Giancarlo Gentile: “Noi giovani abbiamo tutte le carte in regola per invertire la rotta”

10-20-giancarlo gentileNOCI (Bari) - Superare i luoghi comuni, investendo il proprio impegno in un progetto mirato alla realizzazione di se stesso e dei propri interessi è quello che ogni giorno Giancarlo Gentile affronta. Lontano da Noci dal 2008, oggi vive e lavora a Milano, non rimpiangendo la distanza ma, al contrario, considerandola un'opportunità di crescita. Consapevole delle difficoltà in cui vive il nostro Paese, Giancarlo, fiducioso nel miglioramento e determinato nel perseguire i suoi obiettivi, ritiene fondamentale investire nell'educazione delle future generazioni.

Molto spesso si è soliti considerare il dottorato di ricerca come una strada facile da intraprendere, che assicura uno stipendio fisso senza richiedere eccessive fatiche. Quanto di vero c'è dietro questo luogo comune?

Alla luce della mia esperienza ritengo che la verità sia completamente diversa. Se avessi voluto intraprendere una strada facile e sicura, non mi sarei imbattuto certamente in un dottorato. L'obiettivo principale, quando si lavora nel campo della ricerca, è quello di portare innovazione rispetto allo stato dell'arte nel settore. Questo vuol dire affrontare problemi sempre nuovi e di svariata complessità cercando di trovare soluzioni affidabili e soprattutto a basso costo.
Tutto questo richiede sacrificio, abnegazione e tanta forza di volontà. Molto spesso mi capita di restare in ufficio fino a tarda sera e anche di lavorare durante il weekend. Non penso, quindi, che sia proprio una passeggiata, come forse qualcuno immagina. Dopo la Laurea, nonostante avessi ricevuto diverse opportunità di lavoro, ho deciso di iniziare questo nuovo percorso che agli occhi di molti, compresa la mia famiglia, sembrava così tanto nebuloso. Ho semplicemente assecondato una mia passione e, con il senno di poi, sono convinto di aver fatto la scelta giusta.

Al di là di ogni possibile pregiudizio, nello specifico di cosa ti occupi e da un punto di vista prettamente pratico, in cosa consiste il dottorato?

Il mio progetto è incentrato sullo studio e valorizzazione dei processi di decomposizione della biomassa al fine di ottenere prodotti chimici dall'elevato valore energetico, sfruttando una filiera diversa da quella del petrolio. In particolare sto sviluppando un software che permette di modellare questi processi in modo da studiarne le reali potenzialità e ottimizzarne le prestazioni da un punto di vista industriale. Oltre a portare avanti il mio progetto, che comunque rimane il cuore del mio lavoro, mi occupo anche di didattica coadiuvando diversi docenti del mio gruppo di ricerca. Preparo lezioni, esercitazioni e sostengo alcuni esami per il corso di Laurea in Ingegneria Chimica.
La durata totale del dottorato è di tre anni ed è prevista un'esperienza di almeno un anno all'estero presso qualche gruppo di ricerca internazionale che lavora su tematiche affini al mio progetto. Ogni anno, inoltre, siamo chiamati a pubblicare i risultati del nostro lavoro su riviste scientifiche e a partecipare a convegni internazionali dove presentiamo le nostre attività.

Lontano da Noci dal 15 settembre 2008 e poche occasioni per tornarci. La distanza dai propri affetti aiuta davvero ad acquisire una maturità diversa e per certi aspetti maggiore?

Senza dubbio la distanza dalla famiglia aiuta a crescere e a vedere le cose da una prospettiva nuova e diversa. Sebbene andare via da casa a 18 anni non sia una cosa semplice, è un'esperienza che consiglio vivamente a tutti i ragazzi. La decisione di trasferirmi a Milano è stata molto combattuta; se da un lato la prospettiva dell'indipendenza mi elettrizzava, dall'altro non ero affatto sicuro di essere capace di gestire una situazione che sembrava essere più grande di me. Penso che più della maturità, vivere lontano da casa ha fatto acquisire una maggiore sicurezza in me stesso e consapevolezza delle mie potenzialità. Da quel giorno è cambiato tanto per quanto concerne le abitudini di vita quotidiane, ma dal punto di vista umano e caratteriale penso di essere rimasto sempre lo stesso. Certamente, la vicinanza della famiglia, degli amici e degli affetti a me più cari è stata davvero fondamentale.

Cosa rimpiangi della vita in un piccolo paese come Noci e a cosa, al contrario, rinunci senza eccessive difficoltà?

Vivere in un piccolo paese come Noci presenta vantaggi e svantaggi. Certamente tutto è più a misura d'uomo e la qualità della vita ne risente in meglio.
Sono una buona forchetta, quindi rimpiango tanto la buona cucina della mamma, ma, soprattutto, vedere crescere giorno dopo giorno i miei tre fantastici nipotini.
Tuttavia, non nascondo che a Milano mi trovo benissimo perché è una città multietnica, organizzata e ha la grande capacità di essere sempre al centro del cambiamento. Milano incarna il dinamismo di una metropoli globale che offre numerose occasioni a chi, come me, intende perseguire una vocazione internazionale. Molti pensano che vivere lontano da casa sia una condanna, io l'ho sempre vista come una straordinaria opportunità.

Il tuo attuale dottorato prevede lo svolgimento di un anno all'estero. Stai valutando la possibilità di poterti stabilire definitivamente lontano dall'Italia?

Trascorrere un periodo all'estero è sempre stato nei miei programmi e finalmente con il dottorato avrò questa possibilità. Sebbene nella vita non si può mai dar nulla per scontato, oggi vedo l'esperienza fuori dall'Italia come un viatico per poter aver un titolo maggiormente spendibile e accattivante per le realtà del nostro paese. Purtroppo, oggi come oggi, è davvero difficile fare dei progetti a lungo termine, comunque la mia volontà è quella di lavorare e creare, un giorno, una famiglia qui in Italia.

Attualmente le percentuali sulla disoccupazione giovanile risultano essere in crescita (uno su due i giovani disoccupati). Secondo una recente indagine dell'Eurostat, investire sulla ricerca rappresenterebbe una valida risposta a questa crisi. Come spieghi lo scarso interesse mostrato dall'Italia verso la ricerca?

A mio avviso, il problema è imputabile ad una totale assenza di programmazione da parte della classe politica, che in questi anni si è susseguita alla guida del nostro paese, ed una scarsa lungimiranza da parte della classe imprenditoriale.
La ricerca scientifica ha bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di trasparenza e di incentivi al merito. Ma soprattutto l'Italia ha bisogno di ricerca scientifica produttiva e competitiva che funga da traino per consentire la ripresa della crescita e del mercato occupazionale. Ritengo che nell'economia moderna l'unico modo per avere un economia sana e in crescita è investire in ricerca, innovazione, tecnologia e educazione delle generazioni future tramite la scuola e l'Università.
Noi giovani abbiamo tutte le carte in regola per invertire la rotta e riprenderci la nostra Italia così tanto sfruttata e vituperata da parte delle generazioni che ci hanno preceduto.

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