Io ho paura di voi

02 22 cyberbullismoNERO SU BIANCO – Ho 17 anni, solo 17 anni. È forse questa la mia colpa? La mia giovane età vi attribuisce il diritto di far di me una di quelle bamboline di stoffa da infilzare con degli spilli o, ancora peggio, il vostro bersaglio preferito per mettere a tacere la vostra insoddisfazione o la vostra frustrazione? Non so di preciso cosa vi spinga a far di me tutto questo, non so se dietro quello schermo ci siano persone che magari hanno una figlia della mia stessa età, o magari loro stesse hanno 17 anni; forse ci incontriamo spesso per strada, mi salutate come se nulla fosse. Poi tornate a casa, prendete tra le mani quell’arma potente, quell’arma che ci rende tutti più forti ma allo stesso tempo vulnerabili, e basta una tastiera per renderci tutti carnefici e vittime insieme.

In tv, sui giornali, a scuola, lo chiamano “cyberbullismo”. Ho cercato su Wikipedia e questo è quello che ho trovato: “Il cyberbullismo (ossia «bullismo online») è il termine che indica un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante gli strumenti della rete”. Un attacco continuo: ogni giorno, ogni qual volta posto una foto, una frase, una citazione, una canzone. Qualsiasi cosa che io faccia o dica fa sentire voi più forti.

Un attacco offensivo: è proprio questo quello che fate, offendete, e la cosa peggiore è che non si tratta di un gesto involontario, ma nel farlo avete tutta l’intenzione e la consapevolezza di questo mondo. Un vero e proprio manifesto di insulti, gratuiti e ingiusti.

Così all’improvviso diventiamo colpevoli e meritevoli delle vostre ingiurie. Siamo ciccione o anoressiche, sfigate o montate, insensibili o presuntuosi, froci o ignoranti, cessi o incapaci. Nel peggiore dei casi le offese sono seguite da minacce di una violenza inaudita.

Non sono qui a chiedervi il perché lo fate, ma quello che davvero mi piacerebbe sapere è come vi sentite dopo averlo fatto. Se offendere così tanto qualcuno, a cui attribuite la colpa di essere semplicemente quello che realmente è, vi rende delle persone più felici. Perché oggi vi svelo io un segreto: non siete delle persone migliori di me. Magari siete gli stessi che osservano indignati o persino addolorati i fatti di cronaca alla tv; quando sui giornali leggiamo di giovani ragazzi incapaci di assorbire passivamente il giudizio cattivo degli altri, probabilmente rimaniamo basiti davanti a quelle notizie. Eppure questo circolo vizioso deve avere per forza un inizio. Dovrei fregarmene di quello che dite, anzi no. Non avete il coraggio di dirlo, voi lo scrivete perché lo schermo vi protegge e spesso immagino la ferocia con la quale le vostre dita si muovono veloci su quelle maledette tastiere.

Ciò che scrivete su di me non dovrebbe sfiorarmi, ma ho 17 anni e vivo in una società in cui il giudizio degli altri sembra essere a volte una chiave di accesso a molte porte e il rischio più grande è che i miei occhi inizino a vedere quello che vedono i vostri. Nessuno forse è in grado di farvi smettere e non so dietro quello schermo chi si nasconde, se una mia coetanea o invece persone che hanno la stessa età di chi mi ha messa al mondo. Continuerete a giudicare quello che vedete, quello che il mio aspetto vi suggerisce. Dimenticate una cosa importante, anzi vitale oserei dire, dentro la gabbia che è il mio corpo, c’è un’anima e voi la state colpendo.
Il vostro giudizio fa paura. Si avete sentito bene, io ho paura di voi.

 

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