Il sogno di una “chiesa di popolo in cammino”

blog tommaso turi
Ricordo di don Angelo Sabatelli

 

La figura e l’opera ministeriale e pastorale di don Angelo Sabatelli (1950-1965) sono riconducibili a due fonti essenziali: la prima fonte riguarda, in virtù delle sue conoscenze scientifiche in psicologia, il sogno (Galimberti, 1991) mentre la seconda fonte attiene, in base alle sue conoscenze teologiche, alla Chiesa di popolo in cammino (Sartori, 1994).

Le due fonti, pur avendo una natura e una finalità non omogenee, in don Angelo, tendono a fondersi senza confondersi poiché l’affettività del sogno si specchia nella sinodalità del popolo di Dio in cammino verso il Regno e tale sinodalità dinamica, a sua volta, informa e previene l’emozione onirica: l’alfabeto trinitario  e la sintassi neotestamentaria di don Angelo sono, in sostanza, la sua predicazione testimoniale e martiriale, che riposa sullo spartito imprevedibile dello Spirito del Risorto, che, oltre a soffiare dove e quando vuole (cf Gv 8,3), plasma, in modo misterioso ma reale,  le due fonti essenziali perché il Vivificatore è sia la sostanza sia la persona divina dell’Amore, che unisce il Padre al Figlio e il Figlio al Padre.

Dal punto di vista onirico, l’Amore di don Angelo prende forma tra le vette della spiritualità cristiana e delle sue valenze ascetiche e mistiche: queste valenze – sperimentate anche dal suo proverbiale “alpinismo” – abitano nella Parola, nella Liturgia e nella Carità: i suoi sogni affettivi ed effettivi non sono sogni esoterici e gnostici ma sono sogni che abilitano all’annuncio della Parola di vita, alla pratica feriale della Liturgia e al servizio gratuito della Carità pasquale, che, spesso, perdona e dona. La cifra esemplare e fruttuosa del suo ministero pastorale è tutta racchiusa nella culla della vita etica ed estetica dell’originalità, della creatività e della novità: i suoi soavi sorrisi, i suoi miti consigli, le sue affabili amicizie, le sue equilibrate esortazioni confluiscono nell’alveo cristico dell’accoglienza dei vissuti umani e presbiterali e dell’accompagnamento dolce e prossemico dei giovani e dei meno giovani ma, soprattutto, degli emarginati, degli ultimi, degli anziani e dei nuovi poveri della società opulenta, dei consumi, dell’egoismo, del narcisismo e dell’indifferenza nei confronti di ogni differenza o diversità.

Dal punto di vista ecclesiologico, l’Amore di don Angelo prende consistenza nel desiderio costante (=il sogno) di costruire una “Chiesa di popolo in cammino”: Chiesa che parte dall’eucaristia e riparte dall’eucaristia, non una Chiesa populista e chiassosa, oceanica e anonima, ma una Chiesa popolaredove c’è posto per tutti e dove tutti stanno al proprio posto. La “Chiesa di popolo” di don Angelo non è una “Chiesa del popolo”, classista, selettiva, élitaria: nella Chiesa sognata da don Angelo si vive la partecipazione, la collaborazione, la corresponsabilità e la comunione tra fedeli laici e Pastori: in questo senso, egli predilige le dimensioni educative e formative per un laicato adulto nella fede, nella speranza e nella carità. Il laicato pastorale, il laicato secolare, il laicato spirituale e le aggregazioni laicali impegnate nell’evangelizzazione della cultura e degli ambienti sono, per il nostro caro don Angelo, sfumature della stessa vocazione e della stessa missione: egli è contrario alle “chiese parallele” (clericali e laicali) perché fonda la sua speranza affidabile proprio nello Spirito del Risorto, che è principio di unità, di comunione, di liberazione e di evangelizzazione. La sua “Chiesa di popolo in cammino” è una Chiesa dove tutti i battezzati, in base all’ontologia di grazia, sono, a loro modo, corresponsabili dell’essere e dell’agire della comunità cristiana: Congar (1904-1995) avrebbe detto che il capolavoro del Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato quello d’aver detto, senza equivoci, che ciò che è comune a tutti i battezzati è nientemeno che l’esistenza cristiana.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA