La missione dei “cristiani comuni” nel mondo

blog tommaso turi

 
L’Angelus  di Papa Francesco sulla vocazione cristiana

 

 

“La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre” (Ad gentes n.2): queste parole lapidarie del Decreto conciliare (1965) sull’attività missionaria della Chiesa sono alla base dell’analisi e dell’interpretazione contemporanea che il Santo Padre ha articolato all’Angelus di domenica 3 luglio 2016, commentando il brano del Vangelo secondo Luca, avente per oggetto la vocazione missionaria dei cristiani nel mondo (cf Lc 10,1-12.17.20). Nel suo intervento (cf L’Osservatore Romano, 04-05.07.2016,8), Papa Francesco ha parlato soprattutto dei cristiani comuni o fedeli laici i quali sono chiamati alla loro vocazione missionaria nel mondo in virtù del proprio sacerdozio battesimale: sacerdozio che trova il suo fondamento radicale e apicale nel sacramento dell’eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa  e di tutta la vita dei cristiani, battezzati e ordinati.

         La missione dei settantadue  discepoli di Gesù (cf Lc 10,1-12) e quella gioiosa degli apostoli (c Lc 10,17-20) vengono esplicitate da Papa Bergoglio con lo stile narrativo e familiare, che caratterizza la sua comunicazione magisteriale. Com’è noto (agli esegeti), il numero 72 o 70 si riferisce alle nazioni pagane, che, in certo senso, potrebbero contagiare anche quelle cristiane le quali sono invitate, così, ad una conversione permanente nei riguardi del Vangelo, testimoniato dal Messia. Quindi, i missionari del Regno di Dio hanno il compito – esordisce il Pontefice – di “[…] annunciare un messaggio di salvezza rivolto a tutti”. La vocazione battesimale dei fedeli laici è, perciò, finalizzata, naturalmente, all’annuncio universale della salvezza, che, grazie allo Spirito Santo, ha preso corpo umano nell’incarnazione pasquale del Figlio eterno di Dio Padre. Non si tratta, perciò, di un annuncio di ordine sociale, economico e politico (cf Gaudium et spes n.42) ma si tratta, invece, di un annuncio di ordine religioso, che diventa sale della terra e luce del mondo. La missione dei cristiani nel mondo è primariamente l’annuncio della salvezza del genere umano, che, nella storia, si posiziona, sempre, tra il finito e l’infinito, tra il penultimo e l’ultimo, tra la libertà e la liberazione, tra la felicità temporale  e la beatitudine eterna, tra la pace terrena e la pacificazione integrale, solidale e soprannaturale. L’orizzonte della missione dei cristiani è, inoltre, un orizzonte che non ha confini poiché con la redenzione oggettiva il Signore ha aperto la porta della comunione trinitaria a ogni uomo, a tutto l’uomo e a tutti gli uomini.

         L’annuncio dell’opera salvifica del Signore che Egli  ha iniziato con l’impiantazione del Regno di Dio nella Chiesa e nell’umanità è, di conseguenza, per il Papa, l’annuncio della “[…] Buona Novella che gli ‘operai’ devono portare a tutti: un messaggio di speranza e di consolazione, di pace e di carità”. La missione del fedeli laici ha, allora, un profilo costruttivo, edificante e concreto perché entra nella vita delle persone, delle famiglie e della società. Innanzitutto, la Buona Novella è un messaggio di speranza, che annuncia i cieli nuovi e le terre nuove dove i bambini e i poveri avranno il privilegio di vivere “la vera vita”, rinnegata dalla superbia dei ricchi e dall’autosufficienza di chi è stato sempre attaccato alle cose di questa terra. E’ un messaggio di consolazione dove la vicinanza del Salvatore è rappresentata e ripresentata dalla prossimità quotidiana dei cristiani e dall’intimità della “preghiera comune” che assicura che almeno Dio ascolta coloro che, nella vita corrente, non sono ascoltati da nessuno.  E’ un messaggio di pace, che riconcilia con Dio attraverso la riconciliazione coi fratelli e con le sorelle: riconciliazione che diventa, gradualmente e progressivamente, comunione e condivisione, vita significativa e vita attrattiva, esistenza degna di essere vissuta “con” gli altri e “per” gli altri. Inoltre, è un messaggio di carità, che non gode dell’ingiustizia, che si compiace della verità perché tutto copre, tutto crede, tutto spera e tutto sopporta (cf 1 Cor 13,6-7).

         L’annuncio dell’opera salvifica del Signore è, infine, l’annuncio della gioia di vivere insieme. “Quella del cristiano nel mondo – conclude il Vescovo si Roma – è una missione stupenda, è una missione destinata a tutti, è una missione di servizio, nessuno escluso; essa richiede tanta generosità e soprattutto lo sguardo e il cuore rivolto in alto, per invocare l’aiuto dal Signore. C’è tanto bisogno di cristiani che testimoniano con gioia il Vangelo nella vita di ogni giorno. I discepoli, inviati da Gesù ‘tornarono pieni di gioia’ (v.17). Quando noi facciamo questo, il cuore si riempie di gioia”. La “buona novella” è il lieto annuncio della gratuità, della generosità e della bellezza. Donare agli altri ciò che si è ricevuto in dono significa mettere in circolazione l’economia della salvezza, che non ha scadenze, che non ha rate da pagare e, soprattutto, non ha impegni provenienti da operazioni di corruzione e concussione. Offrire generosità, con perseveranza, è andare controcorrente, è andare oltre le logiche contrattualistiche della società del nostro tempo, è superare tutti i muri, psicologici e materiali, che ostacolano le relazioni umane tra chi ha e chi non ha, tra chi è e chi non è, tra chi è “già” e chi non è “ancora”. Elargire la bellezza è, soprattutto, offrire lo stupore delle ricchezze dello Spirito del Risorto, primo evangelizzatore e primo missionario cristiano: ricchezze spirituali che fanno da telaio vitale all’esistenza comune. Esistenza comune costruita grazie alla sapienza, all’intelletto, al consiglio, alla fortezza, alla scienza, alla pietà e al timor di Dio.

         Per concludere, il Papa esorta tutti i fedeli laici ad essere missionari credibili dell’annuncio universale del Vangelo della salvezza e ad essere testimoni esemplari di un cristianesimo vissuto nella storia dove l’altro non è il nostro nemico ma il nostro fratello che, insieme a noi, vuole affrontare, con gioia, l’avventura della vita, aperta alla trascendenza e alla comunione col Creatore e col Redentore del mondo.- 

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