Come un colibrì

temperamente copiaTemperamente - «Tutti gli uccelli procedono in avanti, ne esiste solo uno al mondo che ha la capacità di fermarsi e andare indietro: il colibrì». Fermarsi e andare indietro: le parole chiave dell'incipit anticipano la storia di questo romanzo. Come un colibrì racconta un percorso a ritroso. A compierlo è Sandro, affettuoso padre di famiglia e marito innamorato, circondato da cari amici e dai suoi studenti liceali.

Sin da subito alcuni aspetti del suo carattere fanno sorridere: Sandro conquista il lettore per la sua goffaggine e il suo estro.

Poi arriva un sogno a scombussolare la serenità di una vita tranquilla. E arriva anche una lettera. Il casuale indugio nell'aprirla permette a Sandro uno scavo interiore che culmina proprio con la sorprendente scoperta del contenuto della missiva e del mittente: Claudio. Anzi, Claudio e Giumone. Gli amici d'infanzia chiedono a Sandro di tornare nella nativa Agnone con urgenza, e in un istante Sandro viene risucchiato nel vortice inatteso del passato.
Stop: come in un filmino, Sandro imposta il fermo immagine nella sua esistenza presente e comincia il suo viaggio nei ricordi, mentre attraversa l'Italia da Torino ad Agnone. Scopriamo così l'orfanotrofio, l'attesa vana di una vera famiglia, donna Rosaria e suor Leonarda, e poi Claudio e il suo amico immaginario Giumone, Terry, il signor Fiorigi, i suoi piccioni viaggiatori e la storia dei partigiani. Un'infanzia difficile, che la mente di Sandro ha volutamente accantonato dietro il velo della vita presente e che ha taciuto persino a sua moglie. La lettera costringe Sandro a tornare indietro, come il colibrì, e rivivere momenti belli e meno belli di quando era per tutti il piccolo Alessandro. Sarà proprio questa ricostruzione e il successivo incontro con il solitario Claudio a farlo scontrare violentemente con la realtà e a svegliarlo dall'apparenza delle cose, costringendolo poi a mettere in discussione tutte le certezze conquistate a fatica.

Questo romanzo fa bene all'anima: aiuta a lenire le ferite del passato che tutti nascondiamo da qualche parte, che sia sotto una manica o semplicemente dietro il velo scuro della memoria. La delicatezza e l'abilità narrativa con cui Alessio Pollutri affronta un argomento impegnativo come l'infanzia degli orfani e il fardello di sofferenza che si porta dietro mostra la sua grande maturità umana e stilistica, e sorprende scoprire che quello che si era supposto fosse un autore navigato in realtà ha solo ventott'anni (pur essendo già alla terza pubblicazione). Ciononostante, dimostra di conoscere molto bene i segreti della buona scrittura, ché la sua prosa, che rinnova curiosità e interesse, mi ha tenuta incollata alle sue pagine fino a tardi. C'è sempre tempo per le belle storie.

Alessio Pollutri, Come un colibrì, Edizioni il Ciliegio, 2014

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