Ricordo di Rosemary Goldie a cent’anni dalla nascita

 

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Una piccola grande donna al servizio dell’apostolato internazionale dei laici

“Per il caro Professore Tommaso Turi, con vivo apprezzamento per il suo apporto all’insegnamento e per tutte le sue attività come laico impegnato nella Chiesa e nella società. In amicizia (maggio 2000)”: con queste parole, scritte a mano e in prima pagina, la professoressa Rosemary Goldie (Manly, 1° febbraio 1916 – Randwick, 27 febbario 2010) mi fa dono del suo libro intitolato Dalla finestra romana. Cinque decenni: il mondo, la Chiesa e il laicato cattolico, Ave, Roma 2000.

Questo libro – già pubblicato, in lingua inglese, nel 1998, a Melbourn, in Australia (Patria della Goldie) – è composto da cinque parti che, a linee perfette, ripercorrono, in dettaglio (e con riferimenti ai primi decenni dei movimenti internazionali e continentali del laicato cattolico  del XX secolo) le tappe più significative dell’apostolato dei laici, dal 1945 al 1995: tappe che sono incentrate, comunque, sul grande evento del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) e segnatamente sul cap. IV della Costituzione dogmatica Lumen Gentium (LG), sull’intera Costituzione pastorale Gaudium et spes (GS) e sull’intero Decreto Apostolicam actuositatem (AA). Il libro è “una piccola enciclopedia” – ricchissima di nomi di persone, di organizzazioni laicali, di luoghi specifici e di richiami magisteriali – che va correlato, almeno, con quello meno voluminoso ma più teologico intitolato Laici, laicato, laicità. Bilancio di trent’anni di bibliografia, Ave, Roma 1986: in quest’ultimo testo vengono segnalate alcune “questioni aperte”, come, per esempio, quelle riguardanti il rapporto tra l’evangelizzazione e l’umanizzazione, tra i ministeri istituiti e i ministeri di fatto e  tra il ministero ecclesiale e il diaconato femminile. Per capire qualcosa di più della laicologia (Congar, 1953) della Goldie bisognerebbe, tra l’altro, studiare qualche sua “voce” curata per alcuni “dizionari” e soprattutto i copiosi articoli presenti su molte riviste divulgative e scientifiche (in lingua italiana ed estera) sulla “vocazione e missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo” (cf Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 30 ottobre 1988).

La prima conoscenza diretta che ho con la prof.ssa Rosemary Goldie avviene nel Pontificio Istituto di Pastorale della Pontificia Università Lateranense (PUL) nel 1982: infatti, dopo aver conseguito il “Diploma in Scienze Religiose” (1980) e il Baccalaureato in Sacra Teologia (1982) m’iscrivo al Corso di specializzazione (o Licenza). Tra i Docenti c’è Rosemary Goldie che insegna dal 1967 alla PUL: è la prima donna – per volontà diretta di Paolo VI -  ad insegnare in una Pontificia Facoltà Teologica della Città del Vaticano ed è l‘unica donna che incontro lungo il mio percorso teologico, durato quindici anni (1975-1990) a causa del mio insegnamento di Religione Cattolica nei Licei (1979) e di Teologia sistematica negli Istituti di Scienze Religiose (1986), riconosciuti dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Ebbene, con la Goldie – che ha partecipato, insieme a pochi altre laiche e laici, come uditrice all’assise conciliare - supero i due esami di rito, ovvero “I laici dal cap.IV dalla Lumen gentium alla Redemptor hominis” e “I movimenti internazionali del laicato cattolico”: insieme, però decidiamo, con cura e a seguito delle mie specifiche competenze sulla dottrina conciliare sull’Azione Cattolica (cf AA 20: Christus Diminus 17; Ad Gentes 15), di lavorare per la tesi su L’Azione Cattolica Italiana nel pensiero di Vittorio Bachelet”, che viene discussa il 31 ottobre 1986 e pubblicata qualche anno dopo col titolo La scelta religiosa, Schena, Fasano 1993. Intanto, col compimento del suo 70° anno d’età la Goldie non può, per ragioni giuridiche e istituzionali,  moderare il mio Dottorato di Ricerca in Sacra Teologia,  che conseguo col prof. Marcello Semeraro sul tema “Laicità e laicato nel pensiero di Giuseppe Lazzati (1990): Dottorato che mi porta ad essere conosciuto in molti Paesi esteri, nella Curia Romana e, grazie anche alla collaborazione  all’Osservatore Romano, in tante sedi diplomatiche.

Nel frattempo, però, oltre a sostenere un altro esame con la Goldie – ai fini di conseguire il Dottorato – su “Gruppi, movimenti e associazioni laicali nella Chiesa”, lei mi regala, gradualmente,  tutti gli Atti dei tre Congressi mondiali per l’apostolato dei laici (1951; 1957; 1967) e quasi tutte le tesi di Licenza e di Dottorato da lei possedute sulla materia del laicato cattolico italiano e no. Tra di noi, si  stabilisce un’amicizia cordiale e prolungata, come quella che Vittorio Bachelet (1926-1980) – conosciuto dalla Goldie fin dal 1949 a Friburgo, in Svizzera, durante uno dei tanti Congressi di Pax Romana (fondata nel 1921, e poi trasformatasi in Federazione internazionale per gli universitari cattolici e in Federazione internazionale per gli intellettuali cattolici) – voleva stabilire tra i soci dell’Azione Cattolica Italiana e dell’Azione Cattolica Internazionale. La nostra corrispondenza si concentra soprattutto su alcuni momenti topici della teologia del laicato, in Italia e all’estero: in specie, lei – facendo parte del Pontificio consiglio per i laici – m’invita a partecipare, nella Santa Sede o nel Palazzo San Calisto – ai Convegni decennali sull’Apostolicam actuositatem (7 dicembre 1965) o ad altri Incontri, soprattutto su temi di carattere ecumenico e sul ruolo della donna nella missione della Chiesa. Il suo stare a Roma dal 1952 e il suo continuo viaggiare  internazionale e continentale  come addetta al settore “Studi e documentazione” del Comitato Permanente dei Congressi Internazionali per l’Apostolato dei Laici (COPECIAL) le permettono di avere relazioni coi massimi responsabili delle organizzzazioni laicali mondiali e di tastare il polso della situazione viva del laicato di ogni continente nella Chiesa cattolica: spesso s’incontra, anche personalmente, con Papa Pacelli (1939-1958), con Papa Roncalli (1958-1963), con Papa Montini (1963-1978) e con Papa Wojtyla (1978-2005): questa piccola grande donna a servizio dell’apostolato internazionale dei laici, conoscendo bene il Vangelo dell’amicizia è, in sintesi,  una laica e una donna di comunione e per la comunione cristiana. La grande figura  laicale e geniale di Vittorino Veronese (1910-1986) – segretario del COPECIAL, dirigente di Pax Romana e dell’UNESCO –  influisce certamente  sulla sua formazione spirituale, dottrinale e valoriale e sulla sua singolare cifra amicale e unionale tra tutte le componenti ecclesiali e, più, in generale tra  tutte le  componenti creative dell’umanità a misura d’uomo; inoltre, le sue permanenze saltuarie a Londra e, soprattutto, quelle stabili a Parigi (1936; 1944) – dove, per ascoltare le lezioni neotomiste di Maritain, fa la “pendolare” tra la Sorbona e l’Istituto Cattolico – le danno la possibilità di respirare l’aria tersa della “teologia emergente” e della “laicologia propositiva”. Per questi motivi – personali e generali – mi  permetto di dire che la laicologia di Rosemary Goldie si può riassumere, in sostanza, in tre punti essenziali: il primo punto, attiene alla sua laicologia viva a servizio della fede cristiana; il secondo punto, concerne la sua laicologia a servizio della vita umana; il terzo punto, riguarda, infine, la sua laicologia a servizio della Chiesa missionaria e dell’ecumenismo.

La laicologia viva a servizio della fede cristiana spersonalizza le teologie dei grandi teologi europei ed americani e le traduce in chiave più sinodale poiché soltanto una fede attrattiva, diffusa e partecipata  non  è una fede di conservazione, che mette tra parentesi la soggettività teologica del nuovo popolo di Dio; la laicologia a servizio della vita umana esplicita, invece, il fatto che la vera teologia cattolica (Sacra Scrittura, Tradizione, Magistero vivo della Chiesa)   dev’essere prossemica perché tutto ciò che è pienamente umano è anche autenticamente cristiano, in quanto il cristianesimo solidale suppone ed eleva l’umanesimo integrale (Maritain, 1882-1973; Lazzati, 1909-1986); la laicologia a servizio della Chiesa missionaria e dell’ecumenismo dice, infine, che “non è lecito a nessuno rimanere in ozio” e che l’ecumenismo spirituale e del sangue può aiutare la Chiesa di Cristo ad essere, nel rispetto del principio di laicità (cf GS 36; GS 75-76),  la Chiesa una, santa, apostolica e cattolica o universale.-

 

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