Cronache di poveri amanti

temperamenteTemperamente - Immaginate di essere a teatro, e di fissare il palco davanti a voi. La scenografia è un vicolo corto e stretto, senza marciapiedi; nella realtà esso non è distante dal centro di una grande città, ma è come se ne fosse escluso. Piano stradale lastricato e, oltre alle case, una carbonaia, un albergo, una mascalcia. Il resto dell'attrezzatura scenica è scarno, servirà a rappresentare i pochissimi cambi di scena.

Non c'è un personaggio principale: è un'opera corale, e i protagonisti sono gli abitanti del vicolo appena descritto, che è Via del Corno, a Firenze. Tutto ciò che succede al di fuori di questo microcosmo ha un'importanza relativa, il narratore vi accenna appena. Eppure, non c'è nulla di angusto, di limitato in questo romanzo "teatrale": siamo in un periodo cruciale della storia d'Italia, e i grandi avvenimenti si riflettono con forza sui muri di Via del Corno. È il 1925, Mussolini in gennaio ha rivendicato la responsabilità del delitto Matteotti e ha di fatto trasformato il suo governo in una dittatura. Nelle strade imperversa la lotta fra lo squadrismo fascista e le ultime frange di opposizione, ormai ridotte alla clandestinità. Su questo sfondo si intersecano le vite degli abitanti di Via del Corno: Corrado, detto Maciste, padrone della mascalcia e fervente comunista, attivamente impegnato nell'opposizione alla dittatura; Ugo, che cerca di seguire le orme di Corrado, ma con difficoltà riesce a superare il proprio individualismo; Carlino e Osvaldo, due poveracci che cercano di far carriera in seno al partito fascista più per dare un significato qualunque alle proprie esistenze che per reale aderenza all'ideologia; il vecchio Nesi, che ha cancellato per sempre la purezza di Aurora, uno dei cosiddetti "angeli" di Via del Corno, sono solo alcuni dei personaggi le cui vite sono controllate a vista dalla Signora, ex prostituta, ricca e protettrice di giovani fanciulle con le quali ha un rapporto ambiguo e morboso.


Ognuna di queste figure, seppure parte di una vicenda collettiva, acquisisce uno spazio proprio, un timbro ben definito, e ne seguiamo le sorti con reale interesse e trasporto. Le loro vite sono quasi inscindibili, ciascuna, empaticamente, acquista senso nelle altre, e tutte sono improntate alla resistenza, alla fiducia nel futuro, alla possibilità di ricominciare anche dopo la tragedia, caratteri che fanno pensare più ad una proiezione dell'ideologia dell'autore che ad un ritratto fedele del tempo descritto: un'ideologia di esaltazione della vitalità popolare e della speranza di veder realizzata secondo determinati propositi l'imminente ricostruzione (il romanzo è di poco successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale). Il narratore onnisciente è distaccato, come si conviene ad una "cronaca", ma di volta in volta bonarietà o sarcasmo emergono soprattutto nelle descrizioni dei personaggi, dei loro atteggiamenti e dei tratti fisici, e il semplice racconto dei fatti lascia spesso spazio a punte di vero lirismo.

Cronache di poveri amanti è un racconto fortemente radicato nel contesto storico in cui è ambientato ma al tempo stesso capace di acquisire portata universale nella galleria di tipi umani che presenta, e che è di fatto il suo tratto distintivo. Un grande classico, forse un po' dimenticato, o perché altri romanzi di Pratolini lo hanno offuscato, o perché si è perso nel mare magnum racchiuso, e meglio costretto, sotto l'etichetta neorealista.

Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti, BUR, 430 pagg.

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