Viaggiando fra le ex colonie britanniche vissute da W.Somerset Maugham

09-30honoluluNOCI (Bari) - In questo appuntamento letterario di fine settembre con le recensioni letterarie di "Temperamente.it" cambiamo totalemente categoria. Oggi proponiamo sempre una recensione della collega Scattarella Azzurra di un testo del secolo scorso. Abbiamo infatti rovistato nella categoria di romanzi novecenteschi e subito ci ha colpito lo strano titolo dell'autore W. Somerset Maugham. 

 
"Honolulu e altri racconti" – W. Somerset Maugham
 
Potremmo mettere Honolulu di W. Somerset Maugham nello scaffale letteratura di viaggio, dato che tutti i racconti sono ambientati nelle ex colonie britanniche dell'estremo oriente, nel Borneo, in Malesia, nelle isole hawaiane; potremmo metterlo nel reparto dei romanzi storici, dato che Maugham descrive gli ultimi anni di vita di quelle colonie, popolate da un'aristocrazia dismessa, spesso rigida a rituali sorpassati (vedi Mr Warburton); e potremmo metterlo anche tra i gialli, dato che più racconti racchiudono un mistero che viene svelato soltanto alla fine. Nessuna classificazione riuscirà a rinchiuderlo del tutto, a meno che non si voglia vedere semplicemente il lampante parellelismo tra la fine di un mondo una volta fastoso, ma fotografato nel momento in cui è prossimo alla morte, e i comportamenti arzigogolati, i delitti celati, gli affascinanti, imprevedibili, drammi nascosti dei quali gli abitanti sono protagonisti sopraffini.

Lo stesso Maugham aveva una personalità multiforme, che si rifletteva sui suoi gusti sessuali come nelle scelte professionali, che lo videro medico oltre che collaboratore del ministro della difesa (leggere: spia), sceneggiatore e drammaturgo, e viandante tra il Vecchio e il Nuovo mondo, fino a giungere ovviamente in Oriente; Maugham guardava il mondo nelle sue mille sfacettature con un tono vagamente acre (alcuni direbbero cinico), scandagliando crimini, deliri e incesti senza problemi, dipingendo le sfumature emotive e le contraddizioni degli uomini senza mai scomporsi. "Ho incontrato troppi criminali in vita mia per poter pensare che siano peggiori di noi".

Ma queste sono parole a vuoto: le uniche parole da ascoltare sono quelle che ci racconta Gaze, capo della polizia a Tanah Merah, o farsi scortare ad Honolulu da Winter, sotto coperta dal capitano Butler, per sapere della sua bella fanciulla indigena; oppure cedere alla penosa Mrs Grange, che ansima dalla voglia di confessare perché è diventata una povera pazza, o sedersi al tavolo a giocare a bridge con i Cartwright, favolosa coppia ultra sessantenne, torbidamente unita ad un ricordo poco chiaro.

Magari alla fine non ve la sentireste neanche voi dichiamare Maugham al telefono per scambiarci quattro chiacchiere, come diceva proprio il giovane Holden a suo proposito, ma non potrete negare di aver viaggiato, nel tempo, nello spazio e nei contorti angoli della mente umana, e di averlo fatto con sommo piacere, cullati dal caldo vento esotico dell'estremo oriente e dalla voce suadente del suo autore.
Temperamente

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