Dialoghi con Leucò

temperamenteTemperamente- «Mito è, nello stesso tempo, qualcosa di necessario e di impossibile»: questo, in poche e asciutte parole il senso intrinseco dei Dialoghi con Leucò, composti da Pavese fra il dicembre del 1945 e il marzo del 1947. Si tratta di una raccolta di brevi testi in cui a prendere la parola sono alcune tra le più note figure della mitologia greca. Quasi certamente, miei cari lettori, la prima domanda che verrebbe naturale porsi, qualora in una qualunque libreria il vostro sguardo si posasse sul suddetto libro, riguarda l'identità di Leucò: chi si cela dietro questo nome a tratti buffo a tratti curioso? Si tratta della ninfa Leucotea, protagonista di più d'un brano, che pare, in qualche modo, fare da guida allo scrittore nel fitto mondo dell'antichità.

Amore, amicizia, dolore, rimpianto, ricordo, destino, morte sono i temi affrontati dall'autore per raccontare l'interiorità dell'uomo, antico e moderno. Chi di voi non sarebbe attratto da un dialogo in cui le emozioni, le paure, i drammi individuali prendono forma e corpo attraverso le parole di dèi e poeti e indovini?La Nube, I ciechi, Schiuma d'onda, L'inconsolabile, I fuochi, Le streghe, Il mistero, Le Muse, Gli dèi sono solo alcuni fra i titoli, evocativi di realtà oniriche, da noi lontane eppure a noi vicine al punto di sfiorarci, toccare le nostre vite per condurle in altre realtà, dove a reggere il mondo è l'inesorabilità del fato. Dialoghi lirici, dal ritmo cadenzato, chiusi nella cornice del mito, quel mito che è sostrato culturale senza il quale per Pavese è impensabile parlare di sé, in quanto uomo e poeta. Difficile, se non impossibile, per ognuno di noi, attraversare i vari racconti senza subire il fascino di parole dal sapore antico, amori silenziosi, viaggi immaginari; allo stesso modo, difficile è dire con certezza quali e quanti dei personaggi coinvolti saprebbero farsi strada nelle nostre esistenze.

Ecco che, a poco a poco, qualcuno vedrà se stesso riflesso nella Nube, che alberga nel cielo inascoltata; qualcun altro ripenserà con nuovi occhi all'amicizia, dopo la lettura del dialogo fra Achille e Patroclo, incarnazione di una delle unioni più profonde giunteci dai poemi omerici; qualcun altro, ancora, troverà conforto alle sue pene d'amore nel tormento della poetessa Saffo, divisa fra passione e rassegnazione; qualcuno avvertirà la propria vicinanza a Tiresia, alla verità e durezza delle sue parole; qualcun altro si volterà con Orfeo a guardare Euridice svanire per sempre. Ciascuno di noi, lettori, percorrerà gli angoli più remoti del proprio 'io', guidato da voci intrise di mito e poesia, e fra esse distinguerà almeno queste parole, valide ora e sempre: «Noi giochiamo a sfiorare le cose, non fuggiamo. Mutiamo. Questo è il nostro desiderio e il destino».

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, Einaudi Tascabili, 2006

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