Lezioni americane

temTEMPERAMENTE - Ripercorrendo la mia carriera di appassionata lettrice, mi ero accorta di non aver letto ancora nulla di Italo Calvino. Autore tra i più significativi del novecento italiano, le sue opere sono spesso letture obbligate durante l’adolescenza. Sarà stato proprio quest’obbligo a farmi desistere per tanti anni. Qualcosa mi diceva però che il momento era arrivato, così mi sono ritrovata tra le mani Lezioni Americane.

Non è stato facile leggere questo libro: avrei potuto scegliere un romanzo e invece mi sono avventurata in questa raccolta di conferenze che l’autore avrebbe tenuto all’università di Harvard. Un saggio è spesso una lettura impegnativa, richiede attenzione e concentrazione. Ammetto che le prime pagine si sono trascinate lente e un po’ indigeste, così l’ho abbandonato in attesa di un nuovo momento giusto per leggerlo. Uno strano magnetismo però mi attirava al piccolo volume. Ho dato un’occhiata in rete, ho letto qualche articolo a riguardo: dovevo portare a termine la lettura. L’ho ripreso quindi con uno spirito e un’attenzione diversa, mi sono armata di matita e quaderno; ho ripreso a studiare come facevo all’università. Solo così ho scoperto la bellezza e l’interesse che suscita quest’opera.

Trovo difficoltoso recensire un saggio, sarebbe come contraddire l’autore e in questo caso per farlo dovrei saperne di letteratura almeno quanto lui. Cercherò quindi di riassumere l’opera sottolineando le citazioni più significative e a considerare questa lettura come un’illuminante lezione di letteratura.

Nel 1984 Italo Calvino fu invitato dall’Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton Poetry Lectures, un ciclo di sei conferenze che si tengono nel corso di un anno accademico. Per le sue discussioni l’autore scelse sei valori, sei qualità della letteratura da conservare per il prossimo millennio.

1: LEGGEREZZA
Il testo si apre con il tema della leggerezza. «In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra.[..] Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa». La prima immagine che secondo Calvino esprime chiaramente questo valore è quella di Perseo, l’eroe che vola coi sandali alati, si sostiene sui venti e sulle nuvole per tagliare la testa di Medusa, sfuggendo allo sguardo pietrificante del mostro. Calvino considera la leggerezza «un alleggerimento di linguaggio, la narrazione di un ragionamento, di una descrizione o di un processo che comporti un alto grado di astrazione, un’immagine di leggerezza che assuma un valore emblematico». La scienza, inoltre, dimostra da sempre che il mondo «si regge di entità sottilissime». Prendi l’informatica con la seconda rivoluzione industriale, «ci sono i bits d’un flusso di informazione che corre su circuiti sotto forma d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso»”. Leopardi poi, con i suoi versi dedicati alla natura e soprattutto alla luna, è stato capace di catturare significative ed emblematiche immagini di leggerezza.

2: RAPIDITÀ
Per spiegare la rapidità, parte da un’antica leggenda sull’imperatore Carlo Magno. La storia è breve come una fiaba, vi è una successione di eventi concatenati tra loro. I dettagli, i particolari che possano meglio definire i personaggi o i luoghi non servono: ciò che mantiene vivo e costante l’interesse del lettore è il ritmo, la rapidità con cui gli eventi si susseguono. Rapidità quindi intesa come il ritmo del racconto, ma «la rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto, agilità, mobilità, disinvoltura, tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte». Ispirandosi alla cosmogonia, Calvino arriva alla conclusione che la scrittura viene spinta costantemente da due forze, due tempi rappresentati dai pianeti Mercurio e Vulcano. Il primo è il pianeta del movimento, dal temperamento estroverso, oscillante e più portato alle relazioni col mondo. Vulcano invece ha un carattere più riflessivo, più portato alla concentrazione e all’accuratezza.

Calvino snocciola le sue tesi e le argomenta in modo esaustivo e preciso. Ogni valore viene spiegato prendendo i versi di Lucrezio, le novelle di Boccaccio, un passo di un romanzo di Carlo Emilio Gadda, Borges e tantissimi altri scrittori e filosofi. Immagino Calvino quasi un astronauta che vaga lieve nell’universo infinito della letteratura. Penso allora a questa vastità, la immagino una biblioteca senza fine, una fonte inesauribile da cui attingere continuamente. Pagina dopo pagina Calvino getta le basi, i tratti essenziali di una figura che sarà chiara e riconoscibile solo al termine della lettura. Proprio come quando con il tratto della matita uniamo i puntini numerati sul foglio bianco, o quando sui libri di scienze osserviamo i disegni delle costellazioni del cielo.

3: ESATTEZZA
l valore dell’esattezza, Calvino attribuisce il potere portentoso di un antidoto, una medicina in grado di curare una malattia che ha colpito gli esseri umani: l’uso di un linguaggio scritto e parlato sempre più approssimativo, superficiale, frettoloso. L’esattezza è sinonimo di precisione, correttezza e veridicità. L’autore lo intende come: «un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato, l’evocazione di immagini nitide, icastiche e un linguaggio il più preciso possibile».

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L’aspetto che più mi ha incuriosito di Calvino è il suo trarre ispirazione dai testi scientifici. Partendo infatti da i processi di formazione degli esseri viventi rappresentati dal cristallo “immagine d’invarianza e di regolarità di strutture specifiche” e dalla fiamma “immagine di costanza d’una forma globale esteriore malgrado l’incessante agitazione interna”, Calvino considera questi elementi fondamentali per esprimere “la tensione tra razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane”. Il cristallo e la fiamma allora, diventano due forze contrapposte per giungere all’esattezza. È in Leonardo che questo valore trova grande espressione. Con i suoi codici, Da Vinci si è dedicato più a un lavoro di ricerca ostinata e appropriata delle parole che alla stesura di un testo. L’immagine che chiude questa conferenza è proprio quella di Leonardo che basandosi sull’immagine di un animale marino, tenta per tre volte la sua descrizione, aggiungendo nuovi particolari, modificando espressioni, verbi e aggettivi, con l’unico obiettivo di renderla più vicina possibile a quello che l’animale è realmente.

La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
4: VISIBILITÀ
Partendo da questo verso di Dante, Calvino spiega le ragioni a sostegno della visibilità. La realtà che viviamo ci bombarda continuamente di immagini che bloccano il nostro istinto all’immaginazione. Per tale motivo l’autore consiglia “una pedagogia dell’immaginazione”, un’educazione quotidiana per alimentare la nostra facoltà di fantasticare, “facendo in modo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica”.

5: MOLTEPLICITÀ
L’idea di vastità e di infinito aleggia per tutto il testo ma è nella conferenza sulla molteplicità che trova il suo spazio, quando Calvino scrive «la letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche aldilà d’ogni possibilità di realizzazione».
Protagonista di questa quinta lezione è il romanzo contemporaneo inteso come metodo di conoscenza e come rete di connessione tra fatti, persone e cose. I romanzi di Carlo Emilio Gadda, di cui Calvino sottolinea la particolare complessità stilistica, sono un chiaro esempio di romanzo moderno che assume la funzione di enciclopedia aperta, aggettivo (quest’ultimo) che quasi nega l’etimologia del termine enciclopedia, nato con l’obiettivo di racchiudere e circoscrivere il sapere. «Oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima. [..] I libri moderni nascono dal confluire e scontrarsi d’una molteplicità di metodi interpretativi, modi di pensare, stili d’espressione. [..] E’ la forza centrifuga che esso sprigiona, la pluralità di linguaggi come garanzia d’una verità non parziale».

6: COERENZA
Autore incline più alle short stories che ai romanzi (come confessa nelle ultime pagine) Calvino, con i suoi continui riferimenti all’universo e alla cosmogonia somiglia a uno scienziato pronto a sperimentare nuove tecniche e abilità letterarie. Di fronte alle sue considerazioni ci si sente scolaretti alle prime armi soprattutto quando, a proposito della coerenza, descrive e carica di grande importanza quel fenomeno scontato e naturale dello scrittore che comincia a scrivere. Prima di poggiare la penna sul foglio bianco ci sono migliaia di storie che aleggiano nella mente, un universo di combinazioni e possibilità, centinaia di personaggi in attesa di essere svelati. Nel momento in cui lo scrittore sceglie e si focalizza sulla sua storia, si allontana dall’infinito lasciando escluso il magma di tutte le altre storie possibili. L’opera letteraria rappresenta quindi una piccola porzione in cui l’universo si cristallizza in una forma non fissa “ma vivente come un organismo”. Calvino inoltre riflette sulle sue opere, confessa le sue inclinazioni, il suo essere “un saturnino che sogna di essere mercuriale”, il progetto che intendeva realizzare con Se una notte d’inverno un viaggiatore, Le cosmicomiche o Le città invisibili.

La complessità di quest’opera rende difficile anche un riassunto, i punti salienti sono così tanti che una sintesi dettagliata non riesce a racchiuderli. Lezioni americane sorprende per la sua estrema attualità, si colloca perfettamente in ogni tempo soprattutto nell’era in cui viviamo, fatta di un linguaggio sempre più volgare, aggressivo e provocatorio. In questo contesto le sue considerazioni sulla letteratura diventano dei princìpi da seguire nella vita in generale, uno scudo dietro il quale difendersi. Quest’opera è un evergreen che tutti dovremmo leggere e rileggere perché è inesauribile, non smette mai di insegnare qualcosa di nuovo. Intramontabile come un film cult, immortale come i testi delle canzoni dei grandi cantautori.

Ah! Chissà come sarebbe stato assistere alle sue conferenze.

Italo Calvino, Lezioni americane, 1a edizione 1988, Oscar Mondadori

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