Il rito della dedicazione alla Natività di Maria

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Spunti di teologia liturgica sul 7° Centenario dell’erezione canonica

della Chiesa Madre di Noci (1316-2016)

L’Arciprete Francesco Antonio Morea, nel suo opuscolo intitolato La consacrazione della Chiesa Parrocchiale in Noci (Cressati, 1902), oltre a descrivere l’ambiente religioso e sociale che spiega i motivi della “dedicazione” (7 aprile 1902), spiega, analiticamente, anche il rito liturgico dell’evento ecclesiale (cf pp.11-21): rito che qui analizziamo alla luce della teologia liturgica e delle sue proiezioni morali e civili.

In senso proprio e dal punto di vista liturgico, la dedicazione è un atto ufficiale della Chiesa cattolica con cui viene consacrato un edificio destinato al culto di Dio o della Madre di Dio o un altare destinato alla devozione di una Santa o di un Santo. Questa forma particolare di consacrazione ha una rilevante tradizione biblica e un’evidente frequenza ecclesiale, soprattutto dopo il cosiddetto “Editto di Costantino” (313 d.C.).

Morea elenca le cinque ragioni teologiche che esplicitano “la dedicazione” di una chiesa. Queste ragioni sono: espulsione del demonio, accoglienza di coloro che chiedono asilo, risposta di Dio alle “preghiere di richiesta” dei fedeli, declamazione di preghiere  pubbliche e di lode al Signore, amministrazione dei santissimi Sacramenti: per quest’ultima ragione la “chiesa dedicata” si chiama, in modo del tutto speciale, Tabernacolo (cf p.14).

Il giorno antecedente la dedicazione viene indetto un digiuno sia per i parrocchiani sia per il Vescovo celebrante: tale digiuno, oltre agli aspetti estrinseci, relativi all’alimentazione e ai rapporti sessuali, ha un profondo significato spirituale e morale.

Spiritualmente bisogna vivere il deserto biblico dov’è più facile ascoltare la Parola di Dio e dov’è più agevole sintonizzarsi con la voce dello Spirito del Risorto: moralmente bisogna vivere, invece, lontani dal “peccato per la morte” e dai desideri luciferini e diabolici. I Ministri Sacri o presbiteri sono chiamati, inoltre, a vegliare tutta la notte, presso l’altare maggiore dell’aula liturgica, e a recitare il Mattutino e le Lodi.

La celebrazione della “dedicazione” inizia con la presenza di un diacono in chiesa mentre il Vescovo, il Clero e il popolo di Dio restano all’esterno del tempio che viene

girato per tre volte (=Trinità) in processione: a conclusione del terzo giro (=creazione, redenzione, glorificazione), il Vescovo chiede al diacono d’aprire il portone centrale della chiesa ed entra con pochi Ministri. A questo punto, il Vescovo s’inginocchia e recita le Litanie dei Santi mentre un chierico, con arena e cenere, forma, sul pavimento, una croce che viene benedetta dal Vescovo il quale col pastorale segna le prime e le ultime lettere dell’alfabeto greco e latino (=articoli della fede). Inoltre, il Vescovo asperge l’altare maggiore e unge col Sacro Crisma le dodici croci (= nesso tra il mistero pasquale e l’apostolicità della Chiesa)) dipinte sulle pareti. Dopo aver benedetto gli arredi e gli abiti sacri, i candelabri e i sacri testi, il Vescovo veste i paramentri pregiati e celebra la Santa Messa. La dedicazione alla Natività di Maria è sostanzialmente iniziata sotto il segno dell’amore nella Chiesa e della Chiesa.-         

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