La meravigliosa utilità del filo di piombo

temperamenteTemperamente - Paolo Nori è uno scrittore emiliano che spesso viene chiamato per fare dei discorsi. Spessissimo, su argomenti di cui lui non sa niente. La meravigliosa utilità del filo a piombo è un suo libro che raccoglie sei suoi mitici discorsi – ma anche una delle cose che conosceva il nonno di Paolo Nori, che era un operaio e il filo a piombo lo sapeva usare, ma che quando tornava a casa dopo lavoro passava ore a leggere.

Nori lo ricorda sul divano, che leggeva, in quella biblioteca che costituì la base delle sue letture, e si vedeva che il nonno aveva capito che attraverso i libri si vivevano altre vite e si scoprivano cose di cui non si sapeva nulla, e probabilmente questo è anche uno dei motivi che l'ha portato a diventare uno scrittore.

In realtà, Paolo Nori ha iniziato a scrivere relativamente tardi: prima ha lavorato in Algeria e in Iraq, poi voleva andare in America ma non gli hanno dato il visto, e invece quando ha fatto richiesta del visto per andare in Russia, gliel'hanno dato subito – e a quel tempo la Russia era la comunistissima U.R.S.S.. Il perché della Russia, della scelta di studiare lingua e letteratura, di andar lì con la propria macchina e starci un po' di tempo e poi fare il traduttore dal russo, Nori ce lo spiega ne "I bicchieri infrangibili", che è un discorso tenuto a Trento nel 2009 per la presentazione di un volume sugli scrittori della DDR – discorso che, in effetti, così a prima vista, non c'entra niente con la DDR. Ed ogni discorso/capitolo inizia così, con cose che non c'entrano nulla con quello di cui si doveva parlare, e si fa un giro lungo lungo attorno al tema, un giro divertente e bello, in cui tutta la verve comica e l'intelligenza curiosa di questo autore fuoriesce dirompente, tracciando collegamenti tra cose che in apparenza sono lontante km e km, e che, se portate un pochino di pazienza e ascoltate tutto il discorso, non solo poi ci arrivate al collegamento, ma vi siete anche divertiti da matti. E sicuramente Nori riesce in questi suoi meravigliosi voli pindarici perché sa bene che "per scrivere, per fare arte, in generale, più che sapere, è importante dimenticare, più che abbassare la testa a lavorare, è importante alzarla a guardar delle cose che di solito non guardiamo mai, che diam per scontate, e invece appena le guardiamo ci accorgiamo che non sono scontate per niente, perché l'arte, secondo me, il punto da cui viene, e quello che produce, ha veramente a che fare con lo stupore, ha la sua radice, io credo, in quel momento che il mondo ti prende di sorpresa", e con il suo stupore, la sua pazienza, il suo modo di scrivere così simile al parlare, spiega cose che facili, scontate e dimenticabili non lo sono per niente – e dopo aver letto "Noi e i governi" ne sarete stra convinti.

Una volta un editore ha visto un suo reading e gli ha detto "Tu sei un talento inesploso" e Nori ci ha pensato un po' su, concludendo che a lui non piacerebbe tanto esplodere, come talento. È anche uno che ha passato l'agosto a casa a finire il suo prossimo romanzo (che si chiamerà La banda del formaggio e parlerà di ladri, ma simpatici) e scrivere per lui è lavorare, quindi ha passato le vacanze a casa, a lavorare, come le persone normali – e al riguardo non si può non consigliare di leggere il suo diario su questo mese lavorativo tenuto sulle pagine del foglio e rintracciabile sul suo blog. Così come consigliare di assistere, se se ne ha la possibilità, a uno dei suoi strepitosi reading, e di leggere questo e altri suoi libri, che serviranno a non farlo esplodere, e va bene così.

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