Giovanni Laera: “La stabilità la trovi in te stesso, non importa dove vivi”

11-17-vanni laeraNOCI (Bari) - Viaggiare, crescere, imparare, scoprire nuove forme e aspetti delle proprie aspirazioni, confrontarsi con realtà diverse e affrontare sfide sempre nuove. Giovanni Laera ha fatto tutto questo, trascorrendo parte della sua vita tra Scozia, Miami, Australia, Florida e altri Paesi sino ad arrivare oggi a Melbourne e ad affermarsi come General Manager di uno dei ristoranti più importanti della città. A guidare ogni sua scelta la razionalità e la consapevolezza "che il giorno in cui la nostalgia supera la voglia di avventura e di conoscenza posso mollare tutto e ritornare a casa".


Viaggiare e girare il mondo. Ciò che per molti è un sogno nel cassetto, per te è diventata pura quotidianità. Da cosa nasce questa costante voglia di fare la valigia e partire, senza mai fermarti davvero in posto preciso?

Tutto è nato per caso o coincidenza: era aprile del 2005, sentivo l'esigenza di un cambiamento, ma non sapevo cosa volessi o cosa stessi cercando, sapevo solo che la quotidianità mi andava un po' stretta. A casa i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare niente, ho una famiglia molto unita, i miei amici sono in gamba e tutti con la testa apposto; non volevo scappare da qualcosa o qualcuno ma volevo trovare qualcosa di entusiasmante e nuovo. Dopo la prima avventura andata benissimo, volevo ripetere quell'esperienza e tornare alla ricerca di qualcos'altro. Ho capito che viaggiare mi piaceva tanto, soprattutto da solo: è il momento in cui prendi decisioni che, anche se giuste o sbagliate, sono le tue. Inizi a conoscere te stesso, quello che ti piace fare, i tuoi limiti e i tuoi orizzonti e non c'è nessuno che ti condiziona e che ti consiglia (è troppo facile e monotono, ho capito con il passare degli anni, che gli altri decidano per te). Viaggiare mi ha fatto crescere e mi ha insegnato a non aver paura di niente.

Hai iniziato in Sardegna per poi dirigerti e affermarti in diverse località, tra cui Scozia, Australia, Miami in Florida. Quali i momenti più importanti della tua carriera?

Ogni posto mi ha insegnato qualcosa: la Sardegna è affascinante e ha una forte energia. È un'isola con 4000 anni di storia e incontri tanti tipi diversi di turisti con un unico intento: godersi un periodo di meritata vacanza in serenità, lontani dalla frenetica vita quotidiana (la Sardegna non è solo barche a vela e Briatore), c'è gente che ci ritorna in vacanza ogni anno da venti, trent' anni e un motivo ci sarà?! In Scozia ho cominciato a cavarmela da solo, il lavoro non me l'ha trovato o consigliato nessuno. Sono entrato in un ristorante italiano e ho fatto il mio primo colloquio in dialetto campano (grazie a Dio ho lavorato con pizzaioli napoletani in Sardegna); nonostante 8 anni di studio, non possedevo una buona padronanza della lingua inglese, ma la proprietaria del ristorante ha subito creduto in me concedendomi una opportunità. È stata un'esperienza formativa importante per la mia vita: al colloquio mi è stato detto che non avevo nessun giorno libero e che l'unica giustificazione valida per un'ipotetica mia assenza sarebbe stata la morte con tanto di certificato per dimostrarlo – non male come biglietto da visita! Era un po' come al militare: dovevo presentarmi sempre a lavoro in orario e mi era consentito solo un pasto e una bevanda al giorno. La proprietaria non si affezionava a nessuno, neanche ai dipendenti che erano lì da anni, ma la mia più grande soddisfazione è stata vederle scendere alcune lacrime il giorno in cui (un anno e mezzo dopo) le ho detto che avrei lasciato il lavoro per tornare in Italia. E poi l'Australia ... Un altro mondo. Impari a fidarti della gente perché qui la gelosia o l'invidia non esiste. Tutti ti vogliono aiutare. Qui si dorme con le porte di casa aperte, si lascia la macchina per strada con le chiavi all'interno perché sai che nessuno vuole rubartela, se ti cadono soldi dalla tasca ti inseguono e te li restituiscono. Potrei non finire mai con gli esempi di civiltà

Dopo tanto viaggiare, da circa 5 anni hai deciso di acquistare una masseria a Noci. Voglia di affermarti anche nel nostro Paese, dando un'opportunità all'Italia che più volte hai sentito andarti "stretta", o semplice desiderio di ritornare a casa dopo tanti anni di lontananza?

Ho acquistato una masseria a Noci con l'idea di aprire un piccolo ristorante auto-sostenibile con le risorse della terra, un po' come vivevano i nostri nonni. Ma mi sono dovuto imbattere in una burocrazia senza fine e senza razionalità. Quando, abituato all'estero, chiedevo al mio consulente quali erano i documenti da preparare per avviare un'attività, lui prontamente rispondeva: "Non è importante cosa scriviamo nel nostro business plan ma dobbiamo capire chi conosciamo al Comune e alla Regione per avere varie approvazioni". Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ormai non mi riconoscevo più in questa realtà e ho deciso di non avviare più nulla in Italia e godermela come casa vacanze (non tutti hanno 14 trulli in cui rilassarsi senza dover pensare di sfruttare i fondi della comunità europea per intascarsi un po' di cash).

General Manager in uno dei ristoranti più noti a Melbourne e proprietario di un ristorante italo spagnolo nella zona più ricca della città. Cosa ti ha spinto a cercare successo nel settore della ristorazione, dopo aver completamente abbandonato i tuoi studi in Veterinaria?

La scelta di iscrivermi a veterinaria era dettata dall'esigenza di fare quello che fanno tutti gli altri (un destino quasi già stabilito). Dopo aver terminato gli studi al liceo, il 90% dei ragazzi va all'università senza chiedersi il perché, ma cosi fan tutti. Anche io come gli altri ho cominciato ma non era il mio posto: il sistema non funzionava, centinaia di studenti in un aula, i professori non si presentavano, gli esami venivano posticipati di giorno in giorno senza preavviso. Penso che un ragazzo che ha voglia di affermarsi, meriti molto più di questo. Il cameriere l'ho sempre fatto anche a Noci nel week end per togliermi qualche sfizio ed avere uno stipendio tutto mio, poi partito per la Sardegna è diventata una professione a tutti gli effetti. Lavorando in posti e paesi diversi sono diventato più completo e ormai non era più un hobby ma una sfida con me stesso. Ho imparato a lavorare come barman, come chef de rang, come lavapiatti, come aiuto in cucina, come manager, come ragioniere e ogni ruolo mi ha dato tante soddisfazioni. Mi piace studiare i clienti e sapere in anticipo cosa staranno per ordinare (c'è uno psicologo in ogni cameriere) e capire cosa fare per farli stare bene, per fargli vivere una esperienza memorabile. Molti di noi hanno avuto il loro primo appuntamento o una ricorrenza importante al ristorante, quindi il nostro ruolo è quello di far diventare quella serata memorabile.

Costantemente in giro per il mondo, hai mai avvertito in tutti questi anni l'esigenza di fissare le tue radici e di conquistare un po' di stabilità?

La stabilità la trovi in te stesso, non importa dove vivi, se fai sempre cose moralmente giuste. Mi manca la mia famiglia e le persone che mi vogliono bene ma convivo con la certezza che il giorno in cui la nostalgia supera la voglia di avventura e di conoscenza posso mollare tutto e ritornare a casa allo stesso modo in cui sono partito la prima, la seconda e ogni altra volta.

Nella tua vita hai sempre seguito il tuo istinto, inseguendo gli interessi e le passioni del momento. Quanto di razionale e quanto di istintivo hai investito in ogni scelta fatta sino ad oggi?

Mi sono sempre ritenuto una persona razionale, seguo la logica in tutto quello che faccio. Anche quando scelgo di seguire l'istinto so che razionalmente è la cosa giusta. Ho imparato che è importante cambiare quando una situazione non ti soddisfa più, non bisogna aspettare. Nel momento i cui ti poni la domanda se è giusto o no cambiare, hai già la risposta in pugno. Cambia!

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