Una rivoluzione sentimentale

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TEMPERAMENTE - Una rivoluzione sentimentale è il secondo romanzo di Viola Ardone, pubblicato da Salani all’inizio di quest’autunno e ritorno a scuola. È la storia di Zelda che da ricercatrice universitaria senza speranza si ritrova a far l’insegnante di lettere in un liceo di provincia: lei, una ragazza bene, di quelle che vengono dal Vomero, la cui stanza e ricoperta di libri e di carta, entra in una scuola il cui territorio è invasa dal fièto e il primo giorno in classe uno degli alunno le fa trovare un’altrettanto puzzolente sorpresa – scena che ricorda molto un’altra del celeberrimo Io speriamo che me la cavo di Marcello D’Orta.

E proprio come in Io speriamo che me la cavo nel romanzo di Viola Ardone si alternano i compiti in classe dei ragazzi della V Q, scritti su una parte sola del foglio, con gli inevitabili commenti, più che correzioni, della professoressa al fianco, tutti con lo stesso, ahi-loro, voto finale: un secco e giusto 4. I temi degli alunni sono fuori traccia e seguono percorsi logico-narrativi fantasiosi e divertenti, ma ciò che mi ha colpito è che tutti sono scritti come un’invocazione alla docente. Gli alunni si rivolgono direttamente a lei che legge e ascolta, dimostrando quello che in fondo, forse, ognuno di noi ha fatto almeno qualche volta durante un compito in classe scritto: rivelarsi, confessarsi, esprimersi, aldilà della traccia e del voto, purtroppo. Ipotesi confermata anche dall’intervista con Viola Ardone (che potete leggere qui).

Giacomo la ascoltava come si ascolta una canzone, cercando un senso che non sempre appare.
«Bisogna essere indulgenti con la propria speranza»
«Io non voglio insegnare a vincere ma a fallire. È a questo che non sono pronti e non saranno mai pronti, come ognuno di noi. Anche questa protesta alla discarica sarà un fallimento, quasi sicuramente. E io vorrò essere con loro quando succederà. È più difficile imparare a fallire che a vincere. La scuola non deve essere un torneo ma una palestra. È questa la vera Rivoluzione»

Queste alcune delle frasi che ho sottolineato in questo romanzo. La rivoluzione sentimentale è una rivoluzione che va oltre, perché parte dal cuore, arriva nella testa, sfocia nelle azioni. I personaggi di questa storia sono dei piccoli rivoluzionari, ognuno a suo modo: gli alunni che organizzano lo sciopero contro l’inceneritore; Nadia, la docente dai capelli rosa che cerca modi alternativi per affermare la propria femminilità; e in un certo senso lo è anche Viola, la donna che non sente niente, che è tanto dura fuori come congelata dentro, e al bivio tra la solita triste banalità e la l’inaspettata vita, alla fine, sceglie quella. Più di tutti lo è, chiaramente, Donnie Tammaro: compagno invisibile e alunno modello della V Q, lui incarna quella voglia di rivoluzione, di ribellione e di lotta che ispira e spinge tutti a cambiare. Non importa che sia solo frutto dell’immaginazione di Giampuzzo Antimo: lui è il motore immobile, l’ispiratore e il pungolatore, il simbolo di quella sete di giustizia che gli adolescenti, eterni e non, hanno e che il più delle volte è ben giustificata.

L’happy end finale mi ha dato speranza e un senso di sollievo: in una storia così piena di giovani protagonisti non avrei sopportato lezioni tragiche; e lo ritengo una scelta nient’affatto banale, ma anzi sancisce quella rivoluzione sentimentale agognata da Zelda e che, se non del tutto realizzata, almeno è sulla via giusta per esserlo.

E il finale è che Napoli è divisa in parti tre, però non è che è proprio divisa, perché alla fine tutti quanti a Napoli sono uniti l’uno con l’altro, i santi e tutti quanti, come dice giustamente pure sto Walter, e, se si possono aiutare, si aiutano.

Viola Ardone, Una rivoluzione sentimentale, Salani, 2016

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