Pierluigi Notarnicola: “Stabilità è una parola che non ha più senso di esistere”

02 02 pierluigi notarnicolaNOCI (Bari) – “Crisi”: una parola che sempre più spesso accompagna la nostra quotidianità e con la quale un numero sempre più elevato di giovani deve fare i conti, imbattendosi nell’assenza di posti di lavoro o in un precariato sempre più pressante. Pierluigi Notarnicola ha dovuto scontrarsi con una realtà che a volte sembra non avere spazio a sufficienza per i giovani neolaureati, maturando consapevolezze e convinzioni talvolta non semplici da accettare per chi crede sempre nel cambiamento.

Dopo importanti esperienze professionali, alternati anche da momenti di inattività lavorativa, dopo aver conseguito due lauree, oltre ad aver anche coltivato una delle sue più grandi passioni, oggi Pierluigi non può che ritenersi orgoglioso del percorso intrapreso, non rinunciando a puntare sempre più in alto e a raggiungere nuovi e numerosi traguardi.


Per certi aspetti insolitamente, dopo la laurea hai deciso di partire per Pisa in un corso di specializzazione organizzato da aziende private. Nello specifico di che cosa ti sei occupato in questi mesi?

Subito dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria dei controlli automatici nel 2010 presso il Politecnico di Bari, Mi è stata offerta l’opportunità di fare esperienza sulle modalità di progettazione e di sviluppo dei sistemi elettronici in tutti i settori del trasporto, proprio attraverso questo temporaneo trasferimento a Pisa. Oltre alle indubbie nozioni e competenze acquisite, ricordo questa come un’esperienza importante anche sotto il profilo umano. In questi mesi, infatti, ho avuto la possibilità di incontrare e conoscere ragazzi provenienti da tutta Italia, con i quali ho instaurato delle solide amicizie.

Nel 2011 è iniziata la tua ricerca di una occupazione. Quali sono state le difficoltà più grandi e le realtà più dure con le quali ti sei dovuto confrontare?

La realtà più dura? Il mondo lavorativo in italia dopo il 2008 per un neolaureato credo sia abbastanza una buona risposta. Università e aziende private sono realtà distanti sotto molti punti di vista. Non fraintendermi, tutti svolgono il loro lavoro egregiamente. Molto probabilmente credo questa distanza sia dovuta alla scarsità di aziende nel nostro territorio che innovano rispetto al numero dei laureati, soprattutto alla scarsità dei fondi utilizzati, alla burocrazia da migliorare. Credo che questa distanza sia in qualche maniera una conseguenza della situazione economica che stiamo vivendo o forse un fattore concomitante. E poi bisogna cercare una buona strategia commerciale, perchè non dimentichiamo che non si può solo vivere di fondi. Non so, ma auspico una sinergia migliore per il futuro.

Dopo quanto tempo hai trovato la tua stabilità professionale e di cosa ti occupi oggi nello specifico?

Stabilità è una parola che non ha più senso di esistere. Le politiche attuali non considerano lo sviluppo industriale un progetto su cui puntare. Ne consegue un’altalena di periodi di grande e bassa attività che a mio parere non porta da nessuna parte. In questo clima non può esistere stabilità, in qualsiasi senso la si voglia interpretare. La parte positiva di tutto ciò è la grande e varia esperienza che acquisisci come professionista. Ad ogni modo, dopo un periodo fatto di esperienze professionali importanti, come quella presso una grande azienda quale è la FIAT, ma intervallato anche da diversi momenti di inoccupazione, attualmente lavoro nell’ambito della progettazione di macchinari industriali. È indubbiamente una bella professione, ma come già detto colpita duramente dalla crisi e dalle politiche deindustrializzanti del paese.

Dopo le numerose esperienze professionali, cosa ti ha spinto a ricominciare il percorso universitario sino al conseguimento di un secondo titolo di laurea?

Devo dire che è stata una scelta del tutto naturale e istintiva. Le motivazioni che mi hanno spinto a conseguire una laurea in ingegneria Civile sono diverse. Oltre alla mia indiscussa passione per questo settore, è stato influente il contesto in cui sono cresciuto, avendo, infatti, trascorso gran parte del mio tempo nell’ufficio tecnico di famiglia. Da più o meno 20 anni ascolto discussioni e mi informo di tematiche annesse.

Nonostante la tua lontananza fisica da Noci, la tua passione per la chitarra ti ha permesso nel tempo di sentirti più vicino ad esso, avendo formato qui due band. Hai avuto modo di coltivare il tuo hobby anche a Bologna, città in cui oggi vivi e lavori?

Hai detto bene: sono sempre stato appassionato di chitarra, sin da quando ero piccolo. Per fortuna a Noci ho conosciuto molti ragazzi con i quali poter condividere la mia passione per la musica. Negli anni, infatti, ho avuto il piacere di formare parecchie band (Voodi à e Theremin), permettendomi anche di instaurare dei bellissimi legami di amicizia con i loro componenti. Proprio questo mio forte interesse e il poterlo condividere con altri, mi ha permesso di sentirmi più vicino al mio paese. È un modo come un altro per ritrovare gli amici di sempre. Anche qui a Bologna suono ogni tanto con amici vari , ma l’esperienza è completamente diversa e credo che sia quel “di sempre” a fare la differenza.

A soli 28 anni hai già conseguito due lauree, hai maturato significative esperienze professionali con grandi gruppi industriali come la FIAT, e hai coltivato con dedizione e impegno una tua grande passione. Quanto ti ritieni soddisfatto del tuo percorso e cosa, invece, se potessi cambieresti?

La domanda posta in questo modo sembra voler indurre un certo ottimismo nella risposta. E infatti è così, sono molto soddisfatto dei traguardi raggiunti. Non cambierei assolutamente niente di quello che ho fatto. Ad ogni modo queste sono solo competenze acquisite che bisogna in qualche maniera concretizzare in futuro.

Nocesi nel mondo

© RIPRODUZIONE RISERVATA