverso dalla maggior parte di voi, ma ora dietro questo schermo, leggendo ciò che mi è successo oggi non pensate che anche io abbia diritto a sentirmi comunque felice? Non pensate che io abbia avuto una giornata simile a quella che avrebbe potuto avere ciascuno di voi? Forse non ho potuto fare la proposta di matrimonio alla mia Giulia inginocchiandomi davanti a lei e forse e ho dovuto aspettare il mio collega che mi venisse a prendere per andare a lavoro (anche se ho una macchina adatta a me, ma ieri sera non ho trovato il mio parcheggio e Giulia accompagnandomi a casa ha portato la mia macchina nel suo garage).
Sono stato sfortunato, quella notte qualcosa è andato storto, e ho passato tanto tempo a convincere me stesso che gli occhi di Giulia non mi guardavano con pietà, che i miei amici mi avrebbero voluto bene comunque e che la mia vita sarebbe stata degna di essere vissuta anche così. Oggi lo so, ho una vita meravigliosa, alcune cose della mia quotidianità sono “diverse”, ma io no, io ho imparato a sentirmi esattamente ciò che ero 3 anni fa.

 

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