Cuore primitivo

temTemperamente - Ho letto l’ultima fatica di Andrea De Carlo, prolifico autore milanese, Cuore primitivo. Non era il primo romanzo suo che leggevo e non sarà l’ultimo. Andrò infatti a ripescare quelli passati che non ho ancora avuto modo di leggere e aspetterò i nuovi lavori. Ogni opera di De Carlo è un’immagine dettagliata, una trasmissione in alta definizione di un plasma di nuova generazione sintonizzato sul canale della vita.

De Carlo scrive film, più che libri. E questo Cuore primitivo non fa eccezione. Le onomatopee utilizzate fanno sentire al lettore i colpi del lavoro da scultrice della protagonista femminile, i lunghi periodi privi di punteggiatura gli fanno vedere l’azione della scena. Il famoso antropologo Craig Nolan e la scultrice Mara Abbiati sono sposati da sette anni, e le cose non vanno più come all’inizio della loro storia. Piccole e grandi incomprensioni, dettate da retaggi culturali completamente diversi, si sono insinuate tra loro poco alla volta, strisciando silenziosamente negli anni. Tutte le recriminazioni latenti che si portano dietro esplodono durante una vacanza a Canciale, paesino ligure a metà strada tra l’appennino e il mare (paesino che in realtà non esiste, è un luogo immaginato e riportato dall’autore), quando Craig precipita dal tetto della casupola che ha acquistato anni prima con la moglie. L’imprevista zoppìa e l’urgente bisogno di sistemare il tetto crollato porterà i due a rivalutare tutte le scelte fatte, oramai liberi dalle fette di prosciutto che l’amore, si sa, mette sugli occhi. La comparsa del costruttore Ivo Zanovelli scatenerà l’irrazionale gelosia dell’antropologo inglese, gelosia da cui credeva di essere immune. Per cui seguiamo l’andamento dei lavori di ricostruzione e le relazioni interpersonali tra queste persone, così diverse, ma tutte intimorite di perdere qualcosa di importante: chi la sicurezza della famiglia, chi il rispetto, chi la propria virilità.

Molto interessante la scelta stilistica dell’autore, che alterna i capitoli focalizzando la narrazione su uno dei tre personaggi principali raccontando, oltre ciò che succede, anche i loro pensieri più profondi, adattando la penna alla cultura e alle ambizioni di ognuno, abbandonando l’Io narrante onnisciente e indifferente agli eventi di manzoniana memoria. Personalmente mi è entrato nel cuore il personaggio di Ivo, costruttore filibustiere, rude mascalzone, protagonista di un capace comunque di gentilezza a galanteria, che si porta in giro per l’Italia un gruppo di manovali slavi che parlano a stento la lingua di Dante.

Mi piace pensare che sia stato chiamato ‘Ivo’, perché la parte finale di primitivo, perché la coincidenza non voluta avrebbe dell’incredibile. Un viaggio nel viscerale presente in ognuno di noi, quell’istinto primordiale che affiora sempre, a dispetto della nostra cosiddetta evoluzione putativa, che riteniamo innegabile, ma di cui perdiamo le tracce ogniqualvolta scattino meccanismi che non possiamo controllare, quali la gelosia, l’invidia la rabbia.

Non resta che allacciare le cinture e prepararsi a quello che troveremo sulla nostra strada, facendo affidamento su tutte le nostre conoscenze ma, soprattutto, sul nostro impulso naturale.

Andrea De Carlo, Cuore Primitivo, Bompiani, 2014, € 13

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