Quando anche l'amore diventa (troppo) "social"

07 06 amore social

NOCI (Bari) – Prima “ghosting” poi “orbiting”. Ma di cosa si parla? Semplice: l’amore che diventa ogni giorno sempre più social.
Siamo nell’era in cui cuori e like hanno definitivamente soppiantato qualsiasi parola, l’era in cui innamorarsi dietro uno schermo è diventato possibile, anzi, forse quasi indispensabile.

Quando mia madre mi ha raccontato il modo in cui ha conosciuto papà, quando mi ha parlato della loro frequentazione, istintivamente ho pensato: “Che assurdità!”. È inconcepibile dover attendere un’ora precisa per potersi parlare, per vedersi, assurdo è persino scriversi delle lettere per esprimere quello che si prova. Ma poi alcune di quelle lettere le ho potute leggere e non so come ho pensato che assurdo fosse il modo in cui parole così grandi, così forti, potessero oggi essere state soppiantate da un cuore o da un pollice all’insù.
Eppure oggi va proprio così: nell’era dei social spesso ci capita di affidare le nostre emozioni a qualche storia su instagram, a un post su facebook, in trepida attesa di vedere quella notifica che ci informi che il nostro messaggio è giunto al destinatario. E noi cosa abbiamo fatto? Nulla, abbiamo postato, senza parlare, senza muoverci dal divano di casa o dalla scrivania del nostro ufficio. Le nostre dita hanno agito per noi.
Poi arriva lui, il social dei social, quello a cui affidiamo ogni speranza, quello che è addirittura in grado di svelare tradimenti, quello attraverso cui una relazione può nascere ma può anche finire con la stessa rapidità. Whatsapp. Nata originariamente come un app di messaggistica istantanea per sostituire sms a volte troppo costosi se non in promozione, si è poi trasformato in uno scenario di relazioni sociali attraverso continue innovazioni.
Così lo stato “online” ci informa se quella persona in quel momento è alle prese con una conversazione con qualcuno che potremmo non essere noi, e se quello stato perdura nel tempo ecco che hanno inizio i primi dubbi. Ma Mark Zuckerberg ha pensato proprio a tutto: la possibilità di nascondere l’accesso in modo da evitare il maniacale controllo della presenza dell’altro e le tanto amate spunte blu che indicano se qualcuno ha volutamente ignorato o meno i nostri messaggi. E quando una relazione finisce? Semplice, whatsapp pensa anche a quello. Troppo difficile dirselo di persona, troppo complicato affrontare emozioni così forti, ci pensa l’opzione “Blocca contatto” e così quando non vedrai più la foto  profilo, quando i tuoi messaggi avranno una sola spunta grigia, bene è in quel preciso momento che capirai che l’altra persona non vuole più avere a che fare con te!


E allora mi chiedo se fossero davvero i miei genitori quelli assurdi o se un briciolo di assurdità oggi non faccia parte anche di me, nata e cresciuta in un mondo che “se non sei social, sei out”. Io per prima faccio parte di quella categoria di persone che senza cellulare sarebbe persa, che ad un concerto video e dirette sono immancabili, quelle che immortalano cene e serate speciali in una foto e in un post condiviso, quelle che follow e unfollow sanno dire più di quanto pensiamo. Eppure se mi fermo a pensare un po’ di più penso che i momenti più belli che ho vissuto fino ad oggi sono stati quelli fatti di sguardi veri, timidi, intensi, di silenzi a tratti imbarazzanti, di discorsi lunghi ore e ore fatti sentendo una voce e guardando un paio d’occhi. Una cosa non ricordo di quei momenti: dove fosse il mio cellulare.

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