Ezio Parchitelli, la passione di chi lavora per ridare una speranza

04 27 ezio parchitelliNOCI (Bari) – Avere le idee chiare su quello che sarà il proprio ruolo e il proprio posto nel futuro, rappresenta la giusta via per il raggiungimento dei propri obiettivi. Ezio Parchitelli ha da sempre saputo che la medicina sarebbe stata il suo habitat, il mondo nel quale avrebbe trovato il ruolo a lui più congeniale. È così è stato.

La sua testimonianza aiuta a riflettere su quanto medici, ricercatori, informatori scientifici e quanti hanno a che fare con la medicina, abbiano a cuore ogni persona alla quale si avvicinano, ogni tipo di patologia, cercando di trovare la cura che rappresenti la luce verso la salvezza. Ezio, che oggi vive a Legnano con la sua famiglia, nonostante il successo ottenuto, considera la famiglia il traguardo più importante, il punto di forza senza il quale non potrebbe definirsi pienamente realizzato.

Quanto credi che la scelta del percorso di studi sia fondamentale per il futuro professionale?

Credo che fare una scelta ponderata sul corso di studi sia molto importante, anche se penso che un grosso aiuto ti può essere dato dai professori delle scuole superiori che dopo 5 anni un pò ti conosco e ti possono aiutare nell’orientamento. Io inoltre prima di fare la scelta avevo visitato molti “Job orienta” per capire cosa offrivano le università in piano formativo e avevo avuto modo anche di poter visitare le città, perchè anche questo penso sia un fattore molto improntate per chi deve allontanarsi da Noci verso una grande città. Penso che all’inizio ambientarsi non sia facile e che comunque la scelta del percorso di studi deve anche prendere in considerazione le proprie attitudini. È per questo che ho deciso di trasferirmi a Parma per studiare presso l’Università di Farmacia e laurearmi in Informazione scientifica del farmaco. Ad oggi con l’attuale stato del lavoro penso che in ogni modo la scelta del corso di Studi sia solo il punto di inizio, dopo il tutto si basa sulla persona, sulla voglia di fare e di mettersi in gioco.

Come è iniziato il tuo percorso nel settore farmaceutico?

Io ho iniziato a lavorare in Crom S.r.l dopo 2 mesi dal conseguimento della laurea, era il mio primo lavoro effettivo. Premetto che non è esattamente quello per cui avevo studiato (avrei dovuto fare l’informatore farmaceutico), ma come ho detto prima bisogna mettersi in gioco e quindi ho accettato questo lavoro che svolgo ancora oggi. Il ruolo assegnato era di Clinical Project Manager, che prevede la pianificazione, gestione ed esecuzione di Studi Clinici di farmaci o medical device su pazienti. Tali studi hanno lo scopo di verificare su un gran numero di pazienti - dell’ordine delle migliaia - l’efficacia, la sicurezza di nuovi farmaci o medical device. Con i dati che si raccolgono vengono prodotti dei dossier registrativi che permettono alle aziende farmaceutiche di richiedere l’autorizzazione all’immissione in commercio (in Italia l’ente di riferimento è l’AIFA) oppure vengono utilizzati dagli informatori scientifici per promuovere il farmaco presso i medici di base o specialisti. Tale lavoro quindi mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze in materie giuridiche (devi conoscere le leggi che si applicano in ogni paese in cui svolgi lo studio clinico) in matieria economica (gestire budget da milioni di euro non è facile) e diciamo che ad oggi ho anche una buona consocneza quasi medica di molte patologie. Inoltre tale lavoro mi ha permesso di viaggiare molto, di interfacciarmi con medici e di toccare come mano come fuonziona l’assistenza sanitaria anche fuori dall’Italia.

Dopo i primi sette anni in questa importante azienda farmaceutica è arrivata per te la grande svolta…

Come si dice dopo essermi fatto le ossa, ho deciso che era il momento di cambiare e di passare nelle grandi di questo settore (clincial research organization), e dato che sono un tipo che non si accontenta, ho deciso che dovevo lavorare per la prima azienda al mondo: Quintiles Inc. Dopo diversi colloqui finalmente a Febbraio di quest’anno sono entrato in questo grande gruppo e per me è stata una bella soddisfazzione in quanto comuqnue sono entrato con una posizione di Seniority nel Clinical Project Management. Attualmente gestisco Studi Clinici a livello globale con più di 100 persone da gestire a livello modiale.

Quali sono le più grandi soddisfazioni che questa professione ti ha dato sino ad oggi e che pensi potrebbe darti ancora in futuro?

La più grande soddisfazione per me è sapere che oggi molte persone possono curarsi grazie al lavoro svolto. È strano ma sentire la tua nonna che prede il farmaco che tu hai sviluppato fa un certo effetto, perchè sai appunto tutto quello che c’è dietro e sei sicuro che il farmaco farà la sua funzione ed è sicuro. Poi ci sono anche gli aspetti umani specie quando hai a che fare con studi in oncologia dove quando il paziente risponde alla terapia ti sembra di partecipare in prima persona alla sua gioia. Molti possono pensare che c’è solo un interesse economico dietro, ma non sempre è cosi sopratutto quando riesci a ridare una speranza alle persone. Ricordo un caso di un giovane paziente, affetto da tumore al polmone, che dopo aver scoperto, alla fine del ciclo, di aver avuto una regressione della patologia e di poter essere operato, scrisse una mail al medico e a tutti noi per ringraziarci di quanto era stato fatto. Poi ovviamente ci sono anche i complimenti che ricevi dai medici, dalle aziende farmaceutiche per il buon lavoro svolto e questo ti dà la grintà ogni giorno di fare meglio.

Recenti indagini hanno mostrato come negli ultimi anni, causa la forte crisi che ha colpito il Paese, si è registrato un calo notevole nella vendita dei farmaci. Potendo toccare con mano questa realtà, come l’industria farmaceutica ha fatto fronte a tale difficoltà?

Ad oggi molti farmaci sono in scadenza brevetto e quindi, entrando nel mercato dei generici, l’azienda perde ogni diritto di vendita: questo sta avendo un grosso impatto sulla stabilità economica delle aziende le quali comunque stanno continuando a fare ricerca specie nel settore dei biologici, antitumorali, del dolore e delle malattie neurodegenerative. Sono sempre più le fusioni o acquisizioni tra i grandi gruppi farmaceutici. Anche le scelte politiche degli stati in termini di spesa sanitario ha avuto un grosso impatto.

Lavorare per una grande multinazionale e ricoprire un ruolo così importante comporta, oltre a grandi soddisfazioni, anche eventuali complessità e problematicità da affrontare?

Lavorare per una grossa multinazionale è molto interessante soprattutto perchè hai colleghi in ogni parte del mondo, hai a che fare con diverse culture e stili di vita, ti confronti con lavori molto diversi tra loro, e quindi devi saper gestire molto bene l’interazione personale. Il ruolo ha una buona componente di gestione del personale e fare in modo che tutti lavoro in sinergia tra di loro non è facile. Infine non mancano le pressioni dal board per massimizzare i profitti.

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