Un uomo senza patria

temTEMPERAMENTE - In questi giorni si parla dell’investitura ufficiale di Hillary Clinton come rappresentante dei democratici alle elezioni e di quella del parruccato Trump per i repubblicani. In Un uomo senza patria Kurt Vonnegut fa dei ragionamenti su quella brutta parentesi dell’America bushiana.

Il libro è uscito nel 2005 ma è ancora straordinariamente attuale (e purtroppo il fatto che questo si può dire di tanti altri libri non mi mette affatto di buon umore: ma andiamo avanti o no?). Proverò a recensirlo senza pensare a questo.

Anche perché la scrittura di Vonnegut va decisamente oltre questi sconfortanti dati. Vonnegut è divertente, sorprendente e riposante. Si perché le sue parole volano via leggere e un libro di un centinaio di pagine lo puoi gustare tutto durante una gustosa sessione di lettura. Alla fine ti sentirai come dopo un pranzo buono e nutriente, ti potrai alzare pronto a guardare il mondo con una nuova forza e con nuovi occhi, sapendo che

Siamo qui sulla Terra per andare in giro a cazzeggiare. Non date retta a chi dice altrimenti. Questo è Kurt Vonnegut. Un uomo senza patria raccoglie una serie di suoi interventi pubblicati su una rivista radicale quando lo scrittore aveva già più di ottant’anni. Con un’immensa lucidità e una vena comica scoppiettante Vonnegut critica il mondo odierno e in particolare il suo paese, parla di Shakespeare, Twain eKafka, regala pillole di saggezza utili in qualsiasi momento della vostra vita, rilegge in modo geniale le favole e il bizzarro mondo degli esseri umani.
Vonnegut scrittore esplose con Mattatoio n.5, libro di cui racconta la genesi in queste pagine: era tornato dalla guerra in Vietnam e lui e alcuni suoi ex compagni si incontravano spesso, ricordando ciò che era successo. Capita che la moglie* di un suo amico ascolti i loro episodi e rimembranze e dopo un po’ dica sbuffando “Ma se all’epoca eravate solo dei bambini!”.

Quella frase fu per Vonnegut un’illuminazione. I soldati sono per la maggior parte dei ragazzini, dei bambini comandati a fare delle cose, il più delle volte orribili e insensate. Da quella rivelazione, era il 1968 e Vonnegut provava a diventare uno scrittore, nasce il suo libro più famoso, Mattatoio n. 5, il cui sottotitolo è la crociata dei bambini: ci aveva messo ventitré anni a interiorizzare quell’esperienza e capire come descriverla. Usando la verità, e, come Mary O’Hare* gli aveva fatto capire, erano solo dei bambini.

Quell’esperienza terribile non servì solo a Vonnegut ma dimostrò al mondo come la leadership degli USA possa essere qualcosa di «molto raffazzonato e essenzialmente stupido» e Un uomo senza patria suona molto come un monito: un monito a non replicare questa stupidità, non dando credito a neoliberisti impazziti e guerrafondai, che allora come adesso, credono di poter governare il mondo. In effetti, la verità può avere un potere enorme. Perché uno non se la aspetta.

Kurt Vonnegut, Un uomo senza patria, minimum fax, 2006, € 11.50

Altre recensioni su temperamente.it

Temperamente

© RIPRODUZIONE RISERVATA