Il cielo resta quello

temTEMPERAMENTE - Francesco Leto ha ragione: il cielo resta quello, qualunque cosa succeda nella vita di ciascuno. Dai ringraziamenti nelle ultime pagine, può sembrare un po’ arrogante, uno “che se la crede”, ma ha stoffa e lo sa. È il suo secondo romanzo, per lui noi di Temperamente abbiamo invertito le abitudini. Chi ci segue sa che di solito prima recensiamo un romanzo e poi eventualmente intervistiamo l’autore. Nel suo caso, abbiamo prima conosciuto l’autore – che qualche mese fa ha messo su il progetto di autosostentamento intellettuale #sfamaunoscrittore – e poi abbiamo letto "Il cielo resta quello".

Che questo autore calabrese avesse le idee chiare su di sé e sui suoi obiettivi è evidente già dal titolo, dove manca la maiuscola iniziale, ma anche nell’intervista non ha lasciato dubbi. Il romanzo, effettivamente, merita. È uscito, tra l’altro, in occasione del ventennale della scomparsa di Mia Martini (maggio 2015), personalità che aleggia nelle pagine con la sua storia e i suoi errori, oltre alla caparbietà che la accomuna agli altri bagnaroti.

Non è lei, tuttavia, la protagonista. Il romanzo comincia sul finire dell’estate; solo a conclusione, sapremo di preciso giorno e anno. Francesco Leto muove dalla scomparsa inspiegabile di Maria, per raccontarci la sua storia, a partire dagli anni adolescenziali, in un Sud dove gli amori erano caldamente suggeriti, se non combinati. Ma lei ha la testa dura (come i compaesani: gli abitanti di Bagnara Calabra) e si innamora di Carmine Morise, sciupafemmine ma con il cuore solo per lei. La vita insieme è anzitutto segnata dal trasferimento della suocera in casa loro, dai ritmi del giorno che regolano anche quelli istintuali (perché l’amore di giorno Maria non lo farà mai, che non sta bene fare queste cose alla luce del sole) e dalla nascita di tre figli.

Poi però sempre la vita non chiede permessi e fa ciò che le aggrada. Come rami di un albero, Domenico detto u cardiddu (nella famiglia è il secondogenito, non ha ancora concluso la scuola elementare) Sisina, la grande, e Antonio, il piccolo, cresceranno a ritmi differenti.

Mandare avanti casa, figli, bollette per una vedova a quei tempi, non era semplice. Maria però è donna forte, quasi temeraria. Per devozione e rigoroso rispetto, rinuncia alla freschezza dell’acqua di mare e prosegue la sua strada senza lagne o pianti di scena. Ma la sorte è dura, a volte, e non si accontenta di chi si è già presa. Ingorda, allora, strappa chi desidera.

Nella sua struttura circolare, il cielo resta quello risulta un romanzo corposo, complesso, ricco, con tanti fili intrecciati senza che si perdano le estremità. Forse anche nostalgico, ma la nostalgia è segno di appartenenza ed è motore per costruire nuove cose, magari stili di vita nuovi che sappiano cogliere l’autenticità dal passato, forti delle possibilità del presente.

Colpisce nel romanzo la perseveranza di Maria, il suo nero tenace e irremovibile, per quanto mutevole, indice di un sentimento radicato, difficile da estirpare. Ma anche gli altri personaggi, che come pianeti le orbitano attorno, sono delineati con cura e dovizia di particolari, persino quelli più intimi. Resistente è anche l’amicizia che legava Maria e Rosa, sin da ragazzine. Tutto è raccontato con una leggerezza seria, che permette di sorridere con rispetto.

E noi, sappiamo saldare rapporti così intensi? Quanto sappiamo vivere nell’intimità sentimenti e segreti, dato che pubblichiamo selfie e post per ogni cosa?

Mentre provo a cercare risposte, il cielo resta quello.

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