La vita breve

temperamente copiaNOCI (Bari) - Analizzare le dinamiche che spingono uno scrittore a realizzare il suo capolavoro è un'operazione difficile e, per certi versi, priva di senso: bisogna prendere in considerazione insofferenze, solitudini, delusioni, un ricco retroscena che conduce l'artista sull'orlo di un abisso e lo spinge a ricercare la liberazione attraverso l'arte. La letteratura, in questo caso.

Non so chi o cosa abbia spinto Juan Carlos Onetti a concepire un'opera spiazzante e indecifrabile come La vita breve: il suo esilio nella grigia Buenos Aires di Perón, la depressione, un amore il cui ricordo diviene sempre più sfumato, come perso nella nebbia... Difficile dare una risposta. Sta di fatto che lo scrittore uruguaiano, nel 1950, regala alle stampe un libro enigmatico, intriso di poesia e retto da una prosa barocca e asfissiante, che ci conduce per mano negli abissi dell'essere umano. Dello stesso Onetti, per essere precisi.

La vita breve, romanzo fondatore rigorosamente occulto della moderna narrativa ispanoamericana, racconta una storia di noia (di aburrimiento) che si trasforma in catarsi; una catarsi che, ben presto, si rivela amara e paradossale. Juan María Brausen, impiegato dalla vita anonima, è oppresso dai debiti e dalla malattia della moglie Gertrudis. La sua esistenza gli appare insopportabile. Convinto dall'amico e ruffiano Stein a scrivere una sceneggiatura cinematografica, Brausen trova la salvezza attraverso la scrittura, rifugiandosi in mondi fittizi di sua invenzione. Tuttavia, la fuga nell'immaginario (il viaje a la ficción, come lo definisce Vargas Llosa) ha i suoi rischi; poco a poco, realtà e finzione si sovrappongono nella mente di Brausen, fino a fondersi in una delirante dimensione: la dimensione della letteratura, unica, irripetibile.

Salutato come un capolavoro, La vita breve ha conosciuto, in Italia, un lungo periodo di oblio che ha condotto alla sua riscoperta soltanto negli ultimi anni. Indubbiamente, è un peccato: anche se poco accessibile, Juan Carlos Onetti merita un posto d'onore nella letteratura del XX secolo per il talento con cui ha saputo unire le evidenti influenze europee e nordamericane (esistenzialismo, Faulkner...) con le nuove tendenze di una letteratura che, negli anni '40, stava vivendo il suo processo di maturazione e definitiva emancipazione dalla cultura occidentale. La vita breve è la sua opera più riuscita ed innovativa, un libro sulle derive della scrittura che richiede una lettura attenta e per niente passiva; una lettura che può condurre al naufragio, alla perdita del senso e alla sua incredibile ricostruzione. Nient'altro da aggiungere.

"Carichi del nostro immortale silenzio, avanziamo."

Juan Carlos Onetti , La vita breve, Einaudi, Torino, pp. 366

Altre recensioni su "Temperamente.it"

 

Temperamente

© RIPRODUZIONE RISERVATA