Alfredo Matera: “Io ero tra chi la strada deve spianarsela da solo”

02 23 alfredo materaNOCI (Bari) – “Pensare in grande e capire che questo mondo è grande”. Questo è ciò che Alfredo Matera ha fatto: ha pensato in grande, non si è arreso dinanzi a nulla, neanche davanti a ciò che spesso può rappresentare un vero e proprio scoraggiamento. Alfredo è partito con la consapevolezza delle difficoltà che avrebbe incontrato ma con la volontà di conoscere, imparare, esplorare e crearsi una strada solo con le proprie forze. Resta la nostalgia dei propri affetti e il desiderio di maggiore stabilità, ma insieme a tutto ciò altrettanto grande è l’orgoglio che Alfredo può provare per se stesso e per le scelte fatte sino ad oggi.

La tua prima esperienza lontano da Noci risale al 2003, quando, senza neanche conoscere la lingua inglese, hai deciso di trasferirti a Londra. Cosa ti ha spinto a intraprendere una scelta così radicale e coraggiosa?

Nel lontano 2003 stavo vivendo un periodo molto felice della mia vita, pieno di emozioni e voglia di vivere. Purtroppo non posso dire lo stesso per quanto riguarda il lavoro: non avevo un’occupazione stabile, ogni mese cambiavo lavoro. Per questa ragione decisi dopo poco tempo che sarebbe stato meglio per me trovare un’altra soluzione: cambiare posto e casa, cercare la mia fortuna altrove. Scelsi di partire per Londra convinto che questa decisione mi avrebbe dato quella spinta che mi serviva per crescere sotto ogni punto di vista. Ero certo che non sarebbe stato facile, visto che arrivavo lì conoscendo solo la lingua italiana e con pochi soldi in tasca, pensai solo che quell’attimo era il mio attimo e che dovevo mettercela tutta pur di ottenere qualcosa e non essere andato fin lì senza concludere niente; ricordo che una volta mentre ero in aereo a Bari pensai che mi stavo mettendo in difficoltà con le mie stesse mani, ma credo ancora adesso che se non avessi fatto quella scelta, a quest'ora forse sarei felice, ma non avrei acquisito quelle competenze che mi permettono di fare bene ciò che faccio.

In questi ultimi anni hai avuto la possibilità di ricoprire diversi ruoli professionali e soprattutto in realtà diverse tra loro…

Sicuramente nel corso della mia vita ho cambiato tanti lavori. Già dal primo momento quando sono arrivato a Londra; ma d’altronde cosa puoi farci, arrivi all’improvviso in un posto del tutto nuovo, non riesci a comunicare con le persone del posto, e tu ti senti così piccolo e inutile, quindi la prima domanda che ti poni è: dove trovo lavoro? La prima cosa che ho fatto, come credo molti altri che hanno vissuto questa esperienza, è stata cercare aiuto da qualche italiano residente a Londra. Ho subito fatto riferimento al settore della ristorazione perché avevo già avuto precedenti esperienze e sapevo che l’unica difficoltà che avrei potuto incontrare era la lingua. Ma infondo trovi sempre il datore di lavoro al quale non importa se non conosci l’inglese: i piatti non parlano e improvvisamente ti ritrovi in un ristorantino da 4 soldi nel peggiore quartiere di Londra a parlare italiano con i piatti. Decisi presto di darmi una mossa e dopo pochi mesi grazie ad un carissimo amico concittadino, Stefano Roberto, trovai un’ottima sistemazione: lavoravo per L’harris bar Cipriani, uno dei ristoranti club italiani più ambiti di Londra. Dopo due anni e dopo aver ormai appreso la lingua inglese decisi ancora una volta di cambiare lavoro, convinto che Londra sarebbe stata solo un trampolino di lancio verso il resto del mondo. Iniziai a lavorare presso un ristorante inglese nel ruolo di assistant manager, esperienza che però si rivelò presto fallimentare: non conoscevo l’inglese a tal punto da poter dirigere un ristorante. Persi il lavoro e mi ritrovai punto e a capo. Da questa esperienza imparai molte cose: bisogna “farsi i calli” e cercare senza mai fermarsi. Ripresi il ruolo di cameriere in un ristorante italiano, ma iniziavo a sentirmi stanco, Londra è una città molto impegnativa. Decisi di tornare a Noci per una piccola pausa, consapevole che non mi sarei fermato a lungo. Infatti, dopo poco tempo a Noci avvertivo la mancanza di quella libertà che provi solo quando sei solo nel bel mezzo del nulla. Ed ero di nuovo pronto per una partenza: direzione Grecia, dove accettai un lavoro come chef de partie in un villaggio turistico. Ancora una volta stavo ricoprendo un ruolo che non conoscevo alla perfezione, ma fu un successo. Studiavo le ricette su Youtube e il giorno dopo ero pronto a prepararle. Finita la stagione estiva, ripartii questa volta per l’Austria in una località sciistica. Ancora una volta mi trovai in difficoltà con la lingua tedesca, ma fortunatamente la conoscenza dell’inglese mi ha aiutato permettendomi di lavorare in quella struttura un anno e mezzo. Oggi sono sous chef in Scozia e sono felice della posizione che ricopro.

Come te, un numero sempre più alto di giovani decide di cercare la propria strada lontano dal nostro paese. Secondo la tua opinione, quali soluzioni occorrerebbe perseguire per evitare così tante partenze?

Non si può evitare la partenza di un individuo che non è soddisfatto di quello che vive nel nostro paese. Il fatto è che sempre più persone si accorgono che altri riescono a concludere qualcosa in più al di fuori della comunità che ci circonda, quindi pensano e cominciano a credere che la soluzione più giusta sia alzare i tacchi e partire. Oggi c’è chi è figlio di imprenditore e ha già un futuro più o meno scritto, e poi ci sono quelli cercano, che non hanno avuto la possibilità di avere una strada già spianata e che devono crearsela da soli cercando in tutti i modi di concretizzare qualcosa, quindi partono alla ricerca della felicità.
Io la vedo in questo modo. Io sono partito perché ero uno di quelli che la strada se la doveva spianare da solo e ancora non ci riuscito del tutto. Non vivo nel lusso, ma sono felice di aver imparato a vivere e cavarmela in modo diverso, conosco 3 lingue e ho contatti un po’ dappertutto e tutto questo l’ho ottenuto grazie alle mie scelte. Non si può frenare una persona che vuole partire e vedere cosa c’è in questo mondo, viaggiare è una delle cose che piace un po' a tutti. E lavorare allo stesso tempo è ancora più bello: è vero, la crisi c’è un po' dappertutto, ma cosa ci vuoi fare, il sistema adesso e questo. Il mondo è troppo corrotto, possiamo solo accettarlo, le persone continueranno ad allontanarsi e a cercare qualcosa in più oggi e domani.

Recenti indagini hanno dimostrato come la crisi in Italia abbia notevolmente colpito anche il settore della ristorazione. Vivendo a stretto contatto con questa realtà, quali credi siano le giuste misure da adottare e le differenze riscontrate con l’estero?

Il campo della ristorazione è vasto, quasi infinito, tutti abbiamo bisogno di mangiare, quindi le persone continuano ad aprire ovunque ristoranti. Purtroppo però nessuno vuole davvero fare questo lavoro. Io non credo che ci sia questo problema in giro per il mondo, la gente intraprende questa strada perché non può fare altro, è una routine che colpisce tutti gli emigranti. Non puoi arrivare a Londra senza conoscere la lingua e fare l'infermiere, non puoi arrivare a Londra anche se parli inglese ma non hai agganci, devi per forza rivolgerti alla ristorazione e poi cambiare e seguire la tua vita. Tutti quelli che io ho conosciuto da 10 anni a questa parte, hanno tutti cominciato da un ristorante e poi hanno seguito la loro via, non credo che questo possa cambiare. Se un tempo ci si poteva permettere di cambiare lavoro, oggi con la crisi la gente tiene stretto il posto di lavoro, anche se fa il cameriere, il cuoco o il barista.

Prenderesti in considerazione la possibilità di lavorare più vicino al tuo paese d’origine, qualora ti fosse offerto un ruolo altrettanto importante?

Sicuramente si, sono anche un po’ stanco di stare sempre in giro e di non avere ancora una sistemazione fissa. Ormai ho quasi 35 anni, ho una bellissima ragazza, e voglio anche io la mia stabilità e starmene tranquillo. Qualora avessi l'opportunità di lavorare e stare a casa vicino alla famiglia, lo farei, posso assicurartelo .

Quale consiglio ti sentiresti di rivolgere a tutti i tuoi coetanei che ancora oggi sono alla ricerca della loro strada e soprattutto della tanto ambita stabilità?

È scontato che consiglio a tutti di avere un’esperienza fuori dalla nostra comunità; solo perché c’è chi ce la fa davvero ad ottenere grandissimi risultati, e c’è chi davvero riesce ad essere ed a ottenere la felicità, anche lontano da casa. Io sono contento delle mie scelte e rifarei tutto da capo se potessi, quindi io consiglierei a tutti di pensare in grande e di capire che questo mondo è grande, bisogna solo adeguarsi, accettare le condizioni, affrontare i momenti difficili e non tornare mai a mani vuote.

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